IL POSTO FISSO? UN RITORNO AL PASSATO!!!
Siamo gli schiavi a piede libero di un Sistema che
demonizza il posto fisso e che, afferma, essere un ritorno al passato; un
passato che garantiva ai lavoratori quella continuità necessaria “per portare
avanti una famiglia” e la serenità di guadare al domani, con fiducia e
ottimismo.
Anche ripulire l’aria delle nostre città e, l’acqua delle
nostre falde è un ritorno al passato. Non disperdere rifiuti tossici, speciali,
radioattivi sul territorio e nelle profondità del mare; riappropriarsi dei
valori morali, dei principi etici, del buon senso e della ragionevolezza, sono
un ritorno al passato. Una classe politica responsabile e consapevole, sobria e
ragionevole all’interno dello scontro politico, che si occupi dei problemi,
delle necessità dei cittadini, e ne tuteli i diritti, è un ritorno al passato.
Molto presto, quando la cassa di integrazione, la
mobilità, i sussidi assistenziali e ammortizzatori sociali, avranno prosciugato
le ultime speranze di sopravvivenza dei lavoratori, il Sistema Bestia
dichiarerà candidamente che il lavoro è un ritorno al passato, e la morte per
inedia, il futuro. Abbiamo perduto la primordiale forza di volontà e lo spirito
di sacrificio. Il nostro di livello di sopportazione del dolore si è estinto e
con lui, ogni capacità di adattamento, un valore che, fin dall’alba dei tempi,
aveva caratterizzato e contraddistinto la natura umana e animale. Non siamo che
un branco di asini ammaestrati, privati del più remoto barlume di vera cultura,
vera conoscenza e sana tradizione. Non sappiamo costruire una casa, un tavolo,
una sedia, aggiustare una qualsiasi cosa, seminare, zappare, coltivare un orto,
potare un albero, organizzare un pollaio, macellare un maiale. Sappiamo tutto
di ogni cosa (inutile, effimera e invalidante) ma, di ciò che veramente serve
ad un uomo, vaghiamo come ombre dentro buio più totale!!
Quando l'intelligenza artificiale e la capacità
funzionale e logica delle macchine, risulteranno, essere superiori, più
affidabili e produttive di ogni altro intervento umano (che sia fisico o
cognitivo), avremo perduto per sempre ogni residuo di libertà e possibilità di
occupazione. Oggi (settembre 2012), è giunto il tempo di fare "ritorno a
casa" - accendere il camino e all'indomani, con il primo sorgere del sole,
cominciare a zappare. Diversamente, per noi, sarà schiavitù!
Il Sistema Bestia, ha già programmato un piano di
sterminio globale, per contrastare le inevitabili rivoluzioni e sommosse che si
accenderanno su tutto il pianeta, per via dell’acqua, dell’energia e della
cibo.
Si, siamo alla fine, comunque la si voglia immaginare!!
Il Sistema - politico, economico e mediatico - è sul punto di collassare, e se
ci troveremo impreparati ad affrontare gli eventi, le possibilità di
sopravvivere, sono quasi nulle.
Tornare al passato, dunque, è il percorso più praticabile
e meno utopico, contrariamente del perseverare in questa direzione. Solo con un
radicale intervento di riconversione del Sistema Liberista Relativista, potremo
limitare i danni di una tragedia annunciata dai contorni apocalittici. Alla
disoccupazione dilagante del comparto industriale, dobbiamo rispondere con un
ritorno, alla terra. Altre soluzioni non ce ne sono e, “chi tardi arriva, male
alloggia!” Per tale motivo, mi concedo il vezzo di elargire alcuni consigli,
attenendoci ai quali, saremo in grado di affrontare il prossimo futuro con
relativa serenità.
Come prima atto, dovremmo smantellare tutte quelle
fabbriche della morte che producono cose inutili, inefficaci e dannose, che sono
responsabili, del 90%, di tutti i danni procurati all’ecosistema, all’economia
e alla salute dell’uomo. Il secondo passo consiste nell’abbandonare
definitivamente le città per ripopolare i vecchi borghi abbandonati, da Nord a
Sud. In seguito, dovremmo acquistare, occupare e, in caso, espropriare,
appezzamenti di terra, grandi o piccoli che siano, e cominciare a zappare,
seminare e raccogliere. L’adattarsi alla nuova condizione - rinunciando
finalmente a tutta quella montagna di falsi bisogni, interminabili perdite di
tempo e frustrazioni connesse - farà scattare dentro di noi, insospettabili
meccanismi da lungo tempo assopiti, e ci accorgeremo, in breve tempo, di
possedere risorse inimmaginabili e una capacità di adattamento sorprendente.
Oggi dobbiamo riconvertire (quello che, definirei un
ossimoro) “l’industria, agro alimentare”, nella semplice locuzione,
“agricoltura biologica”. Per questo, nessuna sostanza chimica deve più
contaminare i naturali prodotti della terra. Fertilizzanti, diserbanti,
pesticidi, coloranti, conservanti, dopanti, aromi e affini, devono sparire per
sempre dal nostro vocabolario alimentare. L’industria chimica, la peggiore fra
le moderne calamità, deve chiudere i battenti, per sempre.
In questo modo, ogni forma di speculazione verrebbe
vanificata, e smantellate le
concentrazioni di potere che, da troppo tempo, condizionano le regole
del mercato a scapito di produttori e consumatori. Questa - che è la parte
marcia della filiera alimentare - deve essere asportata come un cancro maligno,
per essere integrata dal lavoro pulito di migliaia di persone che,
dall’industria della chimica, si riversano nell’agricoltura tradizionale.
Il prezzo di ogni prodotto, sarà deciso all’origine dal
produttore che, finalmente, comincerà ad assaporare i frutti della sua fatica.
Questa operazione di bonifica (o meglio di “derattizzazione”) innescherà
fiducia e voglia di fare meglio, con beneficio dei consumatori. Tutti quegli
intermediari parassiti, un tempo in affari con l’Industria agro alimentare, svaniranno
magicamente e, costretti a rimboccarsi le maniche, comprenderanno il sacrificio
di un onesto e dignitoso guadagno.
Quando questo accadrà, i territori industrializzati, che
hanno fatto del progresso tecnologico, la loro bandiera (noncuranti delle
conseguenze e controindicazioni di una tale scelta insensata), pagheranno il
prezzo della loro ignoranza e stupidità. Gli individui ancora integri, non
contaminati (per ragioni di circostanze e di opportunità), diversamente,
approfitteranno della loro condizione (un tempo derisa e vilipesa) per mettere
a frutto la loro conoscenza, terreno di coltura di una nuova rinascita.
Gianni Tirelli
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