mercoledì 4 gennaio 2012

IL VANGELO SECONDO VITTORIO di G.Tirelli



IL VANGELO SECONDO VITTORIO

Vittorio Sgarbi litiga al funerale di don Verzè: “Erano i ragazzini a farsi toccare da don Gelmini”. E continua: “ Don Verzé ha fatto solo del bene e chi cerca di screditarlo, è un delinquente”. Questo in sintesi!!

Ribattere a tali indegne e infamanti affermazioni mortificherebbe la verità, disonorando la sua vocazione e sparigliando la realtà dei fatti.

Questo abietto esemplare umano, servo fra i servi, non perde occasione per speculare su ogni situazione, per lenire le sue periodiche crisi di astinenza da video dal quale è totalmente dipendente, come un tossico verso l’eroina.

Con tali affermazioni intende giustificare/legittimare la sua presenza, al funerale di un delinquente, apostata e pervertito e su tale base, affermare il suo pensiero, come unico, e alternativo ad ogni altra considerazione che attinga le sue ragioni da incontrovertibili dati di fatto.

La visibilità di questo moderno parassita che ha fatto dell’impostura e della contraffazione della realtà la sua primaria fonte di introito e sostentamento, questa visibilità, dicevo, non è accertata/accreditata sulla base di una sua particolare capacità, specifica competenza o valore, ma dalla reazione di rabbia, sdegno e di disprezzo indotte dai suoi comportamenti isterici e psicopatoidi.
Cosa ci faceva Lui al funerale di un criminale, non che padre spirituale del Nano malefico dal quale ha appreso l’arte dell’impostura e la tecnica a delincuere?
“Dimmi con chi vai e ti dirò che sei”!!!
Vittorio Sgarbi, questo vecchio bavoso impotente, pervaso da un narcisismo transessuale e trasfigurato in macchietta da un mostruoso Ego demente, punta il dito contro dei bambini (che immagina figli di Satana) accusandoli di avere indotto l’innocente don Gelmini in peccato mortale (e per tanto imperdonabile), seducendolo con le loro arti diaboliche. !!!

“È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli” Dal Vangelo secondo Luca 17,1-6 – Ma dal Vangelo secondo Vittorio, nel caso di don Gelmini i fattori si invertono e pertanto, è ai mocciosi che dovrebbe essere legata una pietra al collo e in seguito gettati nelle profondità del mare!!!

Se i don Gelmini, i Verzè e Gianni Baghet Bozzo, sono i riferimenti cattolici e i padri spirituali di quest’orda di novelli diavoli in carriera, ogni speranza di riscatto per i poveri, gli umili, i derelitti, i bisognosi e gli assetati di verità e giustizia (i cristiani) si infrange al suolo di una realtà disarmante e che sconcerta confinando la stessa Chiesa, nella suburra – un teatro di crimini, di immoralità e di vergogna da tradire e vanificare ogni più remoto barlume di salvezza.

Questo personaggio inaffidabile, finto, abusivo, invalido e scadente, viene illegittimamente spacciato per un intellettuale, da tutto quel branco di caproni, incapaci e incompetenti che, nel brutalità dei suoi attacchi, intravedono il coronamento virtuale al loro stato di ignavia cronica, e una rivalsa ad una codardia, conclamata e connaturata
Una astratta cerebralità e l’ostentazione urlata di una superiorità infondata, (non ascrivibile ad alcunché di tangibile e di ufficiale), sono le armi dello Sgarbi, a difesa di una insicurezza psicotica di fondo che, se sollecitata, rischia di degenerare in isteria compulsiva per poi, accanirsi sui nervi scoperti di una precaria autostima.
Un vile che si scaglia, senza un reale motivo e in forma plateale, contro gli inermi per poi, nell’ombra, lontano da sguardi indiscreti, ubbidire supinamente agli ordini impartiti dall’alto di chi lo foraggia, non è un uomo, ma il peggiore dei servi.


Quella che Vittorio Sgarbi vorrebbe fosse letta e accreditata come intelligenza, in verità è un’auto difesa camuffata da feroce indignazione, escogitata allo scopo di intimidire l’avversario, scoraggiandolo da ogni altra rimostranza.
Quest’uomo non è niente, non dice niente, non produce niente e non insegna niente. E’ il verso di se stesso; l’immagine iconografica di una inedita e moderna stupidità che, attraverso il filtro mediatico di un ripetuto repertorio circense, trasfigura la sua originaria inconsistenza culturale, in un eccentrico esercizio didattico.


Quando prende le difese di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, assolvendolo in toto da ogni responsabilità morale, deontologica e politica, affermando di avere avuto, lui medesimo, rapporti sessuali con la marocchina (con l’intento, in questo modo, di sdrammatizzare la questione per sdoganarla come fisiologica e necessaria adducendone una sorta di privilegio ad personam), conferma, in questo modo, la sua natura servile e pusillanime, permeata di ipocrisia, narcisismo paranoide e codardia.

“E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo dell’eccellente e non del goffo..” scriveva il grande Gianbattista Marino.
Il fine ultimo dello Sgarbismo è la meraviglia – lo stupore del telespettatore sovrastato dall’iperbole e quasi perso nel ginepraio letterario in cui la rappresentazione delle azioni più banali, viene amplificata con concetti di tronfia verbosità, che si sovrappongono senza sintesi.


Più che a trasmettere nozioni e contenuti, Vittorio Sgarbi, mira ad esprimere sensazionalismi, effetti illusionistici, per stordire ed ammaliare chi ascolta. Ma Sgarbi non è Marino ma un cialtrone e, la sua, una platea di allocchi –

Gianni Tirelli



 commenti:

*Dioniso*777* ha detto...
Oltre che da video credo, anzi è evidente che le sue sono astinenze da cocaina! Se ne deve pippare come una capra il sale...personaggio deplorevole usando un eufemismo.

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