DIO C’E’!
Possiamo rappresentare l’uomo, come gli
infiniti punti di una retta infinita, dove le pause fra un punto e l’altro
rappresentano la morte, la quale ( secondo il principio di causa effetto), da
origine ad una nuova vita – e così all’infinito.
Dio, diversamente, è una retta infinita dove
gli infiniti punti sono assenti da pause.
Valutando razionalmente e a rigore di logica
la questione (dal punto di vista dell’uomo), dovremmo concludere che Dio non
esiste. Ma Dio esiste proprio in virtù della sua negazione, essendo la
comprensione di Dio un atto di fede dovuto – un diritto/bisogno ineluttabile.
Nessun uomo
al mondo (come ogni altra forma vivente), potrebbe sopravvivere a se stesso, se
in fondo al suo
cuore cosciente non celasse la flebile speranza di una
dimensione oltre la vita. E’ un dato di fatto oggettivo e inopinabile, che si
dissocia da ogni interpretazione culturale, tesi filosofica, e ideologia.
Pertanto,
coloro che si dichiarano atei e agnostici, appartengono a quella categoria di
persone che, per la paura di essere poi sconfessate dai fatti, si fasciano la
testa prima ancora che qualcuno gliela rompa. Questo atteggiamento di stampo
relativista, è in realtà una presa di posizione che ha la pretesa di dare al “razionale”
una valenza, un’importanza che in realtà non ha, quando, in verità, la logica
nichilista è ciò che di più irrazionale la mente umana possa formulare.
L’ateismo è quello sforzo
pseudo/intellettuale di natura critica, che si propone di negare l’esistenza
del sovrannaturale ricavando la risposta all’interno di un ragionamento logico,
razionale e meccanico.
I motivi e i vantaggi occulti che spingono
l’Ateo a confutare l’esistenza di Dio o di un dio, mi sono per la gran parte
oscuri.
La verità del resto non è il risultato di
un’equazione di prove, ma di un desiderio prorompente e irrefrenabile, così
forte, che lo vuole disancorato da ogni pregiudizio, superstizione e logica.
Il parametro che ci consente di ottenere
questo processo, è Dio - o in qualunque modo lo si voglia chiamare.
Per questo motivo, l’ateismo è un “vulnus”
all’interno del sofisticato meccanismo che regola le logiche del pensiero. In
questo modo, le parole diventano dei codici che si vanno a sostituire alle
percezioni, alle intuizioni e ispirazioni, regolatori della realtà spirituale.
Privi di questo parametro, che
metaforicamente ho definito “di Dio”, sarebbe impossibile discernere il bene
dal male e più semplicemente, non avrebbe alcun senso esistere.
Ciò che affermo - e cioè la mancanza di un
tale Assoluto Parametro - è riscontrabile nella nostra realtà moderna, dove
paure, insicurezza, frustrazione e vuotezza di valori e principi, stanno
facendo precipitare le nostre società occidentali dentro un relativismo
imperante.
Il
significato della vita di un uomo, che ha come strumento la consapevolezza del
mondo, e come fine, la felicità, sta nella sua capacità di sognare e di sapere
tradurre una parte dei suoi sogni in realtà.
Come puoi
dunque non credere in un sogno (Dio), quando l’alternativa è il nulla?
GJTirelli
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