sabato 1 settembre 2012

DAL FRONTE SARDO


Giovedì 30 Agosto 
Con i lavoratori per il territorio
Con i minatori per il territorio!

Quella che viene considerata “la provincia più povera d’Italia” è una terra scavata, sfruttata, devastata. Il Sulcis ha 130.000 abitanti, ma soltanto un terzo di essi hanno un impiego, i restanti 90.000 circa sono disoccupati, cassintegrati, pensionati con figli e nipoti a carico.

E’ strano come improvvisamente ci si sia messi a parlare di crisi in un territorio da sempre in crisi, ed è strano come tutto sembri opera di mera fatalità… Ma la crisi, nel Sulcis come in Sardigna, altro non è che il frutto di scelte economiche colonialiste, atte a garantire il profitto per pochi e lo sfruttamento per tanti. E’ il rapporto che intercorre tra l’Italia e la sua colonia Sardigna.

Qui un tempo vivevano dalle fabbriche 6000 famiglie, oggi quello che rimane, oltre alla disperazione dei lavoratori, è il frutto di un’industrializzazione selvaggia, è il piombo nel sangue dei bambini, i fanghi rossi sulle coste, mentre i grandi imprenditori, dopo che si sono riempiti le tasche di finanziamenti pubblici, sono scappati col bottino.

Ma quale è stato il prezzo che il Sulcis ha dovuto pagare per un breve sviluppo ormai smantellato?
Tutti conoscono i fumi di acciaieria, pochi ne conoscono gli effetti reali: si tratta di un distillato di sostanze chimiche e metalli pesanti capaci di sviluppare tumori. Il cadmio, per esempio, è responsabile di tumori polmonari, vescicali e prostatici ed il Sulcis detiene il triste record europeo di rilascio di questa sostanza nelle acque. Il piombo danneggia praticamente tutti i tessuti, in particolare i reni ed il sistema immunitario. Gli studi epidemiologici dimostrano che c’è una relazione tra la presenza di piombo, nel sangue e nelle ossa, e le scarse prestazioni in prove attitudinali. Uno studio del 2009 afferma che, su un campione di 400 abitanti di Portoscuso, il 50% sarebbe affetto da disturbi alla tiroide. Il Sulcis è un territorio che l’Italia ha riempito di veleno.

Pochi giorni fa gli operai della Carbosulcis S.p.a, società della Regione Sardegna che gestisce la miniera di Nuraxi Figus, l’ultima ancora attiva in tutto lo Stato italiano, si sono calati in occupazione ad una profondità di - 400 m per reclamare il loro diritto al lavoro.
A Manca pro s’Indipendentzia è sempre stata al fianco dei lavoratori nelle loro lotte per la difesa e per i diritti sul lavoro ed esprime solidarietà incondizionata ai minatori oggi in lotta!
Essi, ingannati dai giochi di potere di politici e sindacati italiani, reclamano l’attuazione del progetto “Sotacarbo”, promosso nel 2008 da Soru. Il progetto consterebbe nella produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio sotteraneo di Co2 . Ma nascondere il veleno sotto terra non è produrre energia pulita, è produrre energia intossicando un territorio! Infatti, ad alte concentrazioni ed in caso di esposizione prolungata, si possono avere seri problemi respiratori e, nei casi più gravi, asfissia. Se per un qualunque motivo o incidente si dovesse improvvisamente liberare dal sottosuolo l’anidride carbonica accumulata, le popolazioni di interi paesi verrebbero soffocate in pochi minuti. Inoltre il processo non è affatto economico, anzi, i costi sono proprio proibitivi, per cui si rischierebbe di creare un’avvelenamento del territorio per favorire un’assistenzialismo non competitivo, e che sarebbe comunque a breve termine. Dopo 4-5 anni avremmo il Sulcis ancor più avvelenato, e ci sarebbero ancora più disoccupati di oggi!

Ma non ci basta dare solidarietà incondizionata. Vogliamo dare la solidarietà incondizionata o vogliamo trovare una soluzione per i lavoratori sardi? E’ certo più facile gridare “siamo tutti con voi”, senza pensare se questo sarà la loro e la nostra rovina. E’ piuttosto semplice andare a fare campagna elettorale sotto terra, come fa qualcuno, dare ragione a chi la vuole, senza dire a quelle persone che dopo le elezioni loro ci resteranno sotto terra, ma non per lavoro.

Proviamo a chiederci come è potuto succedere che uno dei territori più potenzialmente ricchi d’Europa sia divenuto il più povero. Chi ha guidato il territorio in questi ultimi decenni di declino? Noi non crediamo nella “sfortuna”. Noi sappiamo e ricordiamo che la crisi del territorio è stata creata dai politici italiani, dai politici sardi dei partiti italiani e dai sindacati italiani. Cioè gli stessi che ora vanno sotto terra a sostenere le rivendicazioni dei minatori. Gli stessi che hanno costruito una diseconomia di assistenza, non concorrenziale, assistita per questioni elettoralistiche con tanti di quei soldi che se fossero stati dati ai minatori oggi sarebbero tutti ricchi. E loro adesso, politici italianisti e autonomisti, sindacati italiani sono tutti lì a volteggiare sulle teste dei minatori, pronti a promettere nuovamente l’impossibile, pronti a sostenere qualsiasi rivendicazione pur di venire rieletti, anche se sanno benissimo che stanno creando un nuovo periodo di diseconomia pilotata, un’altra voragine dove inghiottire altri milioni in cambio di un paio d’anni di pace sociale.

I colonialisti, alla vista di una protesta forte, si sono tutti stretti attorno ai minatori, elergendo solidarietà a piene mani. Noi sappiamo, e ci teniamo a ricordare, che proprio questi grandi solidali sono i veri colpevoli di questi disastri!
L’ENEL, causa della situazione del territorio, dà solidarietà!
Napolitano, rappresentante dell’Italia che ha messo in ginocchio il Sulcis, dà solidarietà!
La Giunta Regionale, che giusto due mesi fa si trovava nel bel mezzo della bufera per l’affare Lorefice, misterioso giovanotto a cui si regalavano le sorti di migliaia di lavoratori, dà solidarietà!
Pili, massimo sostenitore del metanodotto GALSI – che quindi è assolutamente contro l’utilizzo del carbone – dà solidarietà!

Come vedete è facile dare solidarietà, e i minatori farebbero bene a non accoglierla da chi ha rovinato la loro vita. La vera solidarietà è proporre una alternativa possibile di sviluppo di questo territorio, mettendo al centro delle politiche lavorative proprio le persone ingannate dal colonialismo, dai minatori della Carbosulcis passando per gli operai ALCOA fino a quelli dell’Eurallumina.
Esiste un’alternativa sostenibile!
Esiste un’alternativa in grado non solo di garantire agli operai e ai minatori del Sulcis il diritto ad una continuità salariale ma anche di costituire la base di un modello di sviluppo per il territorio?
A Manca pro s’Indipendentzia propone l’attuazione di un progetto di bonifica immediata della zona e lo sviluppo di un modello economico realmente sostenibile e duraturo, in grado di dare lavoro agli abitanti e di restituire alla nostra terra ed alla nostra gente la dignità che meritano. Questo progetto costerebbe molto meno dello stoccaggio sotteraneo del veleno, darebbe migliaia di posti di lavoro in più, rispetterebbe il territorio e lo valorizzerebbe.

In questo momento la vera soluzione per i lavoratori e per il territorio può essere solo il rilancio del progetto del Parco Geominerario, e in quest’ottica i primi ad essere assunti dovrebbero essere proprio i minatori e i disoccupati del Sulcis..
Le miniere dismesse, come già fanno da anni in altre parti d’Europa, possono diventare un’importante attrattiva, parte di un percorso turistico e culturale che metta in evidenza non soltanto le incredibili bellezze naturali e paesaggistiche ma che valorizzi sia la cultura che la storia del nostro territorio, una storia segnata anche dalle lotte di operai e minatori. Col progetto di bonifica, che avrebbe tempi lavorativi di alcuni decenni, maturerà la necessità di impiegare altre persone nella successiva opera di valorizzazione dei siti, così come nel miglioramento dei collegamenti e dei servizi. Parallelamente un recupero attivo dell’economia legata all’agricoltura ed alla pesca potrebbero rivelarsi determinanti se sceglieremo di puntare, appunto, sul turismo intelligente. Scegliere per se stessi, per il bene del popolo lavoratore sardo, dovrebbe essere un diritto mentre oggi, come ieri, lo Stato italiano continua a voler scegliere per noi, imponendoci modelli di sviluppo alieni ed assolutamente non sostenibili, truffe al veleno e inganni inquinanti.

Siamo stanchi di aspettare, il futuro in Sardigna deve dipendere dai Sardi, i Sardi hanno diritto a gestire le proprie risorse e la propria terra come meglio credono, perché il diritto all’autodeterminazione dei popoli è il nostro diritto alla vita.

Po’ una Sardigna libera: custa est s’ora!! Pesa Sardigna!
A Manca pro s’Indipendentzia
www.manca-indipendentzia.org

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