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(2011-11-01)
(2011-11-01)
Come leggere la lettera di Montezemolo a Berlusconi.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE OCCUPARSI DI QUESTA LETTERA?
Perché è un esempio del linguaggio che il Vero Potere usa per dominarci con l’inganno. Dobbiamo imparare a leggere fra le loro righe.
A CHI E’ RIVOLTA?
All’alta finanza europea e internazionale. E’ una candidatura del Montezemolo che suona così: “Io sono l’uomo dei mercati, al vostro servizio. Leggete la mia retorica, e apprezzate il modo in cui so elencare le vostre esigenze socialmente criminose bilanciandole col necessario fumo negli occhi ai cittadini”. L’unica persona a cui di certo non si rivolge è Silvio Berlusconi.
ELENCA IL FUMO NEGLI OCCHI.
Montezemolo dice che “la politica e le istituzioni devono mettere mano ai loro stessi costi”. La politica costa a ogni famiglia italiana, secondo Confcommercio, 350 Euro all’anno. La crisi finanziaria cucinata dalle elite di cui il Cordero è membro e sostenitore, ci è costata, secondo la Banca d’Italia, 20.000 euro per famiglia, come ricchezza nazionale perduta. Mettere mano alla politica ci fa risparmiare due o tre miliardi di Euro all’anno, che nei bilanci di uno Stato sono il resto del caffè. Per dare una proporzione di cosa sia un bilancio dello Stato, sappiate che l’Italia il prossimo anno dovrà trovare 300 miliardi di Euro per le scadenze sui titoli di Stato. Trecento miliardi solo per quella voce, poi c’è tutto il resto. Ok, abbasso la Casta!, così saranno 297 i miliardi da trovare.
Cordero: “… abolire il novanta per cento delle provincie”, senza dirci però dove finisce il reddito di tutte le famiglie dei dipendenti che andranno a spasso, senza dirci chi e dove li si ricicla. E soprattutto senza dirci che il motivo per cui lo Stato oggi non può permettersi di pagare stipendi a chi lavora nelle Province non è che esse ci costano troppo, ma è che lo Stato non ha più una sua moneta con cui pagare senza problemi quegli stipendi, che crucialmente continuerebbero a creare economia quando quei dipendenti li spendono. Cordero non ci dice, ancora, che danno causerà alla domanda aggregata (domanda aggregata = i consumi che creano economia e altri stipendi) far sparire dall’Italia tutti quei redditi. Ma non è lui che ha a cuore proprio la domanda aggregata, cioè la crescita italiana?
Poi: “Non possiamo più permetterci di avere un fisco che premia rendite e patrimoni”. Giusto, non fosse che poche parole dopo ecco come Cordero dipinge un fisco efficace: “Occorre reperire risorse da destinare all'abbattimento delle aliquote su lavoratori e imprese”, sì, e quindi? “Con l'introduzione di una imposta permanente sulle grandi fortune e l'abolizione degli incentivi alle imprese si potrebbe tagliare in maniera radicale l'Irap”. Che è come dire che tassando di non si sa quanto (già, di quanto?) i pochi grandi patrimoni italiani, ma tassando indirettamente anche la tantissime piccole e medie imprese italiane si può diminuire un’altra tassa sulle stesse imprese. A parte l’intontimento del giro ‘ti tolgo tassando-ti rimetto non tassando’, non ci vuole un matematico per capire quanti pochi siano i Bill Gates italiani a fronte di quanto numerose sono le nostre imprese, per cui indovinate da chi verrà la massa del prelievo di denaro? Ma Luca Cordero si ripete: “Vincolando per legge i proventi della lotta all'evasione alla diminuzione dell'Irpef, ad iniziare dai redditi medi e bassi, si creerebbero le condizioni per un positivo conflitto di interessi tra chi paga e chi evade”. Sempre più fumo: tassare non è altro che addebitare i conti correnti del settore privato di cittadini e aziende, per cui anche qui si usano addebiti di conti correnti (le maggiori tasse incassate dalla lotta all’evasione) per accreditare gli stessi conti correnti (diminuzione Irpef). A livello aggregato la nostra ricchezza di cittadini non fa distinzione fra persona fisica e azienda, perché è l’azienda che paga lo stipendio alla persona, e qui di nuovo si toglie e si rimette, in un giro senza senso.
Ancora Cordero: “Questi cinque provvedimenti, se attuati simultaneamente e accompagnati da un grande piano di rilancio dell'immagine internazionale dell'Italia, rappresenterebbero un valido argine alla speculazione, ridarebbero una prospettiva”. Gli unici motivi per cui la speculazione attacca l’Italia sono due e non hanno nulla a che fare con qualsiasi rimedio dell’ultima ora o con l’immagine del nostro Paese. Essi sono: che esistono vuoti normativi immensi che permettono le selvagge speculazioni degli investitori contro interi Stati; e soprattutto che l’Italia, come tutti i 17 Paesi dell’Euro, soffre di una debolezza catastrofica per via della sua totale dipendenza dai capitali privati per ottenere moneta. Infatti nessuno Stato dell’Eurozona può emettere Euro e devono elemosinarlo dai capitali privati prima di spenderli. I mercati sanno benissimo che questa condizione significa che gli Stati dell’Euro sono sempre a rischio di insolvenza, visto che non possono appunto emettere il denaro al bisogno per onorare i propri debiti, ma devono affannosamente trovarlo. Da qui le speculazioni contro quelli più indebitati, ma che via via si allargheranno anche a Germania e Francia.
Fine capitolo fumo negli occhi.
ELENCA LE ESIGENZE SOCIALMENTE CRIMINOSE DELLE ELITE NASCOSTE NEL TESTO.
Mica tanto nascoste. Montezemolo: “Bisogna intervenire subito sulle pensioni, abolendo quelle di anzianità e passando ad un sistema interamente contributivo. Una parte consistente dei proventi generati andranno utilizzati per investire in un welfare dedicato ai giovani e alle donne”. Il concetto micidiale qui è il ribadire sempre che le risorse per cose vitali come il futuro dei nostri giovani e delle donne vanno reperite dissanguando redditi di cittadini; e NON, come sarebbe giusto, permettendo allo Stato democratico di esercitare le sue prerogative di creazione di ricchezza per i cittadini attraverso la sua spesa sovrana con moneta sovrana (si legga Il Più Grande Crimine). Le conseguenze sociali di questi dogmi di eliminazione dello Stato e di tassazione indiretta (come sarebbe eliminare alcuni redditi da pensioni o diminuirli) per reperire le risorse di cui abbiamo diritto, sono ignobili. Infatti sono questi i dogmi che da almeno 35 anni stanno depredando la ricchezza comune ad esclusivo profitto di elite miliardarie. E sono anche la fonte prima della crisi economica che ci sta travolgendo.
Montezemolo: “Per esperienza diretta so quanto rapidamente la liberalizzazione di un settore può dare impulso a investimenti e occupazione e quanto però siano forti le resistenze della politica per mantenerne il controllo”. Questa è una menzogna che mira all’esatto opposto: creare finta concorrenza e licenziare in massa. Infatti i maggiori investitori finiscono poi con l’acquisire pian piano le concorrenti minori ricreando pochi monopoli, come nel ramo della telefonia. In secondo luogo, la legge ‘divina’ delle liberalizzazioni è imporre una produttività sfrenata ai dipendenti (cioè 10 persone al lavoro fanno il lavoro di 15 o 20) che porta a minore necessità di assumere; poi, la necessità degli investitori in questi servizi liberalizzati è di ottimizzare il denaro investito, che deve rendere più di quanto accadrebbe se fosse investito altrove. Se ciò non accade, il differenziale perduto viene recuperato dall’investitore tagliando proprio stipendi e assunzioni, e aumentando le tariffe ai cittadini. Infine la chimera degli investimenti che dovrebbero arrivare: quelli iniziali saranno rinnovati solo se c’è aspettativa di crescita (cioè di far profitti), e in caso contrario gli investitori destineranno i loro soldi alla finanza speculativa che rende spesso di più (cosa accaduta in massa già in anni recenti). Quindi illudere masse di disperati, di giovani, di disoccupati o sottoccupati con menzogne consapevoli di questa posta, e per il profitto delle elite, è criminoso
Cordero cita poi la più classica delle frodi contro il bene comune, come era scontato: “E poi varando una "patrimoniale sullo Stato", una vendita massiccia di cespiti pubblici che vada ben oltre quanto attualmente prospettato dal governo”. Le privatizzazioni, cioè ancor più svendita di beni comuni alle elite con i danni sociali ed economici gravissimi che vi invito a leggere a pagina 65 de Il Più Grande Crimine (troppo lunghi da elencare qui).
Montezemolo scrive ora di lavoro e sono note tragiche: “Non possiamo chiedere più flessibilità in uscita senza affrontare il problema del precariato permanente e la riforma degli ammortizzatori sociali”. Qui viene chiamata in causa le spesa dello Stato (ammortizzatori) ma attenzione: NON quella che produrrebbe posti di lavoro e che le elite detestano, ma solo quella che tappa i buchi della devastazione del lavoro voluta dalle elite medesime. Cioè: lo Stato non tuteli i cittadini dandogli occupazione, ma rimedi diligente ai danni dei criminali privati con gli ammortizzatori sociali. Cordero continua affrontando il tema dei licenziamenti che le elite esigono, in particolare la richiesta che da oggi si possano licenziare anche dipendenti a tempo indeterminato e per motivi di crisi economica (quella che le elite stesse creano, fra l’altro).
Dice Cordero: “La proposta Ichino è del tutto condivisibile e attuabile”. Ichino è un esperto di lavoro che ha proposto questo: “Trasferire i lavoratori dalle aziende che non possono più valorizzare il loro lavoro a quelle che hanno bisogno di loro, garantendo loro la continuità del reddito, una assistenza intensiva e un investimento sulla loro professionalità nel passaggio dalla vecchia occupazione alla nuova”. Cioè mantenere lo stipendio, il tempo indeterminato, ma saltare altrove a lavorare, dove qualcuno investirà su di te. Ma le aziende valorizzeranno i nuovi venuti? E con che costi? Già sono con l’acqua alla gola, e troveranno tempo e denaro per ‘valorizzare’ il nuovo venuto? Soprattutto: a fronte di licenziamenti in massa dovuti alla crescente implosione economica, a fronte di una caduta a domino delle vendite e quindi della produzione, dove si troveranno tutte queste aziende floride in grado di assorbire orde di disoccupati? Al contrario, qui si profila la solita chimera per tenere a bada le opinioni pubbliche a fronte di futuri licenziamenti a raffica che rimarranno a galleggiare nel limbo con il solito Stato che dovrà intervenire a rimediare il caos con spese inutili. Ichino aggiunge: “In sostanza si tratta di questo: un codice del lavoro semplificato, composto di 70 articoli molto chiari e facilmente traducibili in inglese (perché tutto questo è destinato ai soliti investitori e non all’Italia, nda), … L’idea è che per la parte relativa ai licenziamenti si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, che si costituiranno da qui in avanti. La nuova disciplina si può sintetizzare così: tutti a tempo indeterminato (tranne, ovviamente, i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee, ecc.), a tutti le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile”. Ma si rendono conto questi tecnocrati che vengono da Marte cosa comporti per un lavoratore fare salti del genere? Quanti chilometri in più dovrà guidare? Chi rimborsa i costi e il tempo? Quaranta minuti di auto in più possono essere gli unici 40 minuti che quell’uomo aveva per suo figlio la sera, o per la madre invalida, o per parlare alla moglie. Così non è vivere, è un inferno di ansia da lavoro. Si rendono conto Ichino e Montezemolo che tutto questo castello sono fregnacce nel contesto di una crisi economica globale in crescita drammatica che metterà anche le aziende più floride nelle condizioni di non assumere nessuno? Ma perché si deve sopportare questo solo perché le elite non vogliono che sia lo Stato a creare lavoro dove uno vive, a stipendi di dignità e con formazione continua? (si veda il programma di Pieno Impiego della scuola economica USA Modern Money Theory, a pag. 26 de Il Più Grande Crimine). Ichino ancora: “E a chi perde il posto una garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità”. Di nuovo lo Stato che interviene solo per spesa passiva, tappabuchi, per togliere le castagne dal fuoco alle elite. E chi altro?
Il fatto disgustoso è che questi tecnocrati sanno benissimo che le loro proposte sono da una parte aria fritta e dall’altra devastanti, e noi dobbiamo sapere che il linguaggio in codice che si nasconde dietro ad esse è sempre e solo questo: “Signori investitori padroni del Paese, noi siamo quelli dalla vostra parte, tenetelo in considerazione per i prossimi incarichi in politica, accademia, e finanza”.
Di nuovo ci si chieda: ma perché dobbiamo soffrire tutto questo solo per il desiderio di una elite minuscola di nasconderci il potere di creazione di ricchezza e tutele per i cittadini da parte di uno Stato con moneta sovrana moderna?
Barnard: perderemo tutto, la Bce vuole il nostro sangue
La lettera che il governo Berlusconi ha consegnato all’Unione Europea significa una sola cosa: «Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati». Dopo un lungo silenzio, Paolo Barnard torna a farsi sentire attraverso il suo dirompentesito web, dal quale lanciò “Il più grande crimine”, saggio sulfureo sulle vere cause dell’attuale crisi: la resa della politica ai predoni della finanza mondiale, attraverso un’inesorabile processo di privatizzazione perfezionato negli anni ’80 da Reagan e dalla Thatcher con la complicità di Kohl e Mitterrand e sviluppato in Italia da uomini come Ciampi e Prodi, fino al capolavoro assoluto: un’Unione Europea non democratica, retta da una Commissione di non-eletti e incentrata sull’euro, moneta comune ma privata, che la Bce “presta” agli Stati membri ad elevato tasso d’interesse.
«Non abbiamo più alcuna sovranità politica», dice Barnard, a causa di convenzioni europee come il Trattato di Lisbona, «che ci impongono regole decise da tecnocrati pro-business non eletti», e siamo ridotti a non disporre più di alcuna sovranità finanziaria, «visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito». In altre parole, quello che ci tocca fare è «solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri». Ma attenzione, avverte Barnard: la lettera che il governo italiano ha consegnato a Bruxelles non è destinata all’Unione Europea, bensì ai veri padroni del mondo: vale a dire «gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini».
E chi sono i poteri che “ricattano” 60 milioni di italiani? «Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri, banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo». Fanno pressione in modo ormai scoperto: «Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo: se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza; se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne “Il Più Grande Crimine”», dirompente inchiesta che – facendo nomi e cognomi – con l’aiuto di prestigiosi economisti, soprattutto americani, ricostruisce il lungo processo col quale oggi facciamo i conti: la storica “riscossa” dell’antica élite monarchica e terriera, colpita nel ‘900 dal progresso planetario delle democrazie popolari (lavoro, diritti, welfare) e pronta oggi a “riprendersi tutto” grazie alla micidiale leva dell’alta finanza, a cui gli Stati si sono arresi, come dimostra la drammatica vertenza Italia-Bce.
Chi ha scritto quell’impegnativa nella quale il nostro paese promette di cedere al diktat della Banca centrale europea? La lettera non è stata certamente vergata da Berlusconi, «che non ha potere alcuno in questa storia», scrive Barnard. «E’ stata scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella Ue, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi». Per l’autore de “Il più grande crimine”, storico collaboratore di Santoro e poi tra i fondatori di “Report” con Milena Gabanelli, in questo caso «il governo non aveva scelta: o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva». Dal momento in cui si è tolto allo Stato il potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, sostiene Barnard, questo potere è passato nelle mani esclusive degli investitori: «Quindi ci possiedono al 100%. Punto».
Cosa cercano gli investitori finanziari in quel testo? «Lo leggono rapidi, saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli». Primo: regole per strangolare ulteriormente la spesa dello Stato per i cittadini. Secondo: regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi. «A patto che questi due capitoli siano soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze». E li hanno trovati, quei due capitoli-capestro, nel testo consegnato a Bruxelles? Purtroppo sì, risponde Barnard. Il piano procede, ed è contro di noi in ogni aspetto della spesa sociale: salari, pensioni, tasse, spesa pubblica, licenziamenti facili, lavoro ancora più precario.
Capitolo “strangolare la spesa dello Stato per i cittadini”: primo, in Italia si renderà effettiva – con meccanismi sanzionatori – la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali: li si metterà in cassa integrazione con abbassamento complessivo dei salari. Poi compare la riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato («l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende»). Terzo, l’innalzamento dell’età pensionabile: e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione («come chiesto nel 2010 da due lobby finanziarie europee, la Ert e la Be»). Quarto: se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, «quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo». Quinto: «I risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato non potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini».
Poi c’è il capitolo “favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi”. In Italia si introducono i prestiti d’onore agli studenti: ovvero, come «incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano». Secondo punto: ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. «Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti». Terzo: più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, «che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali». Quarto aspetto, le privatizzazioni statali in accelerazione: «Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali», alla faccia dei referendum di giugno: ribadito il settore acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. «Il Comune non potrà affidare un servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati», mentre le Regioni «dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali». E infine, la Costituzione: «Sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno)».
Abbiamo accontentato i nuovi “padroni veri” dell’Italia? Macché. «Le misure sono state giudicate insufficienti», osserva Barnard. «Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente thatcheriano, prodiano, adreattiano o dalemiano: non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati». Risultato: «I mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine».
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