BERLUSCONI - EROE DI UNA RESISTENZA FORZATA !
“Tutto in questo paese è carissimo, tranne
la dignità! Diversamente da tutto il resto, la si può acquistare a prezzi di
saldo”
“Io non mollo, io non mollo, io non mollo!!” Sembrerebbe
l’ultimo disperato grido di un giovane partigiano braccato dai fascisti a
difesa del suo appostamento che, in nome degli ideali di libertà e giustizia,
mette a rischio la propria vita, per tenere fede a quel giuramento d’onore e a
quel sentimento di amor patrio incondizionato, che hanno caratterizzato le
ragioni di una tale scelta. In realtà e diversamente, è il ritornello
monotematico di un vecchio codardo vizioso, arroccato nel suo prestigioso
fortilizio in compagnia dei cortigiani che, al fine di salvaguardare privilegi
e impunità, a messo sotto scacco un intero paese. La gravità dei suoi
comportamenti, rientra nella sfera dell’eccezzionalità per sconfinare ben oltre
ogni ragionevole limite della decenza umana - anche per un qualsiasi normale
cittadino. La componente maligna, in questo soggetto, è preponderante e, per
tanto, è inpensabile, aspettarsi un qualsiasi mea culta, tardivo sentimento di
vergogna, o passo indietro. Nessuno potrà mai convincerlo a rivedere le sue
posizioni o a scendere a patti con i suoi detrattori in funzione del bene
comune! Statisticamente impossibile!!
Questi strani individui (culturalmente da sempre relegati
ai margini della società), vivono dentro un conflitto dissociativo fra la
realtà (che non percepiscono mai nella sua interezza), e una visione antropocentrica
(copernicana) del proprio ego che, come un sole, condiziona e prevale su ogni
altro fattore o elemento esterno – acclarata inoltre da una serie infinita, di
inossidabili e radicate convinzioni che ne legittimano ogni conseguente scelta
e comportamento. Il fatto che menta in continuazione e in maniera così
spudorata a tal punto, da rientrare in una consolidata pratica relazionale, la
dice lunga sul profilo psicopatologico di un tale personaggio che, nonostante l’evidenza e la realtà
dei fatti, persiste diavolescamente, a riconfermare le sue tesi originarie. Il
prezzo che dovrà pagare in ragione di tali atteggiamenti, sarà (secondo la
regola e logica del giusto compenso), non solo proporzionale alla loro entità,
ma mille volte più onerosi. La fine catastrofica di quest’uomo, dunque, non si
limita alle sue dimissioni da presidente del Consiglio e al congiunto scacco
morale di fronte agli italiani e al mondo intero, ma travolgerà nella sua
disfatta umana, tutto quell’impero di carta straccia sul quale aveva fondato la
sua credibilità e il suo effimero potere. Verrebbe da dire che tutta la farina
del diavolo (nello specifico, “piccolo”) finisce sempre in crusca.
Questo essere spregevole e ributtante sotto ogni aspetto,
che sia morale, estetico e umano, ha ingessato l’Italia per quasi un ventennio,
facendola precipitare dentro una deriva morale, etica e sociale senza
precedenti, mentre, le lacrime e la dignità dei disoccupati si mescolano
vergognosamente e incredibilmente, con il tanfo di postribolo che trasuda da
questa esecrabile maggioranza.
Per questa tipologia di soggetti, potere rubare,
truffare, mercificare, colludere, raggirare, ricattare e inquinare, è
estremamente limitante. Loro vorrebbero che tutto ciò fosse sancito come
diritto costituzionale.
Silvio Berlusconi, raggiunge il culmine del suo
vaneggiamento ed esaltazione, nella pubblica ostentazione delle sue prodezze
sessuali, certo di impressionare gli astanti e i convitati che, per amor di
sudditanza, plaudono a comando. Del resto, quale donna normale si concederebbe
alle brame di un tale esemplare, senza prima avere represso la rivoltanza e il
disgusto iniziale e, anticipatamente, incassato un congruo compenso a ragione
di un tale sacrificio? La cosa che
sconcerta e fa rabbrividire, è la convinzione diabolica di questi personaggi,
di potere dare ad ogni cosa e persona un prezzo, pretendendola in forma
imperativa a fronte di una somma di denaro e usando il potere come strumento di
intimidazione e coercizione. La portata diseducatrice ascrivibile a tali
comportamenti (e perdurata nell’arco di un ventennio), ha prodotto forme di
emulazione fra i giovani più indifesi, esimendoli da ogni responsabilità
oggettiva e senso della legalità.
I danni di varia natura prodotti da questo signore,
all’Italia e agli italiani, sono incalcolabili e solo dopo la sua dipartita
potremo avere un’idea chiara ed esustiva della loro portata.
Soffermandomi per un attimo sul contenuto di questa mia
nota, ho come l’impressione di descrivere la storia di una volgare, equivoca e
sporca faccenda famigliare, ambientata nel torbido di una favela di Caracas
dove, la quotidianità, è scandita dal turpiloquio gridato di trafficanti di
droga, e il contrattare di povere prostitute in ragione di un prezzo più
congruo. Un’aria di intimidazione, di tradimento, di ricatto, raggiro e
minacce, si mescolano all’odore acre di bordello, di fogna e di miseria morale
che trasuda da ogni baracca e camminamento. Capisco del resto, che il parallelo
con il casato berlusconiano, non rende giustizia ai motivi di tanto degrado
morale e materiale, essendo lo stesso il risultato dell’abuso di potere,
dell’arroganza e dell’ingordigia della peggiore feccia umana alla guida di un
paese civile – il frutto velenoso di un sincretismo demoniaco, partorito dalla
convergenza ideologica fra potere politico, economico e mediatico e che vede,
in Silvio Berlusconi, il suo autorevole fautore.
Volersi dunque cimentare nell'esercizio volto a
comprendere i motivi che determinano i comportamenti del nostro Primo Ministro,
non solo é mortificante per la psicologia e la psichiatria, ma offensivo per la
stessa verità. E' semplicemente la storia di un ricco cretino dove, la
casualità, e alcune circostanze concomitanti e convergenti, hanno
misteriosamente fatto si che, una tale ed estrema anomalia, potesse
verificarsi; non c'é assolutamente nulla di particolarmente criptico.
Quest’uomo è stato il cretino giusto, in un momento di cretinismo generale.
Cosa resterà ai posteri di un tale esemplare umano? Un
monumento al centro di una piazza, un busto bronzeo a Palazzo Madama, il nome
in calce ad una via del centro, o cos’altro? No! Niente di tutto questo! Solo
l’imbarazzante insegna di un bordello di lusso, nella città di Rosario patria
natia di Ernesto Che Guevara, a memoria del fallimento umano, morale e politico
di un uomo che si è perso dentro il vaneggiamento vanesio di un potere rubato.
Un uomo triste, solo, che nella luce soffusa della sua alcova, si appresta a
calare il sipario sull’ultimo atto di una commedia, tragica e grottesca, fra i
glutei in affitto di una giovincella depravata, nella spasmodica ricerca, di
quell’orgasmo tradito che sancirà, per sempre, la sua sconfitta umana e morale.
Gianni Tirelli
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