lunedì 27 febbraio 2012

LA STRADA E LA META di G. Tirelli





LA STRADA E LA META di G. Tirelli

“Baleniere come corazzate in assetto di guerra fanno strage di cetacei per saziare la sete di sangue di individui asserviti alla volontà del maligno.
Cacciatori per sport a bordo dei loro gipponi cromati, bardati di tutto punto, anfibi, tuta mimetica, fucile automatico, cartucciera “Rambo”…”

Oggi, tutto è stato stressato, compresso, pompato, umiliato. E questo non riguarda solo la sfera della nostra esistenza, ma tutto ciò con cui quotidianamente interagiamo e ci rapportiamo - sia che si tratti di lavoro, tecnologia comunicazione, affetti e alimentazione. Ogni cosa è stata piegata alla logica del “tutto e subito”, per soddisfare una perversa domanda globale di beni e bisogni effimeri nella maggiore parte dei casi, trasfigurati in vere e proprie patologie, dipendenze e pulsioni nevrotiche.
Per tenere testa a una tale richiesta di massa, il Sistema Bestia è stato in grado di coartare fino a cancellare quel processo temporale di formazione, maturazione, evoluzione delle cose, ritenendolo una imperdonabile perdita di tempo e quindi di profitto. Per tanto, tutti i danni prodotti alla qualità della nostra vita e all’ambiente nel suo complesso, sono il risultato ultimo della meccanizzazione e tecnicizzazione che sull’appagamento in “tempo reale” della spropositata domanda di consumi in atto, attua il suo piano di distruzione.

Tumori (oggi in aumento esponenziale) e infinite altre vergognose malattie, disturbi neurologici, infarti e allergie non sono che la logica conseguenza di una alimentazione alterata nei suoi processi vitali ed evolutivi. Una perversione dello stato di coscienza, indotta da una massiccia opera di propaganda, che si prefigge di snaturare ogni regola e principio biologico, in nome del risultato immediato e dell’interesse particolare.
Verdure, ortaggi e frutta fuori stagione che persistiamo a consumare durante l’anno come le voglie irreprimibili di una donna in cinta,  appartengono a quella categoria di beni ai quali è stato sottratto il loro naturale tempo di crescita, sovvertendone ogni regola e alterando le loro funzionalità con l’aggiunta di principi chimici e interventi di  manipolazione genetica.
Di fatto, questi prodotti, conservano solo l’aspetto, la forma dei loro fratelli originali, ma di tutte le caratteristiche organolettiche e nutrizionali non vi é traccia alcuna.
L’estinzione di migliaia di specie animali e vegetali nel mondo, non è solo relativa all’inquinamento del territorio, dell’aria e delle acque, ma è funzionale alla facilità e alla velocità di applicazione di tutte quelle macchine tecno/infernali messe sul mercato, che alla fatica fisica hanno sostituito l’azione necro/meccanica.
Quale civiltà, nella storia del mondo sarebbe mai stata in grado di mettere in atto quel piano di deforestazione di cui si sono macchiate le nostre moderne società? Motoseghe di ultima generazione sono in grado di abbattere alberi secolari che, in pochi secondi, passano  dalla vita verticale, alla morte orizzontale. Questa abissale sproporzione, si pone a paradigma di quella devianza e depravazione morale, etica e spirituale messa in atto dell’uomo iper/tecnologico.
Oceani, mari, fiumi e laghi, sono ridotti a latrine a cielo aperto, mentre una flotta di migliaia pescherecci armati fino ai denti, rastrellano i fondali marini sterminando ogni specie acquatica, animale e vegetale. Baleniere come corazzate in assetto di guerra fanno strage di cetacei per saziare la sete di sangue di individui asserviti alla volontà del maligno.
Cacciatori per sport a bordo dei loro gipponi cromati, bardati di tutto punto, anfibi, tuta mimetica, fucile automatico, cartucciera “Rambo” (che sembra stiano per avere uno scontro a fuoco con dei terroristi), scaricano la loro frustrazione sulle ultime specie viventi del pianeta, causandone l’inesorabile estinzione. Vorrei vederli armati di arco e di frecce e con cinque figli a casa da sfamare! Morirebbero di fame nel giro di qualche settimana.

Viviamo in un mondo al contrario, dove all’aumento vertiginoso delle possibilità, corrisponde un azzeramento delle motivazioni e dello scopo finale. Questa diabolica equazione ci dice di quanto inutile e nefasto sia tutto questo baraccone tecnologico che non è in grado di soddisfare e onorare le vere e ineludibili ragioni dell’uomo.
Le potenzialità della tecnologia sono direttamente proporzionali alla loro capacità intrinseca di annullare i motivi a cui erano destinate. Per tanto, a infiniti modi e tecniche per pescare e cacciare, coincide l’assenza di pesci e uccelli. E questo vale per ogni cosa! Possiamo avvalerci di tastiere avveniristiche e milioni di suoni, campionamenti e combinazione ritmiche, ma l’arte, l’ispirazione e la creatività, sono oramai defunte. Mezzi di comunicazione fantascientifici che ci permettono di comunicare in tempo reale con tutto il mondo, quando non abbiamo niente da dire, e la nostra sterile conoscenza, non deriva dalla somma delle esperienze personali, ma si limita a qualche notizia attinta dal grande mare della rete che facciamo nostre per ragioni, le più strampalate. Siamo ossessionati da squallidi programmi di intrattenimento e svago, giochi virtuali e affini, quando la gioia, la pace e l’appagante felicita non abitano più il nostro cuore e non vibra più alcuna corda. La becera pornografia, disseminata in ogni dove, condita nei modi più volgari, deprecabili e miserevoli, è oggi assurta a paradigma di un voyeurismo che al naturale e complice rapporto sessuale (liberatorio, gratificante e rigenerante) ha sostituito la più pratica e maneggevole, masturbazione forzata. E neppure i rapporti affettivi e sentimentali sono esenti da un tale maleficio!.
In questo modo ogni possibilità di essere consapevoli, felici, pacificati e appagati, ci è preclusa per sempre. Ergo, la soddisfazione in tempo reale di ogni nostro più turpe desiderio e bisogno, non può produrre che alienazione e sconforto.
E’ durante il tragitto che incontriamo noi stessi e sublimiamo i nostri veri bisogni - ed è sempre durante il cammino che li possiamo soddisfare. 
Il grande inganno si annida nella vana promessa di un risultato immediato (in tempo reale) tanto sbandierato dal Sistema Bestia: l’illusione, la chimera suadente e seducente che cela ad arte fra le sue ali il più ferale degli artigli.
Il valore della vita dunque, non consiste nel raggiungimento di una meta, ma nel percorso motivato (il durante) che ci spinge a dare un senso ad ogni giorno della nostra permanenza su questa terra. È attraverso il cammino, e in virtù di tutte di tutte le esperienze buone o cattive che nel  corso del viaggio incontriamo, gli ostacoli, le emozioni, i momenti di gioia e di pace, di angoscia e dolore, che modelliamo la nostra personalità e il carattere, e  acquisiamo consapevolezza e discernimento, affinando la capacità di decisione. In questo modo, e solo così, siamo in grado di conoscere e sublimare noi stessi per comprendere i veri bisogni del nostro essere.
Per tanto la meta non è che un utopia, un grossolano errore di valutazione, un falso culturale che ci allontana dal nocciolo della questione – la verità. Noi siamo la strada mentre la meta, non è che un miraggio.  

Gianni Tirelli      

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