Ilva, Vendola incassa fiducia da maggioranza
'Mi vergogno di aver riso del giornalista, faceva il suo lavoro'
17 novembre, 13:23VIDEO
di Paolo Magrone Nichi Vendola fa quadrato con la sua maggioranza, che gli conferma la fiducia, dopo la bufera che si è abbattuta su di lui dopo la pubblicazione dell'audio della telefonata con l'ex pr dell'Ilva Girolamo Archinà. Nel colloquio del luglio 2010, intercettato dalla procura di Taranto, il governatore ride sonoramente e si complimenta con Archinà per lo ''scatto felino'' con cui ha strappato il microfono al cronista Luigi Abbate che aveva chiesto al patron dell'Ilva, Emilio Riva, dei morti di tumore a Taranto. A quel cronista Vendola oggi manda a dire via Twitter che ''l'unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa''. Poi telefona allo stesso Abbate per ribadire il ''tono goliardico'' della telefonata. Il cronista all'ANSA dice di aver ''accettato con riserva'', aggiungendo però che Vendola ''le scuse più belle le deve formalizzare alla città''. Dal vertice convocato dal leader nazionale di Sel è arrivata dunque piena fiducia dalla sua maggioranza alla Regione (Pd, Sel, Puglia per Vendola, Psi, Idv, Democratici autonomi) dopo la richiesta di dimissioni avanzata ieri dal Pdl pugliese, M5S e Verdi. E il governatore ha voluto subito spiegare ai cronisti che nella telefonata con Archinà cercava ''d'indorare la pillola, di riprendere i contatti, perché quello che mi interessava in quel momento erano le centinaia di lavoratori a rischio di perdita del posto, e poi la legge sul benzo(a)pirene''. ''Perché - ha rilevato Vendola - avrei dovuto invece vendere la mia anima a Riva? Non ho avuto niente in cambio, non c'è neanche un finanziamento lecito che mi riguardi. Il mio obiettivo era cambiare la storia di Taranto ridando speranza alla città". ''Sono dispiaciuto - ha aggiunto facendo riferimento alla sua risata sull'aggressione subita dal giornalista - ed è del tutto evidente che il maltrattamento era strumentale a quella 'captatio benevolentiae' con il mio interlocutore". Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pentito di aver fatto quella telefonata, Vendola ha replicato che ''ciascuno di noi fa migliaia di telefonate. Il contesto di quella telefonata è quello molto complesso di una stagione in cui provavamo a spingere l'Ilva sulla strada dell'ambientalizzazione senza ledere il diritto al lavoro. Molti infatti dimenticano che campano dall'Ilva direttamente 20mila famiglie''. Sbaglia, insomma, secondo Vendola chi ''colloca fuori dal contesto quella telefonata: i nostri atti amministrativi non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque volesse con la furbizia continuare ad inquinare. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico - ha concluso - non può essere vista come un reato. Sono pronto ad affrontare il dibattito in Consiglio regionale''. E il presidente dell'assemblea pugliese, Onofrio Introna, presente al vertice di maggioranza, ha subito convocato per lunedì prossimo la conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari con all'ordine del giorno la richiesta di convocazione urgente del Consiglio. Scontata, in vista dell'appuntamento, la posizione dell'alleato più importante, il Pd e di Sel che già oggi, attraverso i capigruppo, Giuseppe Romano e Michele Losappio, hanno ribadito la propria fiducia nei confronti di Vendola e la volontà di rilanciare l'azione di governo.
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