LA SOCIETA’:
PARADISO DEI RICCHI
di G. Tirelli
Siamo
stanchi di assistere inermi all’atteggiamento irresponsabile dei grandi
detentori di patrimoni che pur strafogando nella ricchezza, si astengono da
ogni concreto sacrificio per salvare la baracca. Stanchi di questa burocrazia
labirintica e sempre da interpretare che fa gioco ai furbetti, ai corruttori e
agli evasori – stanchi di leggi e decreti, promulgate e formulate ad hoc, con
il solo scopo di affermare l’inedito sistema delle cose, di ribaltare l’ordine
precostituito e di eludere ogni regola civile democratica!
I cittadini
sono “in braghe di tela” - col culo per terra - e pertanto, se di sacrifici si
tratta, vanno richiesti ai ricchi evasori, ai banchieri speculatori, ai ladri e
corruttori e ai faccendieri, che per decenni, come vampiri, hanno succhiato il
sangue alla parte più debole e indifesa della società, oggi alla flebo.
Dobbiamo
assolutamente delegare alla guida del paese, persone comuni, ragionevoli e
integerrime per evitare che il ricco ignorante al potere, emani leggi contro la
cultura, che l’imprenditore legiferi contro l’ambiente, lo xenofobo contro il
diverso, che il corruttore accusi i giudici di uso politico della giustizia,
che l’erotomane candidi puttane al parlamento, il pervertito condoni le pene ai
pedofili e che l’assassino, reintegri
il delitto d’onore del codice Rocco, per motivi passionali.
Ci hanno
sempre considerato e trattato alla stregua di bestie ammaestrate che
ubbidiscono ad ogni ordine e subdolo desiderio del padrone, per evitare una
punizione più gravosa e umiliante.
Questo
succede perché siamo divisi, l’uno contro l’altro, in questa guerra fra poveri
stupidi, contro altri stupidi che vorrebbero arricchirsi.
Questi
signori vanno messi di fronte, alla realtà dei fatti contingenti, evitando, se
è il caso, di declinare le loro responsabilità individuali su empiriche
cospirazioni e complotti, messi in atto da un ipotetico “nuovo ordine
mondiale”.
In questo
modo, non facciamo che il loro sporco gioco, esimendoli così da ogni oggettiva colpa
e onere.
Se in questo
paese, ragionevolezza, decoro e onesta intellettuale, fossero i criteri di giudizio necessari, indispensabili e
ineludibili per concorrere alla carriera politica e conseguente investitura
istituzionale, bene, per questa gente sarebbe giunto il momento di fare le
valige e sparire per sempre dalla nostra vita.
Al contrario
sono ancora qui, incollati alle poltrone come patelle allo scoglio - ai vertici
della politica e dell’imprenditoria, dove la carica istituzionale è ridotta a mera
copertura per espletare al meglio e senza intralci di sorta, i loro sporchi e
loschi affari. E questo è inaccettabile!
Stipendi
stratosferici e tutti quei privilegi e vantaggi che alla faccia della miseria,
la politica nostrana distribuisce ai suoi rappresentanti, sono il terreno di
coltura che, per un intrinseco automatismo, seleziona i peggiori elementi della
società trasfigurando il parlamento, da un cenacolo di etica e di diritto, in
un mercato delle vacche dove si prostituisce la dignità a fronte di interesse
particolare e impunità.
Qui
necessita un moto d’orgoglio, uno scatto di nervi per ripristinare il giusto
livello di equità sociale, o non ne usciremo in piedi.
Fino al
momento in cui questi signori, non ci vedranno veramente incazzati, determinati
e irremovibili, a tal punto da vedere a rischio la loro incolumità fisica,
persisteranno nei loro comportamenti criminogeni, certi come sempre, che il
branco plebeo (coniglio per definizione) si adeguerà chinando il capo, alle
loro decisioni.
Oggi il
destino del paese e del mondo più in generale è sulle nostre spalle e se non
tiriamo fuori gli attributi, adesso, in questo momento, dimentichiamoci il
significato di “futuro”.
Siamo noi
adesso, deputati a dettare le regole e progettare il domani delle generazioni a
venire, ma a condizione di avere la capacità e il buon senso di rinunciare alle
divisioni ideologiche e a quell’amor proprio che troppo spesso abbiamo
anteposto alla verità delle cose e all’oggettività dei fatti.
Dobbiamo
spalancare le finestre ad un nuovo giorno e fare circolare l’aria, per
cominciare a respirare le ragioni di un’esistenza più salubre, sotto ogni
aspetto, dove ogni soggetto della comunità abbia pari diritto e tutela, e possa
sperare in quella giusta dose di felicità e di sicurezza materiale per guardare
al futuro con serenità e fiducia.
Gianni
Tirelli
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