IL VANGELO SECONDO VITTORIO
Vittorio Sgarbi litiga al funerale di don
Verzè: “Erano i ragazzini a farsi toccare da don Gelmini”. E continua: “ Don
Verzé ha fatto solo del bene e chi cerca di screditarlo, è un delinquente”.
Questo in sintesi!!
Ribattere a tali indegne e infamanti
affermazioni mortificherebbe la verità, disonorando la sua vocazione e
sparigliando la realtà dei fatti.
Questo abietto esemplare umano, servo fra i
servi, non perde occasione per speculare su ogni situazione, per lenire le sue
periodiche crisi di astinenza da video dal quale è totalmente dipendente, come
un tossico verso l’eroina.
Con tali affermazioni intende
giustificare/legittimare la sua presenza, al funerale di un delinquente,
apostata e pervertito e su tale base, affermare il suo pensiero, come unico, e
alternativo ad ogni altra considerazione che attinga le sue ragioni da
incontrovertibili dati di fatto.
La visibilità di questo moderno parassita
che ha fatto dell’impostura e della contraffazione della realtà la sua primaria
fonte di introito e sostentamento, questa visibilità, dicevo, non è
accertata/accreditata sulla base di una sua particolare capacità, specifica
competenza o valore, ma dalla reazione di rabbia, sdegno e di disprezzo indotte
dai suoi comportamenti isterici e psicopatoidi.
Cosa ci faceva Lui al funerale di un
criminale, non che padre spirituale del Nano malefico dal quale ha appreso
l’arte dell’impostura e la tecnica a delincuere?
“Dimmi con chi vai e ti dirò
che sei”!!!
Vittorio Sgarbi, questo vecchio bavoso
impotente, pervaso da un narcisismo transessuale e trasfigurato in macchietta
da un mostruoso Ego demente, punta il dito contro dei bambini (che immagina
figli di Satana) accusandoli di avere indotto l’innocente don Gelmini in
peccato mortale (e per tanto imperdonabile), seducendolo con le loro arti
diaboliche. !!!
“È inevitabile che avvengano scandali, ma
guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una
pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di
questi piccoli” Dal Vangelo secondo Luca 17,1-6 – Ma dal Vangelo secondo
Vittorio, nel caso di don Gelmini i fattori si invertono e pertanto, è ai
mocciosi che dovrebbe essere legata una pietra al collo e in seguito gettati
nelle profondità del mare!!!
Se i don Gelmini, i Verzè e Gianni Baghet
Bozzo, sono i riferimenti cattolici e i padri spirituali di quest’orda di
novelli diavoli in carriera, ogni speranza di riscatto per i poveri, gli umili,
i derelitti, i bisognosi e gli assetati di verità e giustizia (i cristiani) si
infrange al suolo di una realtà disarmante e che sconcerta confinando la stessa
Chiesa, nella suburra – un teatro di crimini, di immoralità e di vergogna da
tradire e vanificare ogni più remoto barlume di salvezza.
Questo personaggio inaffidabile, finto,
abusivo, invalido e scadente, viene illegittimamente spacciato per un
intellettuale, da tutto quel branco di caproni, incapaci e incompetenti che,
nel brutalità dei suoi attacchi, intravedono il coronamento virtuale al loro
stato di ignavia cronica, e una rivalsa ad una codardia, conclamata e
connaturata
Una astratta cerebralità e l’ostentazione
urlata di una superiorità infondata, (non ascrivibile ad alcunché di tangibile
e di ufficiale), sono le armi dello Sgarbi, a difesa di una insicurezza
psicotica di fondo che, se sollecitata, rischia di degenerare in isteria
compulsiva per poi, accanirsi sui nervi scoperti di una precaria autostima.
Un
vile che si scaglia, senza un reale motivo e in forma plateale, contro gli
inermi per poi, nell’ombra, lontano da sguardi indiscreti, ubbidire supinamente
agli ordini impartiti dall’alto di chi lo foraggia, non è un uomo, ma il
peggiore dei servi.
Quella che Vittorio Sgarbi vorrebbe fosse
letta e accreditata come intelligenza, in verità è un’auto difesa camuffata da
feroce indignazione, escogitata allo scopo di intimidire l’avversario,
scoraggiandolo da ogni altra rimostranza.
Quest’uomo non è niente, non dice
niente, non produce niente e non insegna niente. E’ il verso di se stesso;
l’immagine iconografica di una inedita e moderna stupidità che, attraverso il
filtro mediatico di un ripetuto repertorio circense, trasfigura la sua
originaria inconsistenza culturale, in un eccentrico esercizio didattico.
Quando prende le difese di Silvio
Berlusconi sul caso Ruby, assolvendolo in toto da ogni responsabilità morale,
deontologica e politica, affermando di avere avuto, lui medesimo, rapporti
sessuali con la marocchina (con l’intento, in questo modo, di sdrammatizzare la
questione per sdoganarla come fisiologica e necessaria adducendone una sorta di
privilegio ad personam), conferma, in questo modo, la sua natura servile e
pusillanime, permeata di ipocrisia, narcisismo paranoide e codardia.
“E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo
dell’eccellente e non del goffo..” scriveva il grande Gianbattista Marino.
Il
fine ultimo dello Sgarbismo è la meraviglia – lo stupore del telespettatore
sovrastato dall’iperbole e quasi perso nel ginepraio letterario in cui la
rappresentazione delle azioni più banali, viene amplificata con concetti di
tronfia verbosità, che si sovrappongono senza sintesi.
Più che a trasmettere nozioni e contenuti,
Vittorio Sgarbi, mira ad esprimere sensazionalismi, effetti illusionistici, per
stordire ed ammaliare chi ascolta. Ma Sgarbi non è Marino ma un cialtrone e, la
sua, una platea di allocchi –
Gianni Tirelli
commenti:
- Oltre che da video credo, anzi è evidente che le sue sono astinenze da cocaina! Se ne deve pippare come una capra il sale...personaggio deplorevole usando un eufemismo.