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Roberto Saviano è un «paglietta»: parola di Antonio Gramsci
MARZO 8, 2012
Antonio Gramsci identificava la formazione di un particolare ceto di intellettuali che definiva «pagliette» o «pennaioli». Si trattava di personaggi incorporati nelle classi dirigenti meridionali, con particolari privilegi “giudiziari”, impiegatizi, ecc., in modo che lo strato che avrebbe dovuto organizzare il malcontento meridionale diventava uno strumento della politica settentrionale, un suo accessorio “poliziesco”.
Sembra la fotografia spiccicata della funzione svolta da un certo Roberto Saviano, l’odierno pennaiolo di Repubblica, il velinaro dei Ros, lo scrivano del giustizialismo meridionale recentemente cimentatosi in un’ardua recensione di un discutibile saggio (vedremo prossimamente perché) di Alessandro Orsini (che i lettori di questo blog già conoscono) intitolato, Gramsci e Turati. Le due sinistre(Rubettino)
Antonio Gramsci
Sul Risorgimento, Editori Riuniti 1967
Il Mezzogiorno era ridotto a un mercato di vendita semicoloniale, a una fonte di risparmio e di imposte ed era tenuto «disciplinato» con due serie di misure: misure poliziesche di repressione spietata di ogni movimento di massa con gli eccidi periodici di contadini, misure poliziesche-politiche: favori personali al ceto degli «intellettuali» o «pagliette», sotto forma di impieghi nelle pubbliche amministrazioni, di permessi di saccheggio impunito delle amministrazioni locali, di una legislazione ecclesiastica applicata meno rigidamente che altrove, lasciando al clero la disponibilità di patrimoni notevoli, eccetera, cioè incorporamento a «titolo personale» degli elementi più attivi meridionali nel personale dirigente statale, con particolari privilegi «giudiziari», burocratici, eccetera. Così lo strato sociale, che avrebbe potuto organizzare l’endemico malcontento meridionale, diventava invece uno strumento della politica settentrionale, un suo accessorio di polizia privata. Il malcontento non riusciva, per mancanza di direzione, ad assumere una forma politica normale e le sue manifestazioni, esprimendosi solo in modo caotico e tumultuario, venivano presentate come «sfera di polizia» giudiziaria. In realtà a questa forma di corruzione aderivano sia pure passivamente e indirettamente uomini come il Croce e il Fortunato per la concezione feticistica dell’unità. [...]
È l’aprile del 1907 quando viene varata la corazzata Roma ed in quell’occasione fanno mostra di sé i cappelli estivi. La paglietta è una gloria italiana visto che l’industria della paglia è attiva in Toscana fin dal Settecento. Si chiamava anche magiostrina perché la si indossava a partire dal mese di maggio e veniva dismessa tassativamente al tempo della vendemmia ancorché il clima fosse mite. Ma questo cappello rigido, di forma ovale e fondo piatto, trova la sua consacrazione artistica nei dipinti degli impressionisti francesi: Renoir e Manet ci rimandano le immagini dei signori di inizio secolo che vanno in barca sul fiume e frequentano i locali all’aperto indossando appunto quella che chiamano canotier.
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