LA SOCIETA’ COME UN’AZIENDA
di G.Tirelli
Di questi tempi, se un’azienda non riesce a
stare sul mercato, non è concorrenziale, i suoi costi di produzione superano i
profitti, ma intende comunque rimanere in gioco anche - se fuori da ogni logica
e buon senso - sarà costretta a una drastica e dolorosa opera di risanamento.
Come primo atto ridurrà al minimo la forza
lavoro, licenziando tutto quel personale in esubero che interviene sul
bilancio, nella voce “costi” come la prima causa, del dissesto finanziario.
In seconda battuta limiterà la produzione
all’essenziale, in attesa di una domanda di acquisti che difficilmente
arriverà. In ultima istanza, reclamerà un intervento delle stato sulla base
delle normative che regolano il mercato del lavoro.
In verità, tutto ciò non servirà allo
scopo, più di quanto non lo sia una sua definitiva e inderogabile chiusura.
Questo stesso identico e perverso
meccanismo è stato applicato alla nostra realtà quotidiana, dove la società, un
tempo civile, é trasfigurata in azienda.
E’ per tanto anacronistico meravigliarsi
delle manovre lacrime e sangue che i governi impongono alla popolazione; degli
aiuti alle banche, della precarietà del lavoro e del tasso di disoccupazione ai
massimi livelli di sempre!
Siamo fuori tempo massimo oggi, per reclamare
quei diritti sociali che per decenni abbiamo mercificato a fronte di effimere
libertà, falsi bisogni e dipendenze - quando il Sistema Potere, da tempo,
esibiva con orgoglio la sua indole maligna sull’onda di false promesse di
benessere e felicità - quando il fumo di migliaia di ciminiere oscurava il
cielo e scorie, rifiuti di ogni genere contaminavano il nostro habitat
compromettendo irreversibilmente la qualità della nostra vita!
Noi tutti abbiamo concorso a trasformare la
società in azienda e mari e fiumi in cloache a cielo aperto - come tanti
pinocchi che si illudevano di vivere nel paese dei balocchi. Ma si sa, presto o
tardi tutti i nodi vengono al pettine!!
E per tanto, sarebbe più onesto un salutare
“mea culpa” prima ancora di puntare il dito contro quell’orribile Bestia Nera
che noi stessi abbiamo creato e alimentato.
Le società moderne consumiste - così come
oggi sono organizzate e finalizzate – e che con tanto accanimento deploriamo e
(a parole) combattiamo, non sono che il risultato dei nostri comportamenti
insensati ai quali non sappiamo rinunciare. Neppure ora che siamo alla
fine.
La situazione odierna è talmente
drammatica, da avere segnato un punto di non ritorno. In una tale condizione,
non c’è spazio per le parole, le recriminazioni e le criminalizzazioni! Solo
una rivolta di popolo risulterebbe conforme alle circostanze, ma quel nemico
che tanto vorremmo combattere e sconfiggere, in realtà siamo noi.
Perseverare e persistere nel tenere in vita
fino al suo ultimo secondo, questo baraccone industriale, è un’autentica
follia.
Non ci resta molto tempo e se oggi, non
aiutiamo il Sistema Bestia a morire, in una sorta di benevola e cristiana
eutanasia, ma passivamente prolunghiamo la sua agonia (e quindi la nostra) fino
al suo naturale e ineluttabile spegnimento, avremo perso un’ulteriore e ultima
occasione di pacificare le nostre coscienze e dare un senso alla nostra
esistenza.
Certo, è una medicina molto amara, dagli
effetti collaterali devastanti, ma è la sola di cui disponiamo. Il Sistema va
resettato totalmente e solo dalle sue ceneri, potrà sorgere una nuova alba.
E’ quindi il caso di abbandonarlo a se
stesso, al fine di isolarlo e in seguito, di spegnerlo. Dobbiamo recidere ogni
canale di alimentazione che concorra al suo mantenimento e a rafforzarne il suo
potere.
Combatterlo, è uno sforzo improduttivo e
un’inutile, spreco di energie. Energia che dobbiamo conservare per ricostruire
una nuova esistenza lontana da ogni subdola lusinga, illusoria comodità ed
effimera dipendenza.
Gianni Tirelli
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