NEL PRINCIPIO DIO CREÓ LA DIVERSITÀ
Nella radice etimologica e più ancora nell’uso
corrente, diversità e disuguaglianza stanno a indicare situazioni e prospettive
del tutto differenti.
La parola “disuguaglianza” porta con sé un
connotato di tipo dichiarativo, constatativo: la presa d’atto che due “oggetti”
non appartengono allo stesso universo; ciascuno fa mondo a sé. Nella parola
“diversità” invece, c’è implicito riferimento a un’origine comune, pur nella
differente evoluzione del fenomeno. Quel che si pone l’accento con diversità è
che qualcosa volge verso una situazione nuova, ossia che l’oggetto in esame si
modifica, si sviluppa per linee discontinue o comunque non proprio identiche.
Diversità implica perciò movimento, trasformazione, dinamicità... Disuguaglianza
invece è parola più “metallica”, priva di interno dinamismo: dà conto del
fatto, non del suo sviluppo.
Nel mondo degli esseri umani vi sono
caratteristiche personali, situazioni da cui nascono disuguaglianze. È preciso
compito dell’educazione far sì che per quanto possibile, la diversità non
diventi disuguaglianza e si trasformi invece in dinamismo e ricchezza, per la
persona e per la comunità. Sabrina
Zanetti
* * *
L’occidente è il grande
cancro e le sue metastasi hanno avvolto tutto il pianeta come una carta
luccicante ingloba dentro di sé un uovo pasquale. Questo processo lo hanno
chiamato globalizzazione e la chemio/tecnologia ci
sotterrerà.
sotterrerà.
Il
concetto di “globalizzazione” è il pensiero perverso di una mente malata.
Il
termine globale, che sembra alludere a una circostanza sinistra (e ricorda
molto le cause concernenti, la scomparsa dei dinosauri sulla terra), mi procura
un senso di orrore e di impotenza.
È più
verosimile interpretare il termine “globale” con riferimento ad una guerra
(prima e seconda guerra mondiale), a una pandemia, al diluvio biblico,
all’estinzione di una specie animale, alla fame nel mondo, a un evento naturale
– a quel perverso progetto di omologazione messo in atto dal Sistema Potere.
Globali,
diversamente, sono gli interessi di pochi a scapito di tutti gli altri.
Globale
è l’inquinamento di mari, fiumi e oceani; dell’aria e della mente. Globale è
l’ignoranza degli uomini, l’azzeramento della storia, delle tradizioni e del
folclore. Globale è la rinuncia a credere in un futuro; è la mancanza di
solidarietà di compassione e di pietà. Globale allude la fine, prossima e
inevitabile.
Il
valore supremo e vivificante della “diversità” (che è l’essenza stessa delle
ragioni, della vita) è stato di fatto soppiantato e soppresso da un’opera di
omologazione mentale che non trova precedenti nella storia dell’umanità. Non
rendersi conto di questa realtà sostanziale e lapalissiana (che ci uniforma in
una sorta di appiattimento verso il basso, alle tendenze dominanti, propagandate
e sdoganate, come opportune, dal Sistema Relativista), la dice lunga sullo
stato di narcolessia prodotto negli individui. Siamo tutti quanti l’effetto di
un diabolico esperimento di clonazione di massa e di lavaggio del cervello,
risultato di una speciale e inedita forma di schiavitù, che per un assurdo
contrasto logico, ci porta a ritenerci liberi. L’omologazione dei comportamenti
e dei modi, in un unico pensiero dominante, tende a raggruppare tutte le
identità in una sola, rendendo superflue, nulle e dissonanti, tutte le altre.
Un
tempo, la diversità era regina di creatività, di tradizione, di storia, di
cultura, di immaginazione e di sapere, edogni essere umano rappresentava per
unicità una delle infinite tessere che andavano a comporre l’immagine trascendente
di quell’immenso e misterioso puzzle, icona del mistero infinito.
I fabbri
del passato, per capirci, modellavano e personalizzavano i loro strumenti di
lavoro (tenaglie, pinze, martelli, incudini, ecc.) secondo le loro necessità,
della tecnica, della forza e della corporatura. Il prodotto della loro fatica,
era unico, benedetto e irrepetibile.
Sarti, calzolai, tessitori, tintori, muratori, pittori e scultori, fino al
più stupido garzone di bottega, erano gli artefici di quel mondo magico e profumato
che risplendeva di diversità e dissetava i bisogni dell’anima. È del resto
singolare, il fatto che, il Sistema Liberista, visto il contrasto logico (e
diversamente dai suoi obiettivi), sia stato in grado più di ogni altro regime
massimalista, di concepire, pianificare e mettere in atto un’opera di
omologazione e di appiattimento culturale, unica nella storia dell’uomo.
Che cosa
è rimasto oggi di quel mondo che con perfetto sincronismo, scandiva le pulsioni
e le ragioni di ogni cuore, sospinto dall’armonia danzante dello spirito
divino?
L’uomo
di quest’epoca bastarda non è che la ripetizione in serie di un’eccezionale
stupidità assunta a regola comportamentale. È sempre più simile a tutta
quell’infinita varietà di tecnologie ludiche e infantili, con le quali, in
forma psicotica, si rapporta con allarmante quotidianità, alimentandone la dipendenza, la tossicità e lo
spirito di emulazione.
Questo
processo di disumanizzazione e di snaturamento ha avuto inizio alcuni decenni
dopo la rivoluzione industriale, per attestarsi in seguito (in un tempo
eccezionalmente breve e con un’accelerazione impressionante) in omologazione
meccanica. Mai, nella storia del mondo, si era prodotta una tale mutazione
degenerativa, e in un periodo così corto.
Ci siamo
ridotti al rango di schiavi e servi della nostra cazzonaggine e
inettitudine.
Abbiamo
innescato un processo (ormai alla fine) di omologazione globale, che ci porterà
dritti verso l’estinzione dell’umanità.
La mia
non è una tesi pessimistica o un’ipotesi catastrofista, ma la proiezione
logica, consapevole e scientifica della somma di dati incontrovertibili e
inconfutabili, che ci confermano, drammaticamente, la fine di un’epoca.
Nel
frattempo, la solita banda di scienziati e ricercatori al soldo del potere
economico, ci parlano di una cellula virtuale in grado di riprodursi, e di un
fantascientifico acceleratore di particelle capace di generare, in un
laboratorio (della lunghezza di 27 km alla profondità di cento metri e dai
costi incommensurabili) le cause riguardanti l’origine dell’universo. L’oramai
famoso “bosone” in maniera irriverente e blasfema è confidenzialmente chiamato,
la “particella di Dio”. Un’opera di profanazione, congiunta a un livello di
stupidità, che non ha eguali nella storia del mondo.
Al
metodo di insegnamento pedagogico, didattico e socio-culturale di Maria
Montessori, che maturava l’imprinting deputato ha modellare, formare e plasmare
la personalità e il carattere delle nuove generazioni, abbiamo sostituito il
metodo “Maria De Filippi”.
Alle
passeggiate nei boschi e alle gioiose scorribande, la casa del Grande Fratello
- alle notti stellate, il chiuso malsano e maleodorante di discoteche intrise
di volgarità ed ignoranza – all’azione il voyeurismo – alla manualità il
lassismo, e alle responsabilità individuali, un libretto d’istruzioni edito dal
Sistema Relativista, al quale ci atteniamo con scrupolosa ipocrisia e malafede.
Quale
futuro possiamo mai intravedere per i nostri giovani, quando una montagna di
menzogne, di paure e di vanità, sommerge e soffoca ogni loro speranza,
personalismo e capacità critica?
Se non
siamo in grado di percepire il mondo al di fuori delle nostre esperienze
personali e convinzioni, liberandoci da filtri e pregiudizi che ci precludono
un’analisi oggettiva e disincantata del nostro presente, e più in generale, il
significato stesso della vita, non potremo mai misurarci ad armi pari con le
forze del male, né intravedere l’ombra di un futuro.
Siamo
individui senza radici destinati a soccombere, travolti dalla furia e dalla
collera di quel Dio che abbiamo voluto sfidare e ridicolizzare, profanando la
sua Opera e violando i confini del suo imperscrutabile disegno celeste.
Gianni
Tirelli
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