IL
PRINCIPIO DISTRUTTIVO DELL’ORDINE DELLE COSE ...di G.Tirelli
Era
il 2017 e il pianeta terra stava morendo per sempre, schiacciato
dall’arroganza, dall’arsura di potere di “quattro stronzi” e dall’infamia di
una moltitudine infinita di servi. Gli “stronzi” erano stati tutti impiccati e
tutti i servi, arrostiti sopra gigantesche graticole poste al centro di
infinite piazze in tutto il mondo, un tempo chiamato civile.
Gli
stronzi in questione, appartenevano alla specie “topominide”, che si credeva
estinta.
Brevi
cenni biografici sui topominidi.
Dopo
milioni di anni di segregazione nelle profondità della terra, i topominidi sono
risaliti alla luce (si ipotizza la loro comparsa durante i primi anni trenta), forse
attraverso i profondi fori prodotti dalle trivellazioni, per poi rintanarsi
nelle fognature, e da li fino a noi. I due particolari morfologici più
evidenti, che caratterizzano il topominide, sono: la bassa statura e le due
grandi orecchie, ma per tutto il resto, condividono con gli umani, gli stessi
caratteri somatici, con i quali, in seguito, si accoppiarono, dando origine ad
una nuova specie idiotopomorfa.
L’ideologia
topominide, è finalizzata alla distruzione sistematica di ogni cosa, che abiti
il suolo terrestre. Fino a pochi anni prima, rivestivano le più alte cariche
del potere, politico, economico, militare e mediatico. Il loro fine ultimo è la
vendetta; contro gli uomini, per invidia, e contro il Dio Creatore, per avere
loro negato ogni capacità cognitiva e, in fine, per averli relegati
all’origine, al confine con gli inferi nel sottosuolo terrestre. Non hanno una
pur pallida idea di cosa sia la gioia e il dolore, il passato e il futuro, il
bene e il male ma, come automi, si muovono meccanicamente dentro un presente
immobile, alimentando il loro essere, di acredine, invidia, di menzogna e
maldicenza. Non possono essere definiti, diabolici, essendo stata a loro
negata, anche la più elementare forma di intelligenza. L’arma letale di cui
sono in possesso, è relativa ad un livello di ignoranza fuori dal comune, che
li rende fieri, orgogliosi ed intraprendenti, e una capacità di mentire,
straordinaria, affinata a tal punto, da essere contrabbandata per verità.
Queste
due prerogative, unite insieme, hanno dato vita ad una reazione a tal punto
devastante, nel cuore e nella mente degli umani che, ben presto, persero per
sempre ogni forma di consapevolezza, di capacità critica e di buon senso:
l’Incantatrice poi, fece il resto.
All’inizio,
il mondo occidentale li aveva sostenuti ed acclamati come i nuovi benefattori del
moderno Sistema Potere, credendo alle lusinghe e alle promesse di felicità e
immortalità.
Ben
presto - ma troppo tardi - gli uomini compresero di essere stati ingannati e fu
allora, che una rivolta senza quartieri, esplose in tutto il mondo. Ma i giochi
oramai erano fatti, e nulla si poté più salvare; solo la rabbia, la
frustrazione e la vendetta trovarono il degno riscatto dentro quel massacro
infernale, fra crudeltà inenarrabili, dolore, lamenti e fiumi di sangue. Era il
2015, e fuoco e macerie, coprivano la terra. J.T
_______________________________________________________________
L’inferno,
solitamente identificato con un mondo oscuro dominato dalle fiamme e dalle
tenebre e sotterraneo, è collegato all’operato del Dio e della creatura
superiore che ha originariamente introdotto nella Creazione l’errore, la
menzogna, il peccato, e, in definitiva, “il principio distruttivo dell’ordine
delle cose”. Tale creatura superiore si identifica nel diavolo – nella divinità
del male. Il paradiso, diversamente, indica un luogo di piacere finale, sereno
e non soggetto al trascorrere del tempo caratterizzato da pace e felicità.
Questa
differenziazione di merito fra le due dimensioni metafisiche (distinzione
relativa, alla loro diversa funzione), non è casuale ma, terribilmente
profetica, individuando nel sottosuolo terrestre (inferno - posto in basso) la
causa della nostra condanna, mentre, nella zona aerea celeste, le ragioni,
della nostra salvezza.
Per tanto, l’errore (o peccato originale), che ha
innescato questo processo degenerativo della coscienza umana, si consuma agli
albori della Rivoluzione Industriale quando, in virtù delle nuove invenzioni e
dell’Energia necessaria al loro funzionamento, l’uomo (in maniera del tutto
innaturale) ha rivolto la sua attenzione alle profondità della terra, mettendo
così in atto quell’opera di profanazione e di violazione che, in seguito, ne ha
determinato la sua condanna.
Se
siamo in grado di dare un’interpretazione logica, corretta e conseguente alla
narrazione biblica riguardo a questo tema, possiamo dedurne il suo significato
più remoto: l’Energia profonda è di natura maligna e quindi distruttiva,
l’Energia alta, è di natura divina, creatrice e salvifica. L’inferno quotidiano
che, oggi, sta divorando i residui barlumi di felicità e di speranza di
un’umanità smarrita (defraudata da ogni principio etico e morale e avvolta
dalle tenebre di una persistente paura esistenziale), è l’ovvia conseguenza
indotta dal superamento dei ragionevoli limiti, fuori dai quali, ogni felicità trasfigura
in orrore. Questa subdola “modernità “ne è la conferma inopinabile – la prova
del nove che prescinde da ogni altra considerazione.
Petrolio,
gas, carbone e minerali/materiali radioattivi che, come in preda ad un’arsura
nevrotica abbiamo sottratto senza sosta al sottosuolo terrestre, sono la
rappresentazione iconografica dello “sterco del Diavolo”, in cambio del quale
abbiamo barattato la nostra anima e il futuro delle nuove generazioni.
Abbiamo
scoperchiato il “vaso di Pandora” e liberato quella maledetta energia, che la
Volontà creatrice aveva da sempre sotterrato e imprigionato sotto i nostri
piedi.
Così
ogni cosa è stata contaminata e violata; ogni acqua, ogni terra e ogni aria. Il
cuore dell’uomo si è incenerito sotto la luce rovente della modernità e, le
passioni, i sogni, i sentimenti, atmosfere ed emozioni, si sono dissolte come
fumo nel vento. Avremmo dovuto rivolgere il nostro sguardo al cielo,
sull’esempio delle grandi e illuminate civiltà del passato, e seguirne il
cammino intrapreso, con la necessaria umiltà, deferenza e il dovuto timore.
La
Rivoluzione Industriale, si è presto trasformata in una rovente fucina dove,
Satana in persona, a forgiato a sua immagine e somiglianza, l’originaria natura
umana, depotenziandola da ogni slancio creativo e passionale.
Il
problema dell’uomo “moderno” sta nell’ordinamento sociale non adeguato alle sue
reali e naturali potenzialità e aspirazioni, negandone così la sua autenticità
e lo scopo.
È interessante la conclusione di Erich Fromm quando afferma che,
così come esiste una “follia a due”, esiste anche una “follia a milioni”. Il
fatto che milioni di individui condividano gli stessi vizi non fa di questi
delle virtù e quindi, nel caso, milioni di persone condividono la stessa
società e le stesse patologie.
Una società sana deve insomma sviluppare quelle
condizioni che possano promuovere la salute mentale e quindi favorire
prospettive, progetti ed obiettivi, sostenendo la tendenza dell’uomo ad amare i
propri simili, anziché creare condizioni di divisione e di competizione.
L’aggressività
maligna, è quella pulsione irrefrenabile che induce alla spinta distruttiva,
ben spiegata, da Fromm, nell’atteggiamento del sadico, il cui desiderio è
trasformare una persona in un oggetto, in un elemento di possesso, su cui
esercitare la propria volontà dispotica e oppressiva. Per il sadico,
l’annientamento dell’altro, è la gioia più grande che va oltre il piacere di
infliggere sofferenza. In quest’ottica si delinea quindi, quello che Fromm
definisce, un atteggiamento necrofilo dove, la tendenza di vita (insita nel
biofilo) viene progressivamente ridotta fino a farla diventare inanimata;
questo amore e questo tendere verso l’inanimato viene definito da Fromm,
necrofilia.
Quello che emerge dall’analisi di Fromm è che l’aggressività e la
distruttività umana risentono delle condizioni ambientali in cui l’individuo
nasce, cresce, matura e, della struttura, del sistema sociale stesso. Da qui le
risposte potenziali sono due: la prima è la sindrome alla vita; ma quando
l’uomo viene soppresso, frustrato e alienato, l’altra risposta che è in grado
di dare, è di tipo distruttivo, regredendo verso stadi inferiori e volgendo
alla necrofilia che porta inesorabilmente alla sindrome che ostacola la
vita.
Lo stesso “Futurismo” si offre all’era elettromeccanica e aderisce alla
storicizzata avversione, di stampo “barocco”, verso una “natura” naturale in
trasformabile. Sarà proprio l’amore incondizionato verso la natura artificiale
(in qualche modo privata dei suoi attributi vitali), a far insorgere, in uno
studio di Erich Fromm “Anatomia della distruttività umana” (assolutamente da
leggere!!), il sospetto che Marinetti, insieme ad altri famosi casi analizzati
come Hitler o Churchill, fosse affetto da tensioni necrofile.
La necrofilia
può essere descritta come l’attrazione per tutto quanto è morto, putrido,
marcio, malato; l’impulso volto a trasformare quel che è vivo in qualcosa di
non vivo; di distruggere per il piacere di distruggere, l’interesse esclusivo
per tutto quanto è puramente meccanico – la passione di “lacerare le strutture
viventi”.
Secondo
Erich Fromm la necrofilia si manifesta con l’amore per le macchine, per tutto
ciò che non è vivo – l’avversione per le persone, gli odori, i sapori, i
colori, e per tutto ciò che ricorda la vita.
La tecnica, che rappresenta la
base su cui poggia l’organizzazione dei sistemi industrializzati, è
strettamente legata alla spinta distruttiva della necrofilia. L’escalation
della capacità distruttiva delle armi e la possibilità di evitare il contatto
fisico con la vittima offerta dal progresso scientifico, rende profondamente
impersonale il dare la morte ad un altro essere umano, specialmente in caso di
guerra.
Fromm ipotizza il caso estremo di un soldato addetto a sganciare una
bomba nucleare da un aeroplano: la consapevolezza dell’atto di uccidere è quasi
inesistente, e la differenza fra la morte di una, dieci o un milione di persone
(non essendo percepibile dall’esecutore), non ha nessuna rilevanza; il compito
del soldato si riduce all’utilizzo corretto di una macchina (la macchina viene
servita), senza che scrupoli di altro genere interferiscano a livello della
coscienza.
Con la
“tecnicizzazione della distruzione” avviene la rimozione del “riconoscimento
affettivo completo per quello che si sta facendo” e perciò la sua
razionalizzazione.
All’interno della società di massa, la necrofilia subisce
una specie di evoluzione. La sua correlazione con le percezioni sensoriali
dirette come l’olfatto, il tatto, il gusto diventa sempre più modesta, fino a
scomparire del tutto. Gli interessi dell’uomo si trasferiscono da ciò che è
naturale, spontaneo, vivo ed umano, a ciò che è artificiale, meccanico,
divertente ma non gioioso. La sessualità diventa una capacità tecnica, i
sentimenti sono appiattiti e talvolta sostituiti col sentimentalismo.
Il
controllo assoluto dell’ambiente circostante, bramato dal necrofilo, finalmente
è raggiunto, grazie alla tecnica, ma esso si espande a tal punto da inglobare
la vita stessa dell’individuo, che a sua volta verrà controllato dalle macchine
da lui create. Il carattere distruttivo dell’uomo, assume dimensioni
planetarie, paradossalmente proprio per colpa dell’aumentare della sua
conoscenza tecnica. Una distruttività che non si limita al presente, ma che è
rivolta a un ipotetico futuro.
L’uomo
cibernetico sviluppa ulteriormente il suo narcisismo, diventando egli stesso
uno strumento per raggiungere il successo, e quindi, intensificando verso
l’interno, l’investimento libidico ma, allo stesso tempo, egli allarga il
proprio Sé, su una realtà solo virtuale (come diremmo oggi), su cui riversare
gli impulsi narcisistici.
Si instaura così un altro rapporto simbiotico di
dipendenza in cui, la madre dell’uomo non è più la natura, ma quella ‘seconda
natura’ che egli si è costruito; le macchine che lo nutrono e lo proteggono” –
un quadro perfetto della nostra realtà.
La
biblica mela che, in maniera subdola e seducente, il serpente demone offre alla
coppia Adamo ed Eva, venendo meno, così, ad un patto verbale stipulato con il
loro Creatore, è la metafora inequivocabile dei nostri tempi. Il mondo moderno,
è l’ovvio risultato della profanazione del mistero della vita, sulle cui basi
ha edificato il suo impero perverso fatto di menzogna, contraffazione, paura e relativismo.
Il mistero violato è paradigma di infedeltà verso l’impianto etico, e di
vanesio narcisismo di un Ego corrotto, che nell’incomprensione arbitraria del
Disegno Divino e delle attenuanti addotte, degenera, da peccato, in reato grave
per alto tradimento. Un peccato dunque imperdonabile che, per la sua unicità e
la straordinaria gravità, ha contemplato una pena esemplare e senza sconti. Il
bisogno di amore e di amare di Cristo, é certamente di natura divina, logico
risultato di una sensibilità sconfinata che, in ogni gesto, in ogni soffio di
vento e in ogni parola, poteva cogliere, leggere e interpretare in forma profetica,
futuri accadimenti, eventi e catastrofici mutamenti.
Questa
Energia che tanto esaltiamo e che contro ogni logica e ragionevolezza, vorremmo
imprigionare, imbrigliare per soddisfare debolezze, perversioni e dipendenze, è
il paradigma della fine di un’umanità snaturata, svuotata della sua originaria
essenza.
La
sola Energia di cui abbiamo bisogno, va ricercata nella nostra volontà, nella
forza, delle nostre braccia, nello spirito di solidarietà e nel comune buon
senso. Siamo privi di quella passione che, da sempre, ha motivato e
caratterizzato ogni azione umana, liberandoci dalla paura e riconciliandoci con
il mistero della vita.
Il futuro dei nostri figli, non risiede
negli inferi del sotto suolo terrestre, ma è li, sopra le nostre teste: nel
vento che accarezza le foglie degli alberi e nella sorprendente luce del sole
che riscalda i nostri cuori.
Gianni Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento