LA FUCINA DI SATANA di G.Tirelli
Scienziati, filosofi, letterati, sociologi e antropologi,
si domandano sulle cause che hanno prodotto le nostre società moderne e dei
loro effetti nefasti sugli individui (degenerazione, omologazione, necrofilia,
deriva etica e morale) e sull’ambiente tutto.
La risposta ad un tale
interrogativo, va ricavata dalla lettura delle Sacre Scritture che, in forma di
metafora, collocavano l’inferno al centro della terra, all’opposto del
paradiso, situato nell’alto dei cieli.
L’inferno, solitamente immaginato come un mondo oscuro
dominato dalle fiamme e dalle tenebre e sotterraneo, è collegato all’operato di
quel Dio - creatura superiore - che ha originariamente introdotto nella
Creazione l’errore, la menzogna, il peccato, e, in definitiva, “il principio
distruttivo dell’ordine delle cose”. Tale creatura superiore si identifica nel
Diavolo – nella divinità del male.
Il paradiso, diversamente, indica un luogo di piacere
finale, sereno e non soggetto al trascorrere del tempo caratterizzato da pace e
felicità.
Questa differenziazione di merito fra le due dimensioni metafisiche
(distinzione relativa, alla loro diversa funzione), non è casuale ma,
terribilmente profetica, individuando nel sottosuolo terrestre (inferno: posto
in basso) la causa della nostra condanna, mentre, nella zona aerea celeste, le
ragioni, della nostra salvezza.
Per tanto, l’errore (o peccato originale), che
ha innescato questo processo degenerativo della coscienza umana, si consuma
agli albori della Rivoluzione Industriale quando, in virtù delle nuove
invenzioni, e dell’Energia necessaria al loro funzionamento, l’uomo (in maniera
del tutto innaturale) ha rivolto la sua attenzione alle profondità della terra,
mettendo così in atto quell’opera di profanazione e di violazione che, in seguito
ne ha determinato la sua condanna.
Se siamo in grado di dare un’interpretazione logica,
corretta e conseguente alla narrazione biblica, riguardo a questo tema,
possiamo dedurne il suo significato più remoto: l’Energia profonda è di natura
maligna e quindi distruttiva, l’Energia alta, è di natura divina, creatrice e
salvifica. L’inferno quotidiano che, oggi, sta divorando i residui barlumi di
felicità e di speranza di un’umanità smarrita (defraudata da ogni principio etico
e morale e avvolta dalle tenebre di una persistente paura esistenziale), è
l’ovvia conseguenza indotta dal superamento dei ragionevoli limiti, fuori dai
quali, ogni felicità trasfigura in orrore.
Questa subdola “modernità “ne è la conferma inopinabile –
la prova del nove che prescinde da ogni altra considerazione. Petrolio, gas,
carbone e minerali/materiali radioattivi che (come in preda ad un’arsura
nevrotica) abbiamo sottratto, senza sosta, al sottosuolo terrestre, sono la
rappresentazione iconografica dello “sterco del Diavolo”, in cambio del quale
abbiamo barattato la nostra anima e il futuro delle nuove generazioni.
Abbiamo
scoperchiato il “vaso di Pandora” e liberato quella maledetta energia che, la
Volontà creatrice aveva, da sempre, sotterrato e imprigionato sotto i nostri
piedi. Così ogni cosa è stata contaminata e violata; ogni acqua, ogni terra e
ogni aria. Il cuore dell’uomo si è incenerito sotto la luce rovente della
modernità e, le passioni, i sogni, i sentimenti, atmosfere ed emozioni, si sono
dissolte come fumo nel vento. Avremmo dovuto rivolgere il nostro sguardo al
cielo, sull’esempio delle grandi e illuminate civiltà del passato, e seguirne
il cammino intrapreso, con la necessaria umiltà, deferenza e il dovuto timore.
La Rivoluzione Industriale, si è presto trasformata in
una rovente fucina dove, Satana in persona, a forgiato a sua immagine e
somiglianza, l’originaria natura umana, depotenziandola da ogni slancio
creativo e passionale.
Il problema dell’uomo “moderno” sta nell’ordinamento
sociale non adeguato alle sue reali e naturali potenzialità e aspirazioni,
negandone così la sua autenticità e lo scopo ultimo.
È interessante la conclusione di Erich Fromm quando
afferma che, così come esiste una “follia a due”, esiste anche una “follia a
milioni”. Il fatto che milioni di individui condividano gli stessi vizi non fa
di questi delle virtù e quindi, nel caso, milioni di persone condividono la
stessa società e le stesse patologie.
Una società sana deve insomma sviluppare
quelle condizioni che possano promuovere la salute mentale e quindi favorire
prospettive, progetti ed obiettivi, sostenendo la tendenza dell’uomo ad amare i
propri simili, anziché creare condizioni di divisione e di competizione.
L’aggressività maligna, è quella pulsione irrefrenabile
che induce alla spinta distruttiva, ben spiegata, da Fromm, nell’atteggiamento
del sadico, il cui desiderio è trasformare una persona in un oggetto, in un
elemento di possesso, su cui esercitare la propria volontà dispotica e
oppressiva. Per il sadico, l’annientamento dell’altro, è la gioia più grande
che va oltre il piacere di infliggere sofferenza.
In quest’ottica si delinea quindi, quello che Fromm
definisce, un atteggiamento necrofilo dove, la tendenza di vita (insita nel
biofilo) viene progressivamente ridotta fino a farla diventare inanimata;
questo amore e questo tendere verso l’inanimato viene definito da Fromm, necrofilia.
Quello
che emerge dall’analisi di Fromm è che l’aggressività e la distruttività umana
risentono delle condizioni ambientali in cui l’individuo nasce, cresce, matura
e, della struttura, del sistema sociale stesso.
Da qui le risposte potenziali sono due: la prima è la
sindrome alla vita; ma quando l’uomo viene soppresso, frustrato e alienato,
l’altra risposta, che è in grado di dare, è di tipo distruttivo, regredendo
verso stadi inferiori e volgendo alla necrofilia che porta inesorabilmente alla
sindrome che ostacola la vita.
Lo stesso “Futurismo” si offre all’era
elettromeccanica e aderisce alla storicizzata avversione, di stampo “barocco”,
verso una “natura” naturale in trasformabile.
Sarà proprio l’amore incondizionato verso la natura
artificiale (in qualche modo privata dei suoi attributi vitali), a far
insorgere, in uno studio di Erich Fromm “Anatomia della distruttività umana”
(assolutamente da leggere!!), il sospetto che Marinetti, insieme ad altri
famosi casi analizzati come Hitler o Churchill, fosse affetto da tensioni
necrofile.
La necrofilia può essere descritta come l’attrazione per
tutto quanto è morto, putrido, marcio, malato; l’impulso volto a trasformare
quel che è vivo in qualcosa di non vivo; di distruggere per il piacere di
distruggere, l’interesse esclusivo per tutto quanto è puramente meccanico - la
passione di “lacerare le strutture viventi”. Secondo Erich Fromm la necrofilia
si manifesta con l’amore per le macchine, per tutto ciò che non è vivo –
l’avversione per le persone, gli odori, i sapori, i colori, e per tutto ciò che
ricorda la vita.
La tecnica, che rappresenta la base su cui poggia l’organizzazione
dei sistemi industrializzati, è strettamente legata alla spinta distruttiva
della necrofilia. L’escalation della capacità distruttiva delle armi e la
possibilità di evitare il contatto fisico con la vittima offerta dal progresso
scientifico, rende profondamente impersonale il dare la morte ad un altro
essere umano, specialmente in caso di guerra. Fromm ipotizza il caso estremo di
un soldato addetto a sganciare una bomba nucleare da un aeroplano: la
consapevolezza dell’atto di uccidere è quasi inesistente, e la differenza fra
la morte di una, dieci o un milione di persone (non essendo percepibile
dall’esecutore), non ha nessuna rilevanza; il compito del soldato si riduce
all’utilizzo corretto di una macchina (la macchina viene servita), senza che scrupoli
di altro genere interferiscano a livello della coscienza.
Con la “tecnicizzazione della distruzione” avviene la
rimozione del “riconoscimento affettivo completo per quello che si sta facendo”
e perciò la sua razionalizzazione.
All’interno della società di massa, la
necrofilia subisce una specie di evoluzione. La sua correlazione con le
percezioni sensoriali dirette come l’olfatto, il tatto, il gusto diventa sempre
più modesta, fino a scomparire del tutto. Gli interessi dell’uomo si
trasferiscono da ciò che è naturale, spontaneo, vivo ed umano, a ciò che è
artificiale, meccanico, divertente ma non gioioso.
La sessualità diventa una capacità tecnica, i sentimenti
sono appiattiti e talvolta sostituiti col sentimentalismo.
Il controllo
assoluto dell’ambiente circostante, bramato dal necrofilo, finalmente è
raggiunto, grazie alla tecnica, ma esso si espande a tal punto da inglobare la
vita stessa dell’individuo, che a sua volta verrà controllato dalle macchine da
lui create. Il carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni planetarie,
paradossalmente proprio per colpa dell’aumentare della sua conoscenza tecnica.
Una distruttività che non si limita al presente, ma che è rivolta a un
ipotetico futuro.
L’uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo,
diventando egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi,
intensificando verso l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo,
egli allarga il proprio Sé, su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su
cui riversare gli impulsi narcisistici.
Si instaura così un altro rapporto
simbiotico di dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma
quella ‘seconda natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e
lo proteggono” - un quadro perfetto della nostra realtà.
La biblica mela che, in maniera subdola e seducente, il
serpente demone, offre alla coppia Adamo ed Eva, venendo meno, così, ad un
patto verbale stipulato con il loro Creatore, è la metafora inequivocabile dei
nostri tempi.
Questa Energia che tanto esaltiamo e che contro ogni
logica e ragionevolezza, vorremmo imprigionare, imbrigliare per soddisfare
debolezze, perversioni e dipendenze, è il paradigma della fine di un’umanità
snaturata, svuotata della sua originaria essenza.
La sola Energia di cui abbiamo bisogno, va ricercata
nella nostra volontà, nella forza, delle nostre braccia, nello spirito di
solidarietà e nel comune buon senso.
Gianni Tirelli
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