L’UOMO DIO DI
SE STESSO! di G.Tirelli
- Arbitrio:
piena facoltà di scelta nel giudicare e nell’operare da parte del soggetto.
- Libero
arbitrio: la possibilità propria dell’uomo di fare o non fare qualcosa,
“decidendo liberamente”.
Ecco, io credo
che l’arbitrio sia il mistero dei misteri e la spiegazione sopra riportata dal
Devoto-Oli (per dovere di sintesi e del tutto legittima), riduce il concetto di
“arbitrio” ad un fattore comportamentale che definirei, tecnico.
Il Grande
Enigma sta proprio in quel, “decidendo liberamente” – ma liberamente da cosa?
Se tutti gli
altri, in un modo o in un altro, intervengono nel condizionare le nostre
scelte, possiamo noi ritenerci i soli responsabili dei nostri comportamenti?
E’ pensabile
che l’anima e la coscienza (come per la genetica), siano soggette a
condizionamenti di natura ereditaria?
E sulla base
di una tale supposizione, gli individui, non cesserebbero di ritenersi
responsabili dei loro atti?
Nessuno, a
questo punto, potrebbe “decidere liberamente” ne, tanto meno, essere accusato
di qualcosa.
Mai e poi mai
potrebbe, inoltre, esistere un tribunale super partes in grado di addivenire ad
un giudizio inequivocabile e assoluto.
Se le cose
fossero in questi termini, l’umanità sarebbe avvolta dentro un relativismo
totale e schiacciante e il caos regnerebbe imperturbabile.
Di fatto poi,
le cose sono ben diverse; la terra gira sempre intorno al sole e l’alba, si
alterna al tramonto con una precisione disarmante. I fiori ritornano a
sbocciare a primavera e l’acqua a scorrere verso il mare.
Anche dentro
di noi, nonostante il relativismo dilagante che caratterizza le nostre moderne
società consumiste, questo meccanismo continua a funzionare perfettamente e
autonomamente. Possiamo ribellarci al Disegno Supremo, contrastarlo,
dimenticarlo e provare in tutti i modi a rimuoverlo, ma lui, imperituro, non
cesserà mai di essere.
Questa é la
legge e queste sono le regole inviolabili.
Per un tale
motivo, la coscienza, saprà sempre distinguere il giusto dall’iniquo e la
verità dalla menzogna. Anche l’uomo più insensato e diabolico di questo mondo,
dovrà sempre sottostare a questo dogma e, volente o nolente, piegarsi al suo
volere.
Da tutto ciò
sopra esposto, possiamo facilmente comprendere (per poi dedurre), che non
esiste alcun Dio sopra di noi, giudice assoluto delle nostre azioni che, nella
condanna e nel perdono, esercita sua funzione di Parametro Inquisitore e
misericordioso ma, che quel Dio, è la sublimazione del nostro arbitrio e la
proiezione immaginifica di un’entità astratta addotta ad attenuante e causa
primaria di ogni cosa.
Ecco perché,
il giudizio sull’uomo non contempla condoni di sorta e prescinde da ogni
personale condizione! Essendo ogni uomo Dio all’origine, non gli è concesso di
demandare ad altri le sue responsabilità, essendo lui stesso, quel Dio. E’
l’uomo il giudice di se stesso; si assolve e si condanna, si commisera e si
esalta. Se il verdetto che l’uomo, nella sua doppia veste di giudice supremo e
imputato, non corrisponde, o non è il risultato di una oggettiva, consapevole valutazione
della realtà dei fatti, l’uomo, dicevo, pagherà con il dolore il prezzo della
sua codardia esistenziale.
L’uomo é Dio
di se stesso in quanto unico e solo parametro imputato a decidere
arbitrariamente, della sua salvezza e della sua sconfitta.
Solo così,
nonostante il limite della parola (che non è, che l’ombra della verità
inespressa), siamo in grado di comprendere il senso della frase: “Decidendo
liberamente” e interpretarla correttamente nel suo significato più nascosto e
remoto.
Del resto, le
parole, non sono di alcuna utilità se la passione della conoscenza e della
verità non abitano il nostro cuore. E’ nella comprensione muta del mistero che
la verità si spoglia da ogni pregiudizio e incomprensione per aprirsi nuda al
cospetto della nostra anima e, nella spiegazione didattica, che relativizza la
sua natura divinatoria e ogni suo presupposto di giustizia.
Gianni Tirelli
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