NEMESI
DELL’UOMO POLLO
- Il cancro si
combatte, semplicemente evitando di creare le condizioni perché si sviluppi -
Oggi,
che tutto è ribaltato e brancoliamo dentro il buio di un mondo al contrario
fatto di contraddizioni, illusioni, debolezze e becere dipendenze, anche il
famoso motto di Giovenale “mens sana in corpore sano”, (Satire, X, 356), si
scontra, in maniere stridente, con la realtà di una società di individui
squilibrati e smarriti, tale da capovolgerne il senso e il suo significato
ultimo. Per tanto, la salute mentale, non è più la risultante di un corpo sano,
ma l’esatto contrario: “corpore sano in mens sana”.
Gli
individui, delle “moderne” società occidentali consumiste, sono afflitti da una
infinita serie di disturbi, malesseri e patologie di natura organica e
psicologica che ne compromettono ogni più remoto barlume di benessere e di
autentica felicità. Ed è sulla base di un tale parametro che si misura il grado
di civiltà e di progresso di un popolo, venendo a mancare il quale, tutto si
riduce a mera illusione, isteria e dipendenza. Mal di testa, emicranie,
bruciori di stomaco, dolori articolari, insonnia, eiaculazione precoce,
sterilità, emorroidi, obesità, stanchezza cronica, stitichezza, calvizie,
psoriasi, disfunzioni tiroidee, celiachia, allergie, spasmi muscolari e coliti,
non sono che il prodotto di uno stile di vita in totale contrasto e
contraddizione con i reali bisogni dell’organismo umano che, per millenni,
aveva tratto le sue risorse dai frutti di una natura incontaminata e prodiga,
dispensatrice di sostanze dopanti, rigeneranti e curative.
Lo
stress, una delle patologie più invalidanti dell’individuo moderno era, un
tempo, completamente sconosciuto. Poi, con Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e
compagnia bella, che attraverso la psicoanalisi e l’introspezione forzata, si
propone di individuare le cause dei disturbi neurologici (e conseguenti
somatizzazioni) dell’uomo tecnologico partorito dalla rivoluzione industriale,
si apre la strada all’industria dello psicofarmaco che, ha fronte di profitti
stellari, ha debilitato ulteriormente, lo stato di salute dei soggetti in cura,
acuendone il disagio e innescando un processo di decadimento e di dipendenza.
Nell’uomo
di questo secolo maligno, si è estinta l’osservazione, la percezione e la capacità
di discernimento avendo, noi, delegato al Sistema Bestia, ogni responsabilità
oggettiva, personalismo e giudizio critico.
Tutto
ciò che, in realtà, acquistiamo e consumiamo meccanicamente al mercato del
Grande Malfattore, non è, che la contraffazione sistematica di qualcosa che
assomiglia vagamente alla sua forma originaria, ma che, nella sostanza, è un
concentrato di estrogeni, ormoni, fertilizzanti, antiparassitari, antibiotici,
“migliorativi”, pesticidi, aromi sintetici, coloranti, conservanti e tossine
concentrate.
Così un
pollo non è un vero pollo, ma una mina vagante pronta a fare saltare il nostro
sistema nervoso e destabilizzare quello immunitario, perché incapaci di
decifrare e codificare la reale natura dei nuovi intrusi e di reagire di conseguenza.
Un tale pollo, non ha vissuto felice razzolando nell’aia fra oche, anatre,
cani, conigli e gatti, ma dietro le sbarre fredde e angoscianti di un loculo
metallico, beccando pattume industriale alla luce accecante di una lampada
alogena. Come pensiamo di potere essere belli, in forma e felici, ingurgitando
tali diavolerie?
Ma
l’esempio del pollo, è estendibile a qualsiasi prodotto, che sia animale e
vegetale. Tutti noi, in verità, siamo quel pollo; tristi e apatici, indolenti e
flaccidi, frustrati e repressi, costretti dentro un limbo gelatinoso,
brulicante di paranoie, ansie e ipocondrie. Una vita apparente scandita ad ogni
ora del giorno da acciacchi e malesseri di ogni tipo e genere.
Per
tanto, tutta questa montagna di merda marcia, che, con inaudita crudeltà, il
liberismo relativista (in sfregio ad ogni principio etico e deontologico),
spaccia per buone, e fatte con “l’amore della nonna”, finiscono per
accanirsi sulla nostra esistenza e quotidianità, acuendo il nostro disagio
fisico, morale e psicologico. E’ a questo punto che il Sistema Bestia, estrae
il suo ennesimo coniglio, dal cilindro delle illusioni, indicandoci il nuovo
miracoloso farmaco a cui ricorrere, peggiorando ulteriormente, la nostra
condizione patologica e inducendoci alla assuefazione.
Come può
sentirsi appagata un società che si alimenta di cose morte e infelici per
definizione? Un’alimentazione alla quale, negli ultimi trent’anni (passo dopo
passo), è stato sottratto ogni principio nutritivo e tonificante: una vera
pacchia per l’industria della chimica che, con la televisione e la tecnologia,
sono in assoluto le più grandi tragedie della storia del mondo, prima ancora
dell’evento apocalittico che ha causato la scomparsa dei dinosauri, del biblico
diluvio universale e delle epidemie di peste bubbonica.
Quanto
potranno reggere ancora la frustrazione, l’odio, il rancore e la repressa
vendetta covata nell’animo di milioni di individui infelici, prima di esplodere
in tutta la sua apocalittica violenza?
Noi
occidentali, in quanto a bellezza, forma e prestanza fisica (se paragonati alle
popolazioni dei “paesi del terzo mondo”), siamo gli ultimi della lista. Creme,
cremine, botulino, chirurgia estetica, diete, tapis roulant, cyclette e
diavolerie meccaniche in offerta sui vari canali televisivi che promettono
miracolosi risultati in tempi scandalosamente brevi (previa rimborso),
non sono che gli estremi tentativi di una società “alla frutta”,
connotata da una singolare bruttezza, risultato ultimo di una inattività
invalidante e della somatizzazione di ansie, paure e di un congruo numero di
disturbi del sistema nervoso; effetti collaterali di una alimentazione
necrofila.
La
profonda consapevolezza di ciò che ci circonda e la capacità di immaginare una
realtà diversa e opposta da quella che siamo soliti vivere, è la sola opzione
che ci consente di decifrare i fatti della nostra esistenza, di analizzarli
nella loro oggettività, prenderne atto, e decidere per la giusta scelta.
E’ la
salute, dunque, ciò a cui dobbiamo aspirare! Lei, il dono dei doni! Una
condizione di totale appagamento fisico, spirituale e sensoriale, che prescinde
da ogni status, cultura e spazio temporale. Si, la salute, dispensatrice di
gioia e creatività, fonte di solidarietà e di pace, forza generatrice di un
progresso compatibile con i bisogni della comunità, sinonimo di libertà e di
tolleranza, di volontà e di speranza – intrinsecamente moderna nel suo
significato più corretto, rivoluzionaria, liberatoria, ascetica e divinatoria.
L’esatto contrario, delle nostre “moderne” società, malate e in cancrena,
oppresse e frustrate da quella persistente sofferenza esistenziale e corporale
che ci preclude ogni barlume di vera felicità, alimentando l’odio, il
rancore negli uomini e la loro sete di vendetta.
Gianni Tirelli
Nessun commento:
Posta un commento