MERDA
D’ARTISTA di G.Tirelli
“Se vi è mai
capitato di visitare una di queste “singolari” mostre d’arte moderna (che sia
di pittura, scultura o altro), vi sareste trovati di fronte ad un indecente
spettacolo di relativismo creativo (un vero delirio di elucubrazioni) che,
sull’incapacità del visitatore di dedurne una qualsiasi motivazione e guizzo di
genio, accredita il suo significato ultimo: il Nulla!”
La necessità
di definire “moderna”, l’Arte dei nostri giorni, ha lo scopo e l’intento di
volere sdoganare “un qualcosa” che, con l’arte (intesa nel suo più autentico
significato) non ha nulla da spartire, ma ne è il suo esatto opposto e, in
netta antitesi con tutto ciò che la stessa si è sempre prefissa: onorare e
rendere omaggio alla bellezza e all’armonia. L’Arte, nel suo significato
più ampio, comprende ogni attività umana (svolta singolarmente o
collettivamente), che porta a forme creative di espressione estetica poggiando
su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo
studio, dal sacrificio e dall’esperienza. L’arte è ispirazione, intuizione e
genio ma, l’artista, è impegno, fatica e sudore – il dolore é il collante di
tutto questo.
Nella sua
accezione odierna, l’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere
supposte emozioni per cui le espressioni artistiche, pur puntando a trasmettere
“messaggi”, non costituiscono un vero e proprio linguaggio, in quanto, non
hanno un codice inequivocabile condiviso tra tutti i fruitori, ma al contrario
vengono interpretate soggettivamente, relativizzandone il giudizio. Alcuni
emeriti filosofi e studiosi di semantica sostengono con convinzione che esista
un linguaggio oggettivo che prescinda dalle epoche e dagli stili e che dovrebbe
essere codificato per poter essere compreso da tutti, pur se gli sforzi per
dimostrare questa affermazione sono finora stati infruttuosi. E’ non c’è da
stupirsi!!!
Del resto,
tutto ciò che é definito “moderno”, sia che si tratti di architettura, di
musica, di pittura o di scultura, di cultura, di guerra o, della nostra stessa
vita, non é che la somma di quello scempio di valori evidente a tutti, che si è
accanito sulla nostra quotidianità, azzerandone la sua qualità e ogni
riedificante anelito di bellezza e di felicità. La stessa “storia moderna”
non è stata altro che un sistematico susseguirsi di tragedie e di violazioni,
di catastrofi e allucinazioni, risultato ultimo di quella “moderna scienza”
che, sulla profanazione dell’impianto etico, la mistificazione e la licenza, ha
suggellato e coronato il suo perverso progetto di omologazione e di paura.
L’aria tossica
delle nostre città, la contaminazione delle acque, il dissesto idro/geologico
del territorio, tutta quella marea di rifiuti pericolosi dispersi e riversati
in ogni dove e, più in generale, la catastrofe ambientale, sono i frutti
velenosi di un Sistema perverso che, in funzione e in ragione di questa subdola
“modernità”, ha privato gli individui di ogni loro capacità critica,
personalismo e slancio rivoluzionario.
L’arte come
tale e, in quanto tale, non si spiega e non si traduce; fugge ogni tempo, non è
oggetto di mercimonio, ne strumento di indulgenza ascritto a sdoganare l’orrore
e le oscenità di una realtà in putrefazione, per poi ergersi ad espressione intellegibile di
ispirazione e creatività.
Ma è proprio
attraverso quello strambo linguaggio, per brevità definito “concettuale”, che
l’arte moderna intende spiegare i motivi di una tale degenerazione per poi
affermarne la sua validità. Diversamente, niente di questo luna park
dell’obbrobrio, discarica di pulsioni necrofile, avrebbe un senso e un
significato, oltre alle ragioni addotte dallo stesso autore (per brevità,
artista) che, con uno sforzo sovrumano e una capacità di auto/convincimento
fuori dal comune, intravede nella sua “opera”, uno di quei supposti messaggi
che, oltre a lui, solitamente, non scorge nessuno. Per tanto, queste nuove
espressioni dell’arte, sono obbligatoriamente accompagnate da un libretto
esplicativo sulle finalità dell’artista, il più delle volte sconosciute anche
al medesimo.
Se vi è mai
capitato di visitare una di queste “singolari” mostre d’arte moderna (che sia
di pittura, scultura o altro), vi sareste trovati di fronte ad un indecente
spettacolo di relativismo creativo (un vero delirio di elucubrazioni) che,
sull’incapacità del visitatore di dedurne una qualsiasi motivazione e guizzo di
genio, accredita il suo significato ultimo: il Nulla! Un vero ed
esaustivo trattato di psichiatria contemporanea, esposto in bella vista a
beneficio dei tanti, dove tutto è concesso e tutto è possibile; dove la vanità
si mescola ad una pretesa intellettualità e, l’indecifrabile messaggio
subliminale intrinseco all’opera, con lo stupore interdetto degli
astanti. Un luogo infernale dall’atmosfera glaciale, dove orde di critici
e fanatici, si sperticano in dotte disquisizioni e dissacranti citazioni, per
conferire a quello spazio limbico, una sua dignità, un suo scopo e una ragione.
Ma la ragione e con lei la bellezza, sono le sole che hanno disertato la festa.
Un Red Party dove tutto è concesso – dove ogni ubriacatura e sballo, licenza,
follia e menzogna, evaporano in un turbinio di parole vuote e dissonanti,
rimandando la comprensione, alle elucubrazioni di una soggettività priva e
privata di alcun fondamento culturale, supposto canono estetico, e principio
etico.
Del resto,
l’etica (se mai ancora qualcuno ne apprezzi il significato ) è il terreno di
coltura di ogni espressione umana, che sia pratica o creativa, che si pone come
confine invalicabile oltre il quale, tutto trasfigura il licenza, profanazione
e turpitudine e, ogni sentimento di autentica bellezza, soccombe sotto la scure
della violazione, dell’inettitudine e di un narcisimo frustrante e
paranoide. Così, allo stesso modo, la conoscenza “moderna” fa il suo
ingresso nella storia, parallelamente e congiuntamente alla rivoluzione
industriale.
Il fine
giustifica i mezzi se, il risultato ottenuto, non mette a repentaglio o va a
sacrificare i diritti degli altri (in termini di qualità della vita, di
libertà, di giustizia, bellezza e uguaglianza), e insultarne l’intelligenza.
Gli scopi,
della “moderna scienza e conoscenza”, procedono nella direzione opposta:
interesse particolare, potere e privilegio. L’autentica passione per la
conoscenza (che attinge le sue ragioni in un concetto di bene comune), ha
trasfigurato la sua originaria funzione, in curiosità maniacale, effimera
vanità, arsura di potere e facile profitto. La modernità, in tutte le sue
espressioni, è una lista infinita di ipotesi e congetture, mercificate e
propagandate, come miracolose e miracolistiche. I risultati sono effimeri e
momentanei e, la sua potenzialità distruttiva, é reale e non opinabile. La
moderna conoscenza scientifica (come esempio) è una dimostrazione di
illusionismo applicato alla realtà, che gioca sulla percezione falsata della
gente. I suoi effetti devastanti, sono sotto gli occhi di tutti.
L’arte
“concettuale” (così definita a mero fine commerciale), è qualunque espressione
artistica in cui i concetti e le idee espresse siano più importanti del
risultato estetico e percettivo dell’opera stessa. Un bel giochino davvero!!!
Il movimento artistico che porta questo nome si è sviluppato dagli Stati Uniti
d’America (un classico di società relativista) a partire dalla seconda metà
degli sessanta. Anche la Minimal Art (Minimalismo) ebbe origine
negli Stati Uniti e fu contraddistinta dalla produzione di grandi
strutture geometriche ingombranti, cromaticamente inquietanti e ispirate a
fredde modalità puramente costruttive che privilegiavano una fruizione di
stampo razionalistico e relativistico, priva di concessioni all’empatia o allo
stesso godimento estetico.
Gli
impacchettamenti del bulgaro Christo, artista proveniente dal Nuovo Realismo,
fino agli interventi spettacolari dell’americano Walter De Maria (come The
Lightning Field del 1977), fino alle passeggiate dell’inglese Richard Long,
sono un esempio esaustivo di quanto l’arte moderna, si sia posta a paradigma di
quella catastrofe umana, ambientale e di valori che sta caratterizzando la
nostra epoca.
La “Merda
d’artista” è il titolo di un’opera dell’italiano Piero Manzoni. Il 21 maggio
1961 l’autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di conserva, ai quali
applicò un’etichetta con la scritta «merda d’artista». Manzoni mise in vendita
i barattoli di circa 30 grammi ciascuno ad un prezzo pari all’equivalente in
oro del loro peso. La creazione non mancò di suscitare un morboso interesse
escrementizio, sia a causa della radicale rottura con la tradizione artistica
del tempo che per l’evidente segnale di degenerazione e decadenza dell’arte
moderna.
Così si é
espressa la critica: “L’opera, intende alludere con ironica metafora
all’origine profonda del lavoro dell’artista, in senso più vasto dell’uomo che
creativamente produce!!! E’ stato sottolineato anche un lato poetico, quello della
cessione da parte dell’artista di una parte di sé, in senso ironico. L’idea che
un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica, per
qualsiasi sua opera che crea, anche le più scadenti e banali!
“Encomiabile!!! Attualmente i barattoli sono conservati in diverse
collezioni d’arte in tutto il mondo (ad esempio l’esemplare numero 4 è esposto
alla Tate Modern di Londra ed il barattolo 80 è esposto nel nuovo Museo del
novecento di Milano) ed il valore di ciascuno di loro è stimato intorno ai
30.000 e 50.000 euro.
Il mondo
insensato della nostra epoca, che al più presto, la storia dell’uomo si
appresterà a rimuovere e occultare (perché incapace di accettare e affrontare
la vergogna prodotta dal mercimonio della sua anima, con il maligno), esula da
ogni concetto di evoluzione e involuzione, per attestarsi come elemento di
stagnazione degenerativa: la “modernità”.
La scienza
moderna, l’arte moderna, la cultura moderna e in sintesi, la vita moderna
(definite tali così da poterne giustificare, aberrazioni, incapacità e
indolenza – ma più ancora, il confronto con la verità originaria), sono le
metastasi delle società liberticide e relativiste che, sul consumismo fast food
e nel profitto ad ogni costo (parametro principe e fine ultimo di ogni azione
umana), sono oggi espressione di vuotezza, omologazione e squilibrio.
Gianni Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento