L’ULTIMO
PAESE CHE ESCE DALLA CRISI CHIUDA LA PORTA!
“L’implosione,
oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore
economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in
pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e
l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel
progetto degenerativo che, lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA,
come eccellenze genetiche”
Quella
che persistono a definire una crisi in realtà è la fine di un sistema.
Sviluppo, crescita, ricerca, sono le parole vuote di un ritornello dissonante e
fastidioso, che gli stessi autori non hanno più il coraggio di intonare. Oggi
non c'è più trippa per gatti. Il lavoro non paga e, quel che è peggio, ci abbrutisce
e ci incattivisce, rendendoci refrattari ai bisogni degli altri e sempre più
vulnerabili al dolore e alla malattia. Meglio restare chiusi in casa, fermi,
immobili, nella trepidante attesa della grande implosione. Così, non c'è più
niente da comprare, da consumare, niente su cui investire, niente da dire,
niente a cui credere e in cui sperare. Solo una grande e radicale riconversione
ecosostenibile che guarda ai valori di solidarietà del passato e basa la sua
economia sul lavoro della terra potrà restituirci la tranquillità economica, il
decoro e la dignità perduta. Comunque, l'ultimo Paese che esce dalla crisi,
chiuda la porta!!
“Il
carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni planetarie, paradossalmente,
proprio per colpa dell’aumentare della sua conoscenza tecnica. Una
distruttività che non si limita al presente, ma che è rivolta a un ipotetico
futuro. L’uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando
egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi, intensificando
verso l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo, egli allarga il
proprio Sé, su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su cui riversare
gli impulsi narcisistici. Si instaura così un altro rapporto simbiotico di
dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma quella ‘seconda
natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e lo proteggono” –
un quadro perfetto della nostra realtà”.
La
biblica mela che, in maniera subdola e seducente, il serpente demone, offre
alla coppia Adamo ed Eva, venendo meno, così, ad un patto verbale stipulato con
il loro Creatore, è la metafora inequivocabile dei nostri tempi.
Il
mondo moderno, è l’ovvio risultato della profanazione del mistero della vita,
sulle cui basi ha edificato il suo impero perverso fatto di menzogna,
contraffazione, paura e relativismo. Il mistero violato, è paradigma di
infedeltà verso l’impianto etico, e di vanesio narcisismo di un Ego corrotto
che, nell’incomprensione arbitraria del Disegno Divino e delle attenuanti
addotte, degenera, da peccato, in reato grave per alto tradimento.
Un
peccato dunque imperdonabile che, per la sua unicità e la straordinaria
gravità, ha contemplato una pena esemplare e senza sconti.
Gli
uomini di quest’epoca insensata, inariditi nell’animo e nello spirito e,
ammaliati dalle lusinghe di sirene indolenti, si sono prostrati, al pari di
idolatri, al cospetto di un Sistema Bestia, che sotto le sembianze del buon
samaritano cela, ad arte, la sua natura mefistofelica. Oggi la scienza arida e
opportunista, ha fatto scempio di ogni valore e principio etico, barattandoli e
mercificandoli in cambio di illusione e vane promesse e relegando l’umanità,
nel crepuscolo di un limbo gelatinoso, svuotando gli uomini da ogni loro
oggettiva e arbitraria responsabilità e prospettiva. Si, abbiamo scoperchiato
il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna, come uno
spettro, ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro.
La
politica è morta, ancora prima che assassinassero il presidente John F. Kennedy
e il fratello Bob, colpevoli di alto tradimento contro il potere del profitto
ad ogni costo e con ogni mezzo. Per tanto, credere ancora che la politica sia
in grado di riconvertire il bene in male, non solo è utopistico, ma è
indicativo di una totale assenza di consapevolezza e del più remoto senso della
realtà.
Il
nostro pianeta, oggi, pullula di “faccendieri e mercenari” (inquietanti
personaggi al soldo del potere), pronti a tutto pur di affermare e consolidare
l’originario, progetto di omologazione, di sfruttamento e di schiavitù messo a
punto dai vertici del Sistema Bestia.
Come
possiamo ingenuamente credere che, la nostra indignazione, il disprezzo e una
nuova classe politica, dunque, siano in grado di estirpare questo tumore le cui
metastasi hanno da tempo fagocitato i gangli vitali delle nostre società’? Come
possono i nostri ideali consunti, contrastare la portata di fuoco di un Sistema
perverso che può contare, in tutto e per tutto, sull’appoggio incondizionato
della parte più marcia, corrotta e potente del capitalismo liberticida?
Al
punto in cui siamo, è tecnicamente impensabile un qualsiasi cambiamento. Il
mondo andrebbe totalmente resettato.
Afferma
Predrag Matvejevic, emerito scrittore bosniaco: “Chi poteva immaginare, solo un
decina di anni addietro, che il cosiddetto capitalismo finanziario avrebbe
messo in pericolo l’esistenza del capitalismo stesso? Che avrebbe messo così a
nudo le sue contraddizioni?”
Io che
inverosimilmente sono accusato di avere delle certezze, fra i pochi, in questa
fetida palude di relativismo generalizzato, non solo me lo ero immaginato, ma
ne ero amaramente consapevole da decenni. Scrissi a proposito su tale questione
un’opera Rock teatrale che in seguito divenne un vinile (L’acqua purificatrice
(Il compenso) 1977 – durium) e un paio di saggi che mi costarono la qualifica
di “novello catastrofista ante litteram”.
Tutti
questi geni della finanza, dell’economia, dell’ecologia, della sociologia,
dell’antropologia e della letteratura, piegati dal peso, di mille onorificenze
e narcotizzati da profitti stellari, arrivano alla vigilia della catastrofe,
chiedendosi, con la meraviglia di un bambino, “chi poteva immaginare!!”
Io, un
semplice compositore e contadino non solo lo avevo immaginato (confortato dalla
condivisione di pochi altri “catastrofisti” dileggiati e derisi dall’ottusità
generale e da un ipocrita qualunquismo), ma era per me un dato certo, risultato
della stringente logica del “due più due fa quattro”.
Trovo,
a dir poco singolare la meraviglia del prof. Predrag Matvejevic, definito una
delle voci più alte e più lucide della nostra Europa quando, già da oltre un
trentennio si avvertivano gli scricchiolii sempre più ricorrenti di un Sistema
che aveva edificato il suo progetto perverso sulle sabbie mobili del mero
consumismo, umiliando il risparmio del cittadino, demonizzato al pari di
un’eresia.
Il,
“chi poteva immaginare” di Predrag Matvejevic, è una grave lacuna socio
culturale e storica che non può essere liquidata (vista l’autorevolezza del
dicitore), come un pasticcio espositivo.
Quando
un progetto biologico naturale, che si è evoluto in milioni di anni in virtù di
logiche e regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il
progetto stesso), ad un certo punto e a una velocità impressionante, sviluppa
una realtà ipertrofica diametralmente opposta (per modalità, finalità e
motivazioni) al progetto originario, possiamo dichiarare, senza ombra di
dubbio, che siamo in presenza di un tumore.
Le
moderne società occidentali, rappresentano, per il nostro pianeta, questo
tumore.
Le sue
metastasi hanno intaccato irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (la
terra e la società), oramai in coma irreversibile.
Per
comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a
qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era
sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità
delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli. Era
evidente, anche ai più recalcitranti detrattori, il degrado ambientale
innescato dalla deriva etica e di valori del capitalismo liberticida, sulla
quale, lo stesso, aveva investito ogni sforzo e risorsa pur di attuare il suo
piano mefistofelico di omologazione e di schiavitù psicologica. Bastava
guardare la sempre più becera televisione commerciale di allora alla quale, in
seguito, si sono poi (allineate per concorrere al peggio), le tre reti
nazionali; pubblicità ingannevole, mistificazione della realtà, la
contraffazione e la menzogna assurta a regola relazionale. Non bastava forse
tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione generale e una
autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”? Tutto è scivolato
via, sopra tutto e tutti e, le mie infinite lettere e oggi mail di denuncia,
miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del complottismo catastrofista.
L’implosione,
oramai imminente, del capitalismo non è relativa ad un fattore
economico-finanziario che, come sostiene il prof. Matvejevic, “mette in pericolo
la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla concatenazione e l’interazione di
fattori destabilizzanti e ipertrofici, endemici a quel progetto degenerativo
che, lo stesso capital-liberismo condivide nel suo DNA, come eccellenze
genetiche.
“Chi
avrebbe messo così a nudo le contraddizioni del capitalismo??”, continua
Matvejevic, sempre più attonito e “di meraviglia sconcertato”!!
Come
racconteremo ai nostri figli, di tanto stupore?
Gianni
Tirelli
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