giovedì 29 novembre 2012

DENTRO LE SABBIE MOBILI DEL LIBERISMO RELATIVISTA


DENTRO LE SABBIE MOBILI DEL LIBERISMO RELATIVISTA

Gli individui moderni non riescono a immaginare una realtà diversa da quella che, quotidianamente, vivono. E questo é il vero dramma. 
La scienza moderna ha fallito, nel suo immaginifico intento di migliorare la condizione umana. In verità, si è persa nel vortice della sua vanità e nell’auto referenza.
Oggi, le sole e uniche vere motivazioni che la caratterizzano, sono il profitto, il potere e l’impunità, le fondamenta di sabbia, sopra le quali, le moderne società liberiste e relativiste, hanno pianificato il loro progetto, di omologazione e schiavitù. Un oceano di menzogne dalle profondità incommensurabili, che riproduce le sabbie mobili dentro le quali, le società occidentali stanno sprofondando.
Coloro che per una sorta di codardia intellettuale e coltivato qualunquismo, ci accusano di catastrofismo, sono gli individui inetti e rammolliti di questo secolo nefasto. Ciechi e sordi di fronte alla lapalissiana tragedia ambientale e morale che ci sovrasta, e inconsapevoli a tal punto, da farli ritenere complici. Sono padri e madri, privati dal più remoto barlume di coscienza, per figli senza futuro - individui impauriti e spenti, relegati dentro il vuoto di una costante frustrazione – servi e schiavi del ricatto, dell’intimidazione, della retorica e dell’omertà. Vermi aggrovigliati l’un l’altro, dentro un auto compiacimento morboso e nauseabondo - uomini senza palle - donne senza figli - vite senza vita.

Nell’arco di un secolo, l’homo sapiens, si è trasformato in una specie di larva, molle e viscida. Migliaia di anni di evoluzione buttati nel cesso. Il male è straordinariamente veloce perché lavora in discesa!
Quella che oggi, definiamo scienza e conoscenza, non è che l’estremo atto di profanazione del mistero imperscrutabile che, oltre ogni ragionevole logica, abbiamo violato.

L’uomo senza radici del ventunesimo secolo, ha demonizzato e ripudiato quello che era il suo passato, ritenendolo obsoleto, privo di dignità e poco igienico. In verità, non c’é nulla di più lercio, marcio e raccapricciante dell’uomo senza radici contemporaneo. Un uomo che ha chiamato libertà la licenza, furbizia l’intelligenza e civiltà, la sua schiavitù.
Una forma di vita che ha devastato il proprio habitat e incenerito il suo stesso spirito – uno schizofrenico che espianta gli organi dai suoi simili per ricucirseli addosso - un imbecille che ingurgita le merendine della pubblicità, “fatte come le cose buone di una volta”! Un maniaco ossessivo che sa tutto sui pesci, e tutto sui mari quando, di pesci non ce ne sono più, e ì mari sono cloache a cielo aperto – sa tutto dei ghiacciai, quando gli stessi marciscono e si squagliano - tutto di ogni cosa, quando ogni cosa si estingue. Uno psicolabile che manda giocattolini miliardari su marte, in nome di qualcosa che chiama progresso, e aggiunge: “ presto lo colonizzeremo” –  un idiota che definisce conquiste le atrocità, e bombe intelligenti le armi di distruzione di massa – un paranoico  che viola ogni principio etico e si sottopone ad interventi di chirurgia estetica, per colmare il vuoto della sua infinita solitudine. Masse di poveri invasati e idolatri sottomessi ai miti dell’intrattenimento, e operai dell’Ilva di Taranto che schiattano di tumore per mille euro al mese, nella più totale indifferenza di tutti. Un sistema che sa fare tutto, tranne ciò che serve veramente all’uomo - un sistema cancerogeno che, da cinquant’anni, chiede soldi ai cittadini per la ricerca, e ti ammazza ancora con il cobalto, la chemio e la radioterapia.

In un tale mondo, non c’é posto per la giustizia e la libertà poiché, entrambi, possono solo germogliare al sole di quelle società, epurate da ogni potere.  

Nel frattempo, la pubblicità mente, la politica mente, la Chiesa mente, la scienza mente. I giornali mentono. I padri mentono ai flgli, in un’orgia di relativismo parossistico mentre la paura, generatrice di ogni male e di ogni dolore, ebbra di sangue, sancisce il suo trionfo.

Gianni Tirelli

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