DENTRO LE SABBIE MOBILI DEL LIBERISMO
RELATIVISTA
Gli individui moderni non riescono a
immaginare una realtà diversa da quella che, quotidianamente, vivono. E questo
é il vero dramma.
La scienza moderna ha fallito, nel suo
immaginifico intento di migliorare la condizione umana. In verità, si è persa
nel vortice della sua vanità e nell’auto referenza.
Oggi, le sole e uniche vere motivazioni che
la caratterizzano, sono il profitto, il potere e l’impunità, le fondamenta di
sabbia, sopra le quali, le moderne società liberiste e relativiste, hanno
pianificato il loro progetto, di omologazione e schiavitù. Un oceano di
menzogne dalle profondità incommensurabili, che riproduce le sabbie mobili
dentro le quali, le società occidentali stanno sprofondando.
Coloro che per una sorta di codardia
intellettuale e coltivato qualunquismo, ci accusano di catastrofismo, sono gli
individui inetti e rammolliti di questo secolo nefasto. Ciechi e sordi di
fronte alla lapalissiana tragedia ambientale e morale che ci sovrasta, e inconsapevoli
a tal punto, da farli ritenere complici. Sono padri e madri, privati dal
più remoto barlume di coscienza, per figli senza futuro - individui impauriti e
spenti, relegati dentro il vuoto di una costante frustrazione – servi e schiavi
del ricatto, dell’intimidazione, della retorica e dell’omertà. Vermi
aggrovigliati l’un l’altro, dentro un auto compiacimento morboso e nauseabondo
- uomini senza palle - donne senza figli - vite senza vita.
Nell’arco di un secolo, l’homo sapiens, si
è trasformato in una specie di larva, molle e viscida. Migliaia di anni di
evoluzione buttati nel cesso. Il male è straordinariamente veloce perché lavora
in discesa!
Quella che oggi, definiamo scienza e
conoscenza, non è che l’estremo atto di profanazione del mistero imperscrutabile
che, oltre ogni ragionevole logica, abbiamo violato.
L’uomo senza radici del ventunesimo secolo,
ha demonizzato e ripudiato quello che era il suo passato, ritenendolo obsoleto,
privo di dignità e poco igienico. In verità, non c’é nulla di più lercio,
marcio e raccapricciante dell’uomo senza radici contemporaneo. Un uomo che ha
chiamato libertà la licenza, furbizia l’intelligenza e civiltà, la sua
schiavitù.
Una forma di vita che ha devastato il
proprio habitat e incenerito il suo stesso spirito – uno schizofrenico che
espianta gli organi dai suoi simili per ricucirseli addosso - un imbecille che
ingurgita le merendine della pubblicità, “fatte come le cose buone di una
volta”! Un maniaco ossessivo che sa tutto sui pesci, e tutto sui mari quando,
di pesci non ce ne sono più, e ì mari sono cloache a cielo aperto – sa tutto
dei ghiacciai, quando gli stessi marciscono e si squagliano - tutto di ogni
cosa, quando ogni cosa si estingue. Uno psicolabile che manda giocattolini
miliardari su marte, in nome di qualcosa che chiama progresso, e aggiunge: “
presto lo colonizzeremo” – un idiota che definisce conquiste le atrocità,
e bombe intelligenti le armi di distruzione di massa – un paranoico che
viola ogni principio etico e si sottopone ad interventi di chirurgia estetica,
per colmare il vuoto della sua infinita solitudine. Masse di poveri invasati e
idolatri sottomessi ai miti dell’intrattenimento, e operai dell’Ilva di Taranto
che schiattano di tumore per mille euro al mese, nella più totale indifferenza
di tutti. Un sistema che sa fare tutto, tranne ciò che serve veramente all’uomo
- un sistema cancerogeno che, da cinquant’anni, chiede soldi ai cittadini per
la ricerca, e ti ammazza ancora con il cobalto, la chemio e la radioterapia.
In un tale mondo, non c’é posto per la
giustizia e la libertà poiché, entrambi, possono solo germogliare al sole di
quelle società, epurate da ogni potere.
Nel frattempo, la pubblicità mente, la
politica mente, la Chiesa mente, la scienza mente. I giornali mentono. I padri
mentono ai flgli, in un’orgia di relativismo parossistico mentre la paura,
generatrice di ogni male e di ogni dolore, ebbra di sangue, sancisce il suo
trionfo.
Gianni Tirelli
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