lunedì 23 gennaio 2012

LA FUCINA DI SATANA di G.Tirelli




LA FUCINA DI SATANA di G.Tirelli
Scienziati, filosofi, letterati, sociologi e antropologi, si domandano sulle cause che hanno prodotto le nostre società moderne e dei loro effetti nefasti sugli individui (degenerazione, omologazione, necrofilia, deriva etica e morale) e sull’ambiente tutto.
La risposta ad un tale interrogativo, va ricavata dalla lettura delle Sacre Scritture che, in forma di metafora, collocavano l’inferno al centro della terra, all’opposto del paradiso, situato nell’alto dei cieli.

L’inferno, solitamente immaginato come un mondo oscuro dominato dalle fiamme e dalle tenebre e sotterraneo, è collegato all’operato di quel Dio - creatura superiore - che ha originariamente introdotto nella Creazione l’errore, la menzogna, il peccato, e, in definitiva, “il principio distruttivo dell’ordine delle cose”. Tale creatura superiore si identifica nel Diavolo – nella divinità del male.
Il paradiso, diversamente, indica un luogo di piacere finale, sereno e non soggetto al trascorrere del tempo caratterizzato da pace e felicità.
Questa differenziazione di merito fra le due dimensioni metafisiche (distinzione relativa, alla loro diversa funzione), non è casuale ma, terribilmente profetica, individuando nel sottosuolo terrestre (inferno: posto in basso) la causa della nostra condanna, mentre, nella zona aerea celeste, le ragioni, della nostra salvezza.
Per tanto, l’errore (o peccato originale), che ha innescato questo processo degenerativo della coscienza umana, si consuma agli albori della Rivoluzione Industriale quando, in virtù delle nuove invenzioni, e dell’Energia necessaria al loro funzionamento, l’uomo (in maniera del tutto innaturale) ha rivolto la sua attenzione alle profondità della terra, mettendo così in atto quell’opera di profanazione e di violazione che, in seguito ne ha determinato la sua condanna.
Se siamo in grado di dare un’interpretazione logica, corretta e conseguente alla narrazione biblica, riguardo a questo tema, possiamo dedurne il suo significato più remoto: l’Energia profonda è di natura maligna e quindi distruttiva, l’Energia alta, è di natura divina, creatrice e salvifica. L’inferno quotidiano che, oggi, sta divorando i residui barlumi di felicità e di speranza di un’umanità smarrita (defraudata da ogni principio etico e morale e avvolta dalle tenebre di una persistente paura esistenziale), è l’ovvia conseguenza indotta dal superamento dei ragionevoli limiti, fuori dai quali, ogni felicità trasfigura in orrore.
Questa subdola “modernità “ne è la conferma inopinabile – la prova del nove che prescinde da ogni altra considerazione. Petrolio, gas, carbone e minerali/materiali radioattivi che (come in preda ad un’arsura nevrotica) abbiamo sottratto, senza sosta, al sottosuolo terrestre, sono la rappresentazione iconografica dello “sterco del Diavolo”, in cambio del quale abbiamo barattato la nostra anima e il futuro delle nuove generazioni.
Abbiamo scoperchiato il “vaso di Pandora” e liberato quella maledetta energia che, la Volontà creatrice aveva, da sempre, sotterrato e imprigionato sotto i nostri piedi. Così ogni cosa è stata contaminata e violata; ogni acqua, ogni terra e ogni aria. Il cuore dell’uomo si è incenerito sotto la luce rovente della modernità e, le passioni, i sogni, i sentimenti, atmosfere ed emozioni, si sono dissolte come fumo nel vento. Avremmo dovuto rivolgere il nostro sguardo al cielo, sull’esempio delle grandi e illuminate civiltà del passato, e seguirne il cammino intrapreso, con la necessaria umiltà, deferenza e il dovuto timore.

La Rivoluzione Industriale, si è presto trasformata in una rovente fucina dove, Satana in persona, a forgiato a sua immagine e somiglianza, l’originaria natura umana, depotenziandola da ogni slancio creativo e passionale.
Il problema dell’uomo “moderno” sta nell’ordinamento sociale non adeguato alle sue reali e naturali potenzialità e aspirazioni, negandone così la sua autenticità e lo scopo ultimo.

È interessante la conclusione di Erich Fromm quando afferma che, così come esiste una “follia a due”, esiste anche una “follia a milioni”. Il fatto che milioni di individui condividano gli stessi vizi non fa di questi delle virtù e quindi, nel caso, milioni di persone condividono la stessa società e le stesse patologie.
Una società sana deve insomma sviluppare quelle condizioni che possano promuovere la salute mentale e quindi favorire prospettive, progetti ed obiettivi, sostenendo la tendenza dell’uomo ad amare i propri simili, anziché creare condizioni di divisione e di competizione.
L’aggressività maligna, è quella pulsione irrefrenabile che induce alla spinta distruttiva, ben spiegata, da Fromm, nell’atteggiamento del sadico, il cui desiderio è trasformare una persona in un oggetto, in un elemento di possesso, su cui esercitare la propria volontà dispotica e oppressiva. Per il sadico, l’annientamento dell’altro, è la gioia più grande che va oltre il piacere di infliggere sofferenza.
In quest’ottica si delinea quindi, quello che Fromm definisce, un atteggiamento necrofilo dove, la tendenza di vita (insita nel biofilo) viene progressivamente ridotta fino a farla diventare inanimata; questo amore e questo tendere verso l’inanimato viene definito da Fromm, necrofilia.
Quello che emerge dall’analisi di Fromm è che l’aggressività e la distruttività umana risentono delle condizioni ambientali in cui l’individuo nasce, cresce, matura e, della struttura, del sistema sociale stesso.
Da qui le risposte potenziali sono due: la prima è la sindrome alla vita; ma quando l’uomo viene soppresso, frustrato e alienato, l’altra risposta, che è in grado di dare, è di tipo distruttivo, regredendo verso stadi inferiori e volgendo alla necrofilia che porta inesorabilmente alla sindrome che ostacola la vita.
Lo stesso “Futurismo” si offre all’era elettromeccanica e aderisce alla storicizzata avversione, di stampo “barocco”, verso una “natura” naturale in trasformabile.
Sarà proprio l’amore incondizionato verso la natura artificiale (in qualche modo privata dei suoi attributi vitali), a far insorgere, in uno studio di Erich Fromm “Anatomia della distruttività umana” (assolutamente da leggere!!), il sospetto che Marinetti, insieme ad altri famosi casi analizzati come Hitler o Churchill, fosse affetto da tensioni necrofile.

La necrofilia può essere descritta come l’attrazione per tutto quanto è morto, putrido, marcio, malato; l’impulso volto a trasformare quel che è vivo in qualcosa di non vivo; di distruggere per il piacere di distruggere, l’interesse esclusivo per tutto quanto è puramente meccanico - la passione di “lacerare le strutture viventi”. Secondo Erich Fromm la necrofilia si manifesta con l’amore per le macchine, per tutto ciò che non è vivo – l’avversione per le persone, gli odori, i sapori, i colori, e per tutto ciò che ricorda la vita.

La tecnica, che rappresenta la base su cui poggia l’organizzazione dei sistemi industrializzati, è strettamente legata alla spinta distruttiva della necrofilia. L’escalation della capacità distruttiva delle armi e la possibilità di evitare il contatto fisico con la vittima offerta dal progresso scientifico, rende profondamente impersonale il dare la morte ad un altro essere umano, specialmente in caso di guerra. Fromm ipotizza il caso estremo di un soldato addetto a sganciare una bomba nucleare da un aeroplano: la consapevolezza dell’atto di uccidere è quasi inesistente, e la differenza fra la morte di una, dieci o un milione di persone (non essendo percepibile dall’esecutore), non ha nessuna rilevanza; il compito del soldato si riduce all’utilizzo corretto di una macchina (la macchina viene servita), senza che scrupoli di altro genere interferiscano a livello della coscienza.
Con la “tecnicizzazione della distruzione” avviene la rimozione del “riconoscimento affettivo completo per quello che si sta facendo” e perciò la sua razionalizzazione.
All’interno della società di massa, la necrofilia subisce una specie di evoluzione. La sua correlazione con le percezioni sensoriali dirette come l’olfatto, il tatto, il gusto diventa sempre più modesta, fino a scomparire del tutto. Gli interessi dell’uomo si trasferiscono da ciò che è naturale, spontaneo, vivo ed umano, a ciò che è artificiale, meccanico, divertente ma non gioioso.
La sessualità diventa una capacità tecnica, i sentimenti sono appiattiti e talvolta sostituiti col sentimentalismo.
Il controllo assoluto dell’ambiente circostante, bramato dal necrofilo, finalmente è raggiunto, grazie alla tecnica, ma esso si espande a tal punto da inglobare la vita stessa dell’individuo, che a sua volta verrà controllato dalle macchine da lui create. Il carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni planetarie, paradossalmente proprio per colpa dell’aumentare della sua conoscenza tecnica. Una distruttività che non si limita al presente, ma che è rivolta a un ipotetico futuro.
L’uomo cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando egli stesso uno strumento per raggiungere il successo, e quindi, intensificando verso l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo, egli allarga il proprio Sé, su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su cui riversare gli impulsi narcisistici.
Si instaura così un altro rapporto simbiotico di dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma quella ‘seconda natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e lo proteggono” - un quadro perfetto della nostra realtà.
La biblica mela che, in maniera subdola e seducente, il serpente demone, offre alla coppia Adamo ed Eva, venendo meno, così, ad un patto verbale stipulato con il loro Creatore, è la metafora inequivocabile dei nostri tempi.
Questa Energia che tanto esaltiamo e che contro ogni logica e ragionevolezza, vorremmo imprigionare, imbrigliare per soddisfare debolezze, perversioni e dipendenze, è il paradigma della fine di un’umanità snaturata, svuotata della sua originaria essenza.
La sola Energia di cui abbiamo bisogno, va ricercata nella nostra volontà, nella forza, delle nostre braccia, nello spirito di solidarietà e nel comune buon senso.
Gianni Tirelli

Nessun commento: