LE PERVERSIONI DEL
LIBERISMO
“Il bello deve
ancora venire; quando, questo subdolo liberismo, muterà (come sta mutando) in
relativismo reale. La catastrofe che innescherà, farà apparire come acqua
fresca, il piano di sterminio (soluzione finale) perpetrato del
nazional/socialismo”
Ho visto il culmine
della modernità in un aratro trainato da buoi. Un capolavoro di ingegneria
meccanica, in una grande ruota di legno spinta dalla forza dell’acqua che, a
sua volta, tramite un ingegnoso meccanismo di ruote dentate, riusciva a far
girare una seconda ruota di pietra su se stessa che, con la pressione del suo
peso, polverizzava i piccoli chicchi di grano trasformandoli in farina. In una
canna di bambù, con un sottile e resistente filo di seta ben legato alla sua estremità
e un piccolo ferro ricurvo al capo opposto del filo, un capolavoro di tecnica,
di logica e funzionalità.
Il progresso nel suo
autentico significato etimologico migliora la condizione dell’uomo e del suo
habitat e non contempla alcuna controindicazione, effetto collaterale e
pericolosa interazione. Tutto questo è il risultato di un atteggiamento etico,
connaturato nell’essere umano fin dall’alba dei tempi e in ogni forma vivente
grande o piccola, visibile o eterea - condicio sine qua non, nulla potrebbe
esistere.
Il progresso, per
definizione, è un’estensione della felicità e il conseguimento di risultati,
conformi ai reali bisogni dell’individuo e dei suoi insindacabili diritti - ma
la montagna di merda che oggi sommerge le nostre società (per brevità chiamate
civili), é l’insindacabile prova del nove della contraffazione della realtà e
di mistificazione della verità.
Pertanto, definire
l’attuale condizione, il risultato dell’evoluzione umana e del progresso, è una
bestialità - un fottuta menzogna ripetuta cosi tante volte da essere
trasfigurata in verità.
Una diabolica opera
di omologazione “culturale” che ha ingannato anche le menti più raffinate e
profonde e i cuori più fedeli e puri. Una sorta di maledizione globale che ha
avuto inizio con quella “cosa” definita “rivoluzione industriale” ma che più
propriamente io definirei degenerazione, che nel nazi-fascismo ha espresso
tutta la sua potenzialità distruttiva, maligna, più evidente.
Oggi, le sue
metastasi, mascherate da “benessere e sviluppo”, si sono riprodotte
all’infinito, convogliando in un progetto delirante, subdolo e inquietante, che
ha preso il nome di liberismo.
Ma il liberismo non
è ancora l’ultimo atto della tragedia post-industriale! Il bello deve ancora
venire: quando, questo liberismo muterà (come sta mutando) in relativismo
reale. La catastrofe che innescherà, farà apparire come acqua fresca, il piano
di sterminio (soluzione finale) perpetrato del nazional/socialismo.
Gianni Tirelli
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