SITUAZIONE RIVOLUZIONARIA IN
GRECIA
pubblicata da Marco Ferrando - Pagina Ufficiale il giorno lunedì 13 febbraio 2012 alle ore 22.25 ·
I NOSTRI COMPAGNI DELL'EEK IN PRIMA FILA NEGLI SCONTRI DI MASSA
IL KKE STALINISTA STA A GUARDARE IN DISPARTE
In Grecia si concentrano tutti i sintomi classici di una situazione obiettivamente rivoluzionaria.
1)Le classi dominanti non possono più governare come prima, coi vecchi schemi politici tradizionali ( alternanza tra Nuova Democrazia e Pasok): sono state costrette a ricorrere ad un governo d'emergenza di salute pubblica per cercare di imporre alle masse la ricetta massacrante della BCE . Ma oggi lo stesso governo d'emergenza è scosso da ripetute defezioni e contraddizioni ( abbandono di ministri, riduzione della sua base parlamentare, uscita dell'estrema destra del Laos). Non siamo alla disgregazione dell'esecutivo, che probabilmente terrà. Ma le nuove crepe scuotono una stabilità istituzionale che sembrava scontata e aprono varchi alla reazione popolare. Le prime contraddizioni apertesi nei corpi di polizia – dove un sindacato di categoria ha invocato l'”arresto della Troika”- indicano la profondità della crisi dello Stato greco.
2)Le classi dominate non possono più vivere come prima, sotto il peso di misure finanziarie insostenibili e di una disperazione sociale dilagante .Il movimento operaio e popolare, dopo varie oscillazioni, riprende la propria ascesa, come dimostra la riuscita plebiscitaria dello sciopero generale del 10/11/2, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Questa ascesa si carica, a sua volta, di una nuova radicalità di massa: gli scontri con la polizia davanti al Parlamento nella giornata di ieri non hanno impegnato, come a volte in passato, settori limitati e marginali, ma hanno coinvolto una massa grande di lavoratori, giovani, pensionati, che rivendicavano il proprio diritto ad occupare il Parlamento. Dentro la più grande manifestazione popolare che la Grecia abbia conosciuto dalla caduta della dittatura dei Colonnelli.
3)Le classi medie delle città e della campagna, impoverite dalla crisi, mostrano segni di crescente inquietudine e disagio. Lo sciopero generale ha visto, come mai in precedenza, la partecipazione di numerose categorie professionali del commercio, dell'artigianato, come dell'intellettualità e della cultura. Ciò riduce la base del consenso sociale del governo in un momento cruciale. E contribuisce a spostare i rapporti di forza a favore dei lavoratori.
Ma questa situazione non durerà a lungo. O sfocerà in una dinamica aperta di rivoluzione, con l'assalto al palazzo del governo e del Parlamento, sviluppando sino in fondo le potenzialità della giornata di ieri. O finirà col ripiegare nella rassegnazione e nell'abbandono, dopo un esaurimento infruttuoso di tante energie popolari. Questo è il bivio.
Proprio per questo diventa decisivo, come sempre, il fattore soggettivo: la direzione politica e sindacale del movimento operaio e popolare.
E qui vengono i problemi.
Nessuno degli stati maggiori del movimento operaio greco si pone sul terreno della rivoluzione. Tutti gli stati maggiori del movimento si pongono CONTRO la rivoluzione greca.
Le direzioni delle principali Confederazioni del settore pubblico e privato, di derivazione Pasok, e il sindacato controllato dal KKE stalinista ( Pame) hanno respinto la parola d'ordine dello “sciopero generale prolungato” sino al resa del governo, avanzata dai nostri compagni ( EEK), a favore di scioperi generali intermittenti: nei fatti hanno lavorato e lavorano in una logica di pressione sul governo, non di rovesciamento del governo. I ripetuti scioperi generali degli ultimi anni hanno sicuramente raccolto e rappresentato la rabbia dei lavoratori: ma non l'hanno trasformata nella forza, leva risolutiva dello scontro ( col rischio alla lunga di esaurire e disperdere energie preziose , senza frutto).
Sul piano politico gioca un ruolo disastroso e controrivoluzionario il KKE stalinista. Non ingannino i suoi striscioni di propaganda affissi sull'Acropoli o le sue parole d'ordine apparentemente radicali “contro i capitalisti e i banchieri”. Un conto è l' evocazione dell'immagine, un conto è l'azione concreta nella lotta di classe. Il KKE agisce contro la rivoluzione. Non solo si oppone alla sciopero prolungato, ma divide abitualmente il fronte degli scioperi e delle manifestazioni di massa, organizzando sistematicamente “proprie” iniziative separate. Non solo si sottrae ad ogni scontro di massa con l'apparato dello stato, ma è giunto a difendere con propri servizi d'ordine i palazzi del Parlamento contro la gioventù ribelle ( sempre calunniata come massa di “agenti provocatori”) e contro la rabbia popolare. Ieri, nella più grande battaglia di massa tra popolo e Stato degli ultimi 40 anni in Grecia, il KKE si è tenuto religiosamente lontano dagli scontri come osservatore distaccato: sottraendo alla forza d'urto della piazza energie potenzialmente decisive ( Salvo appendere il solito striscione ad uso telecamere in cui invita a insorgere...gli altri popoli d'Europa).
La nostra organizzazione del EEK- che ha raddoppiato i propri militanti negli ultimi due anni tra i lavoratori e i giovani – è l'unico partito che in Grecia si pone sul terreno della rivoluzione. L'unico che rivendica lo sciopero ad oltranza, pone la necessità dell'autorganizzazione democratica dei lavoratori e del popolo, indica il governo dei lavoratori quale unica reale alternativa. E soprattutto l'unico che agisce in questa direzione. Non a caso ieri, mentre il KKE guardava da lontano col binocolo, i nostri compagni erano in prima fila nella battaglia di strada e di piazza, al fianco di migliaia di giovani combattenti, con la parola d'ordine dell'assalto al Parlamento e del potere operaio. Certo, EEK è ancora lontano dal disporre della forza sufficiente per dirigere il movimento di massa. Ma è l'unico partito che la rabbia popolare oggi merita. L'unico su cui può contare il futuro della rivoluzione greca e la giovane generazione di Piazza Syntagma.
Per questo,il PCL saluta con orgoglio i propri compagni greci. E farà del loro esempio una leva di costruzione del partito della rivoluzione in Italia.
Marco Ferrando
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