venerdì 23 marzo 2012

FINE DELL’APPARIZIONE


FINE DELL’APPARIZIONE   di G.Tirelli

L’uomo, come tutte le altre forme di vita, non è che un’apparizione.
I dinosauri non si sono estinti per i motivi astrusi che ci vanno raccontando, ma semplicemente perché il loro tempo era scaduto, e il sipario si era chiuso sulla fine dell’ultimo atto della loro commedia.
Le varie forme di vita, appaiono in un determinato momento per poi, più tardi, estinguersi – autosopprimersi.
Questo processo, io lo chiamerò: “LOGICA DELL’INFINITO”.


Così, una nuova forma di vita si sostituisce a quella che scompare, e il Grande Inventore Supremo attua, in questo modo, il suo inderogabile disegno.
Presto l’uomo si estinguerà, e non per una fantasiosa meteorite o quale altro apocalittico accadimento, ma per il solo fatto di essere giunto al termine della sua corsa: per avere consumato la sua apparizione.
Ciò che sta accadendo oggi sul nostro pianeta (inquinamento, deforestazione, deriva etica e morale, ecc..) altro non sono che i segnali inderogabili e inequivocabili di una imminente catastrofe umanitaria. Nessuno può fermare questo processo, essendosi lo stesso innescato per un Volere superiore che deve ottemperare a regole e logiche, oltre ogni comprensione umana: logiche e regole tese ad armonizzare, equilibrare e compensare gli sbilanciamenti prodotti dalle stesse forme di vita.

Nel “Tutto Universale” i concetti trascendono da ogni giudizio di “superiore e di inferiore”, di “bene e di male”, di “vita e di morte”, ma si attestano a fenomeni di “causa/effetto”, imputati alla gestione organizzativa di quel puzzle perfetto che, dall’origine, ha codificato ogni tessera dentro il suo spazio ideale.
Per tanto, l’individuo umano, non può accampare alcun merito, capacità, o particolare intelligenza che non siano le stesse espresse da una zecca, da un filo d’erba o da un batterio. L’uomo terrestre, non è una “condizione senza la quale..”, ma oggi, corpo estraneo che destabilizza l’ordine delle cose. E così com’è venuto se ne andrà, per permettere alla natura di riappropriarsi delle sue ragioni.

Immaginiamo il pianeta terra, come una delle infinite cellule del sistema universo, vista al microscopio, dall’occhio di un attento e scrupoloso ricercatore proiettato nello spazio. Noterà immediatamente che, a differenza delle altre cellule, la terra, presenta alcune evidenti anomalie e patologie di natura iperplasica e ipertrofica. Una disfunzione che sta mettendo a serio rischio la sua sopravvivenza. Ad una prima e sommaria osservazione, lo scienziato si limiterà a constatare la presenza di un sostanza semisolida e appiccicosa di colore grigiastro, prodotta dalla cellula in questione (la terra) e che, la stessa, non é più in grado di sintetizzare. Questo elemento, in precedenza estraneo, si accumula sul tessuto connettivo della cellula, alterandola in maniera strutturale e irreversibile e comportando la perdita di qualsiasi funzione vitale. Il nostro ricercatore ipotizza che, diversamente da un tempo, si sia prodotto nella cellula un difetto di funzionamento (corto circuito, intoppo), del suo processo primitivo.
Questo incidente di percorso, ha compromesso irrimediabilmente la sopravvivenza della cellula che, in virtù di un intrinseco e necessario processo di necrosi, cercherà di auto sopprimersi, previa il rischio di contaminazione delle altre cellule.
Ad un più attento esame, il ricercatore individuerà poi, un congruo numero di elementi oblunghi, con due appendici alla base della loro estremità e una rotondità alla sommità e che, intuisce, possano rivelarsi i virus responsabili di una tale patologia; l’uomo.
La sostanza appiccicosa e grigiastra, individuata dal ricercatore e riportata alla nostra realtà quotidiana, rappresenta tutta quella montagna di rifiuti industriali, tossici, cancerogeni e radioattivi che, il nostro sistema economico, rigurgita sul pianeta, 24 ore su 24. L’uomo, é il paradigma del virus letale.
Il pianeta terra che, per rendere più comprensibile a tutti, ho trasfigurato in cellula, non va interpretato come metafora ma (fatte le debite proporzioni), come paradigma assoluto del rapporto che esiste fra la causa dei nostri comportamenti e l’effetto sulla nostra realtà. E questo, vale in assoluto per qualsiasi cosa.
Se al più presto, non saremo in grado di riconvertire le nostre abitudini (e non lo siamo), in altre più consone, compatibili e pertinenti la vera natura dell’uomo, e liberarci per sempre da tutte quelle dipendenze e debolezze che alimentano il Sistema Bestia e il suo potere, saremo gli ignari spettatori e i testimoni oculari della più grande tragedia dell’umanità. Fine dell’apparizione!

Gianni Tirelli

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