Alla cortese attenzione degli organi di stampa,
Il NO di A Manca pro s’Indipendentzia al progetto Galsi è sempre stato netto e chiaro. Ora i fatti dimostrano che ancora una volta ci avevamo visto giusto e che si trattava dell’ennesimo bidone coloniale. Un’opera faraonica, un gasdotto lungo 837 Km che avrebbe squartato la nostra terra con l’abbaglio di facili guadagni, della metanizzazione e la falsa prospettiva di nuovi posti di lavoro che avrebbero arricchito l’economia dell’isola.
A Manca pro s’Indipendentzia ha denunciato fin da subito la natura truffaldina e distruttiva del progetto finalizzato non a portare il metano nell’isola ma a sfruttarla come servitù di passaggio e ad imporre ancora una volta al nostro popolo un modello energetico eterodiretto e non di sovranità. Abbiamo dimostrato, insieme a chi con noi ha condotto questa battaglia, che il metano rappresentava una risorsa negli anni Ottanta ma che ora, senza alcuna distribuzione locale immediata del metano e con il gas algerino in via di esaurimento, rappresentava soltanto l’ennesima patacca da rifilare ai sardi.
Come da copione oggi si scoprono gli altarini e saltano fuori tangenti di 200 milioni di dollari che l’ENI avrebbe pagato ai vertici di Sonatrach e il progetto Galsi viene bloccato.
Del resto gli stessi algerini della Sonatrach non si sono dimostrati convinti della fattibilità di un’opera che fino a poco tempo fa sembrava scontata per via del mancato accordo sul prezzo che gli algerini vorrebbero fisso e non variabile a seconda delle oscillazioni del mercato. Le nostre sibille coloniale ci saranno rimaste male, da Renato Soru a Mauru Pili, passando per i sindacati italiani, che in coro cantavano vittoria per l'ennesima operazione di colonizzazione.
Questo ennesimo specchietto per le allodole infranto dimostra la validità della posizione indipendentista e socialista in materia di sovranità energetica. Come al solito i nostri politici colonizzati sposano la linea decisa a Roma e investono denaro pubblico dei sardi ad occhi bendati, sulla fiducia nutrita verso gli ultimi arrivati. Il popolo sardo ha bisogno di serietà e sobrietà, non di nuovi miracoli faraonici calati dall’alto su cui i sardi non hanno alcuna possibilità di intervenire.
A Manca pro s’Indipendentzia si augura che insieme al progetto Galsi, nel dimenticatoio, possano essere finalmente riposti anche i vari fautori politici e sindacali del progetto, responsabili ancora una volta di aver ingannato i sardi in nome e per conto dell’interesse straniero.
Direttivo Politico Nazionale
A Manca pro s’Indipendentzia
Inchiesta pro tangentes pro su Galsi, aMpI afestat pro s'istop a su progetu

A Manca pro s'Indipendèntzia espressat soddisfatzione pro s'inchiesta de sa procura de sa Repùblica de Milanu pro tangentes chi sa Saipem, de su grupu Eni, diat àere pagadu in su 2007 a sa sotziedade algerina Sonatrach, inchiesta chi ponet in discussione sa realizatzione de su Galsi.
Su gasdutu de 837 chilòmetros est semper istadu cunsideradu un'operatzione coloniale dae sos indipendentistas, in ue sa Sardigna est petzi una terra de passàgiu. Sena una distributzione locale e cun su metanu algerinu acanta de finire s'operatzione non teniat perunu bantàgiu pro sos sardos.
aMpI polemizat cun sos sindacados italianos, cun sos esponentes de sos partidos italianos, a distintu Tore Cherchi e Mauro Pili, comente responsàbiles de custa operatzione de colonizatzione.
I fatti di Palmadula dimostrano che i sardi, specie i cittadini di
A Manca pro s’Indipendentzia sostiene la lotta dei cittadini di Palmadula ma precisa che le
Venerdì 04 Gennaio 2013 19:17
Alla cortese attenzione degli organi di stampa,
Palmadula
: lo
stato se
ne va
|
I fatti di Palmadula dimostrano che i sardi, specie i cittadini di
paesi e borgate, non hanno nulla da sperare dall’Italia e dai
servizi da essa erogati.
Lo stato italiano smantella i servizi essenziali mentre aumenta le tasse sui beni di consumo più
popolari, sulle prime case e sulle attività produttive.
Lo stillicidio di poste, scuole, presidi medici, fermate e servizi vari è quotidiano. Stavolta a fare le
spese della mala gestione coloniale della nostra isola è l'ufficio postale di Palmadula (Sassari), la
cui chiusura è programmata per questa settimana. L’ufficio verrà spostato a Campanedda, luogo
irraggiungibile per chi non ha un mezzo proprio.
L'Arst, infatti, non presenta che due corse al giorno, di cui una alle 8 e un'altra alle 14, orario in
cui le poste sono chiuse. Stessa sorte per chi lavora e non può allontanarsi per il tempo necessario
per raggiungere Campanedda e tornare indietro.
I cittadini di Palmadula giustamente protestano perché sono stanchi di uno stato che spopola le
aree rurali e le periferie a vocazione agricola chiudendo i servizi essenziali minimi per una vita
dignitosa.
Le scelte delle Poste Italiane S.p.a, servizio pubblico privatizzato, sono determinate soltanto dalle
performance del profitto e non dalle reali esigenze di un territorio fortemente debilitato dalla crisi
economica e abbandonato dalle politiche comunali, regionali e statali.
A Manca pro s’Indipendentzia sostiene la lotta dei cittadini di Palmadula ma precisa che le
ragioni della loro protesta non devono essere solo logistiche, ma politiche, perché obbediscono
ad una precisa linea di smantellamento delle attività commerciali ed agropastorali.
A Manca pro s’Indipendentzia sottolinea che lo smantellamento dei servizi essenziali non è un
caso, ma il frutto della politica colonialista di smantellamento della nostra economia. Ci appare
quindi abbastanza ipocrita la solidarietà da parte del sindaco Gianfranco Ganau, perchè questo
ennesimo sopruso di Poste Italiane è il riflesso della politica coloniale portata avanti dallo stato
italiano e dalle forze politiche che l'Amministrazione Comunale e i suoi componenti sostengono
e rappresentano.
A Manca pro s'Indipendentzia invita i cittadini di Palmadula a sostenere la lotta di liberazione
nazionale, perché soltanto uno stato sardo sovrano e giusto potrà garantire a tutti i cittadini sardi
diritti e servizi adeguati e dignitosi.
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