sabato 11 febbraio 2012

SUICIDIO ASSISTITO sulla tv svizzera (in francese)


ZURIGO HA DECISO: SUICIDIO


ASSISTITO AI NON RESIDENTI

Lunedì 16 Maggio 2011 - 00:09
Un-manifesto-a-favore-dell-eutanasia
ZURIGO - Il cantone di Zurigo, il più popoloso della Svizzera, ha respinto in due referendum il tentativo di due partiti cristiani conservatori di vietare o limitare il suicidio assistito. La pratica è legale nel paese dal 1941. Negli ultimi anni ha generato quello che è stato definito «turismo della morte», da parte di cittadini di altri paesi europei (soprattutto malati terminali) desiderosi di porre fine alla loro vita in modo sereno e indolore. Gli abitanti di Zurigo, secondo le prime proiezioni diffuse dall'agenzia svizzera Sda, hanno rigettato con una percentuale dell'80% entrambi i quesiti referendari avanzati da partiti conservatori, con l'intento di fissare dei paletti per impedire a cittadini non residenti di essere aiutati a morire in Svizzera. Il quesito presentato dall'Unione democratica federale (Udf, di ispirazione cristiana) chiedeva al Parlamento svizzero di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione e di aiuto al suicidio, mentre quello avanzato dal Partito Evangelico proponeva di porre fine al 'turismo della mortè, limitando l'assistenza al suicidio a chi risiede nel cantone da almeno dieci anni. Ogni anno circa 200 persone ricorrono alla morte assistita in Svizzera, dove il suicidio assistito è consentito dal 1941 a condizione che non sia legato ad alcun motivo egoistico ed è ammesso solo in modo passivo, cioè procurando ad una persona i mezzi per suicidarsi, ma non aiutandola a farlo. Tuttavia, negli ultimi anni sono aumentati gli stranieri che arrivano in Svizzera per morire, e uno studio ha dimostrato che molte di queste persone che cercano il suicidio assistito non soffrono di malattie terminali. Questo ha suscitato un acceso dibattito nel paese e i due partiti cristiani hanno finito per proporre l'abolizione o la limitazione del diritto attraverso il referendum. In Svizzera si registrano in media 1.400 suicidi all'anno, pari al 2,2% del totale dei decessi. Secondo le cifre fornite dall'associazione Dignitas, l'unica in Svizzera ad assistere cittadini stranieri candidati al suicidio, l'organizzazione ha accompagnato fino alla fine del 2010 un totale di 1.138 persone, di cui 592 provenienti dalla Germania, 118 dalla Svizzera, 102 dalla Francia, 19 dall'Italia, 18 dagli Stati Uniti e 16 dalla Spagna.

GLI ITALIANI CHE VANNO Sono una trentina in tutto gli italiani andati in Svizzera per non fare più ritorno. Connazionali «andati a morire in esilio», così li definisce Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, Centro di studi e documentazione sull'eutanasia. Nell'ultimo anno sono stati 2-3 al mese, con un trend in aumento, «complice una maggiore informazione sull'argomento». «Gli abitanti della Penisola ora sanno - secondo Coveri - che c'è un modo per morire dignitosamente quando la malattia ti aggredisce togliendoti ogni dignità, fino a che ti spegne tra atroci sofferenze». I connazionali che nell'ultimo anno hanno scelto e percorso la strada della 'dolce mortè si sono rivolti a due associazioni, entrambe Svizzere, che praticano l'eutanasia. «Diciotto erano stati informati di questa opzione da noi - spiega il presidente di Exit Italia - gli altri si sono mossi da soli». Si sono rivolti alla Dignitas di Zurigo o alla ExInternazional di Berna, «e qui hanno messo fine alle loro sofferenze». Dei malati terminali italiani che hanno deciso di 'emigrarè in Svizzera, dove l'eutanasia è legale sin dal 1942, «nessuno ha più fatto ritorno». Un dato che non è poi così scontato. «Delle 400 richieste di suicidio assistito che ogni anno arrivano alla Dignitas e alla ExInternational, in primo luogo dagli stessi elvetici - spiega infatti Coveri - solo 120 vengono accettate, le altre 280 non rientrano nei parametri dalle norme svizzere». Non è andata così, invece, per i nostri connazionali che nell'ultimo anno hanno deciso di optare per la 'dolce mortè. Spendendo «non più di 3.000 euro, meno di un funerale nel nostro Paese», fa notare il presidente di Exit. Ma cosa accade a quei malati terminali che scelgono l'eutanasia? «La Dignitas - spiega Coveri riportando un esempio concreto - ha una graziosa casa immersa nel verde, nelle campagne di Pfaffikon. Qui si arriva solo dopo aver avuto l'ok alla propria richiesta di suicidio assistito e dopo aver stabilito il giorno. A questo punto, si giunge nella struttura e ci si confronta con medici e volontari. I camici bianchi, per legge, sono tenuti a convincerti di non farlo, tentano in ogni modo di farti desistere. Ma se il paziente è deciso a farla finita, dopo varie visite che ne attestano le condizioni, si procede con l'eutanasia». «Il posto è confortevole - assicura il presidente di Exit Italia - si sceglie la musica che deve accompagnare alla fine, si sta con i propri cari, si ha il conforto dei medici e dei volontari». Materialmente, invece, «si prendono due pasticche anti-vomito - prosegue Coveri - Dopo 10 minuti, se si è ancora convinti, viene somministrato un composto chimico contenente un barbiturico e un sonnifero potentissimo che addormenta profondamente. Impiega 3 minuti a far chiudere gli occhi, nei successivi 5 sopraggiunge l'arresto cardiaco. Non si prova alcun dolore naturalmente», assicura. «Exit Italia dal 1996 lotta per vedere riconosciuto il diritto a una morte dignitosa - spiega Coveri - per questo abbiamo stretto un accordo con la Dignitas ed ExInternational che ci consente di fare informazione sulla loro attività. Ma noi vorremmo che ogni persona nel nostro Paese venisse lasciata libera di decidere sulla fine dei propri giorni, vedendosi riconosciuta la possibilità di morire dignitosamente, se è ciò che desidera».  Una possibilità che ad alcuni mette i brividi, ma che sembra non scandalizzare troppo gli italiani. Stando ai dati di un recente Rapporto Eurispes, infatti, sei connazionali su dieci si dicono favorevoli all'eutanasia. La quota dei propensi alla 'dolce mortè è tuttavia diminuita dell'1,2% rispetto al 2010 e dell'1,8% rispetto al 2007. Mentre rispetto al 2010 è aumentata nel 2011 la quota dei contrari, passando dal 21,7% al 24,2%. «Agli italiani l'eutanasia non fa paura - sostiene Coveri - per questo, sul modello di testamento biologico scaricabile dal nostro sito, abbiamo inserito un passaggio che dà la possibilità di scegliere per il suicidio assistito». 

SUICIDIO ASSISTITO sulla tv svizzera (in francese)


Caricato da  nei dati 19/feb/2011
Michèle Causse (1936-2010) era lesbica teorico, traduttore e autore. Lei soffriva di una non-letale malattia ossea e ha deciso di porre fine alla sua vita con l'aiuto di un'organizzazione suicidio assistito. Il suicidio assistito è legale in Svizzera. Ci sono due istituto di questo tipo di servizi:. Dignitas e Exit Se Dio era preoccupato per gli esseri umani che vanno al diavolo, lui poteva dire a se stesso cosa devono fare. Ma non lo fa! ! Quindi, non ho intenzione di ascoltare a 2000 anni vecchi rifiuti A tutte le persone inviano commenti stupidi religiosi, vi consiglio di guardare questo video:http://www.youtube.com/watch?v=MeSSwKffj9o&feature=colike


 EXIT - ITALIA     PRESENTA      



PREFAZIONE

        Da dieci anni a questa parte, la EXIT-Italia si batte per vedere riconosciuto il DIRITTO, per una persona, di poter scegliere liberamente e senza alcun vincolo, la fine della propria esistenza: una fine che possa essere dignitosa, umanamente sopportabile e soprattutto senza inutili ed atroci sofferenze.
        Uno degli obiettivi principali, quello di alimentare il dibattito sull’EUTANASIA nel nostro Paese, è stato sicuramente raggiunto: la nostra iniziativa si è però accentrata sul fatto di poter avere legalizzato, con una normativa di legge, il nostro TESTAMENTO BIOLOGICO o Living Will, come lo chiamano le altre associazioni consorelle di tutto il mondo.
        Ciò che chiediamo alla Politica è di riconoscere valore vincolante (legale) a questa dichiarazione della nostra volontà, che dovrà essere rispettata integralmente e che non potrà essere modificata da nessuno: questo nostro scritto sarà prodotto in una fase della nostra vita nella piena condizione di intendere e volere, sottoscritto da noi e convalidato da testimoni e con l’indicazione di un nostro FIDUCIARIO a cui fare obbligatoriamente riferimento per ogni decisione al nostro riguardo.
        Noi della EXIT-Italia vogliamo, attraverso la DICHIARAZIONE SUPPLEMENTARE, in calce al Testamento Biologico, terminare questa vita, se necessario, con il trattamento eutanasico per evitare qualsiasi tipo di ACCANIMENTO TERAPEUTICO, inutile e devastante, come estrema soluzione quando le terapie in atto non producessero alcun risultato positivo per la nostra salute. Noi non vogliamo aver la spina staccata per poi fare la fine di Terry Schiavo.
        La via che indichiamo attualmente, più breve e sicuramente pratica, è quella del SUICIDIO ASSISTITO come viene regolamentato in Svizzera, in attesa che la Politica faccia il suo dovere, e per questo abbiamo fatto un accordo molto importante con l’Associazione DIGNITAS di Forch (Zurigo).
        Tutti noi, quando lo avessimo deciso, potremo rivolgerci a loro con la sicurezza di poter essere accettati ed aiutati a lasciare la vita dignitosamente e umanamente: l’unico punto negativo sarà che dovremo morire … in esilio! Dovremo recarci all’estero, ma pensiamo che piuttosto di un muro di dolore è sempre meglio avere questa pur estrema soluzione.
        Noi della EXIT-Italia non potremo aiutarvi direttamente: sarete costretti ad agire per vostro conto recandovi alla DIGNITAS, ma vi daremo tutti i dettagli e le informazioni necessarie affinché possiate mettere in pratica la vostra decisione.
        Questa informativa, debitamente tradotta dal tedesco, che riportiamo nelle parti più significative, vuole mettervi in condizione di conoscere la DIGNITAS.
        Ringraziamo fin d’ora l’Associazione DIGNITAS ed il suo Presidente, l’Avv. Ludwig A.Minelli, per il grande apporto che ha voluto dare a tutti gli iscritti della EXIT-Italia.

EXIT-Italia
Il Presidente
Dr. Emilio Coveri
WWW.EXIT-Italia.it
011-7707126 TO
Torino, 9 marzo 2007

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