“SI SALVI CHI PUO’”
-IL SISTEMA LIBERISTA E’ SUL PUNTO DI
IMPLODERE-
Io che, da lungo tempo, interpreto i segnali
allarmanti e i sempre più ricorrenti scricchiolii del Sistema Bestia, non che
il diramarsi di tutte le sue metastasi sul tessuto connettivo sociale so, con
la matematica certezza che é propria della logica elementare, che siamo
prossimi ad un evento catastrofico di portata planetaria.
Quando
un progetto biologico naturale, che si è evoluto in milioni di anni in virtù di
logiche e regole connaturate e imperiture (che in realtà definiscono il
progetto stesso), ad un certo punto, e a una velocità impressionante, sviluppa
una realtà ipertrofica diametralmente opposta (per modalità, finalità e
motivazioni) al progetto originario, possiamo dichiarare, senza ombra di
dubbio, che siamo in presenza di un tumore.
Le
moderne società occidentali, liberiste, rappresentano per il nostro pianeta
questo tumore.
Le sue
metastasi hanno intaccato irreversibilmente gli organi vitali di un corpo (la
terra e la società), oramai in coma irreversibile.
Per
comprendere in maniera elementare e ovvia (senza essere per questo addentro a
qualche particolare specializzazione) il futuro del capitalismo, era
sufficiente, solo qualche decennio fa, dare un’occhiata sommaria alla qualità
delle nostre acque e annusare l’aria delle nostre civili metropoli. Era
evidente, anche ai più recalcitranti detrattori, il degrado ambientale
innescato dalla deriva etica e di valori del capitalismo liberticida, sulla
quale, lo stesso, aveva investito ogni sforzo e risorsa pur di attuare il suo
piano mefistofelico di omologazione e di schiavitù psicologica. Bastava
guardare la sempre più becera televisione commerciale di allora, alla quale in
seguito si sono poi (allineate per concorrere al peggio), le tre reti
nazionali; pubblicità ingannevole, mistificazione della realtà, la
contraffazione e la menzogna assurta a regola relazionale. Non bastava forse
tutto questo scempio, per innescare un moto di indignazione generale e una
autorevole alzata di scudi della cosiddetta “intellighentia”? Tutto è scivolato
via, sopra tutto e tutti, e le mie infinite lettere e oggi mail di denuncia,
miseramente cestinate fra i rifiuti pericolosi del complottismo catastrofista.
L’implosione,
oramai imminente del capitalismo, non è relativa ad un fattore
economico-finanziario che come sostiene il prof. Matvejevic, (colto da
stupore), “mette in pericolo la sua stessa esistenza”, ma è indotta dalla
concatenazione e l’interazione di fattori destabilizzanti e ipertrofici,
endemici a quel progetto degenerativo che lo stesso capital-liberismo condivide
nel suo DNA, come eccellenze genetiche.
Trovo, a dir poco singolare la meraviglia del
prof. Predrag Matvejevic, definito una delle voci più alte e più lucide della
nostra Europa quando, già da oltre un trentennio si avvertivano gli
scricchiolii sempre più ricorrenti di un Sistema che aveva edificato il suo
progetto perverso sulle sabbie mobili del mero consumismo, umiliando il
risparmio del cittadino, demonizzato al pari di un’eresia.
Il, “chi poteva immaginare” di Predrag
Matvejevic, è una grave lacuna socio culturale e storica che non può essere
liquidata (vista l’autorevolezza del dicitore), come un pasticcio espositivo.
“Chi avrebbe messo così a nudo le
contraddizioni del capitalismo?”, continua Matvejevic, sempre più attonito e
“di meraviglia sconcertato”!!
Come
racconteremo ai nostri figli, di tanto stupore?
Com’è possibile,
dunque, scorgere un prossimo futuro, quando i ricorrenti e sempre più frequenti
scricchiolii ci avvertono del suo imminente crollo? Può, questo mondo non
deflagrare, se menzogna e illegalità sono le ragioni, i fondamentali della sua
stessa esistenza? Si, siamo alla
fine, comunque la si voglia immaginare.
Il Sistema - politico, economico, finanziario
e mediatico - è sul punto di collassare e, se ci troveremo impreparati ad
affrontare gli eventi, le possibilità di sopravvivere, sono quasi nulle.
Tornare al
passato, dunque, è il percorso più praticabile e meno utopico, contrariamente
del perseverare in questa direzione. Solo con un radicale intervento di
riconversione del Sistema Liberista Relativista, potremo limitare i danni di
una tragedia annunciata dai contorni apocalittici. Alla disoccupazione
dilagante del comparto industriale, dobbiamo rispondere con un ritorno, alla
terra. Altre soluzioni non ce ne sono e, “chi tardi arriva, male alloggia!” Per
tale motivo, mi concedo il vezzo di elargire alcuni consigli, attenendoci ai
quali, saremo in grado di affrontare il prossimo futuro con relativa serenità.
Come prima atto,
dovremmo smantellare tutte quelle fabbriche della morte che producono cose
inutili, inefficaci e dannose, che sono responsabili, del 90%, di tutti i danni
procurati all’ecosistema, all’economia e alla salute dell’uomo. Il secondo
passo consiste nell’abbandonare definitivamente le città per ripopolare i
vecchi borghi abbandonati, da Nord a Sud. In seguito, dovremmo acquistare,
occupare e, in caso, espropriare, appezzamenti di terra, grandi o piccoli che
siano, e cominciare a zappare, seminare e raccogliere. L’adattarsi alla nuova
condizione - rinunciando finalmente a tutta quella montagna di falsi bisogni,
interminabili perdite di tempo e frustrazioni connesse - farà scattare dentro
di noi, insospettabili meccanismi da lungo tempo assopiti, e ci accorgeremo, in
breve tempo, di possedere risorse inimmaginabili e una capacità di adattamento
sorprendente.
Gianni Tirelli
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