martedì 4 marzo 2014

COME LIBERARSI DA UN TRAUMA...GJTirelli


COME LIBERARSI DA UN TRAUMA

Uscire dai postumi di un forte trauma, è come uscire dalla dipendenza di una droga.
Ricorrere alla psicanalisi introspettiva credendo di poterne rimuovere il problema, la causa, è il più grande errore di valutazione che possiamo fare – così come il tossico non può essere guarito somministrandogli altra droga. Sarebbe come rigirare il coltello nella piaga.
Il solo modo per combattere gli effetti dolorosi del trauma, e in seguito rimuoverlo, sta nella capacità di distrazione nel perseguire un nuovo progetto (orizzonte), sul quale concentrare (anima e corpo) la nostra attenzione, tutte le nostre energie, e la residua forza di volontà.
Allo stesso tempo, e attraverso una pratica metodica e
costante di autocontrollo, dovremmo essere in grado (un po’ alla volta) di controllare il nostro dialogo interno, interrompendo quel turbinio parossistico di pensieri e ragionamenti, che la nostra mente proietta autonomamente fuori dalla nostra volontà, perché stressata dal corto circuito prodotto dal trauma stesso.
E’ solo una questione di allenamento e di metodo, che in breve consiste nello sforzarsi a zittire per brevi secondi la nostra mente, e con la pratica aumentarne i tempi di pausa. 
Ma il perno centrale intorno al quale ruota questo “squilibrio” è, come sempre, la paura. Una paura che assume varie forme e connotazioni, relativamente alla sensibilità del soggetto, in misura della sua interezza, e capacità reattiva agli accadimenti non previsti e non concepiti:
- La paura di non poterne e saperne uscire, motivata da una scarsa o assente autostima.
- La paura che gli effetti del trauma si possano ripetere in qualsiasi momento.
- La paura di apparire diversi.
- La paura di non essere compresi.
- La paura di essere i soli al mondo a dovere vivere (per la sua unicità) una tale esperienza, e pertanto di ritenere tutti gli altri incapaci di un qualsiasi apporto benefico e rassicurante.

La moderna medicina terapeutica e farmacologica occidentale, è dunque il modo peggiore adatto a ristabilire la normalità nel soggetto danneggiato dal trauma. Al contrario, lo danneggia, lo degrada a cavia, a vittima sacrificale delle sue sperimentazioni, aberrazioni, ipotesi e congetture, rendendolo dipendente, asservito alle sue lusinghe, e assicurandosi lauti guadagni per tutto il lungo periodo dell’immaginaria cura - un individuo, prima del trauma normale a tutti gli effetti, ridotto in seguito ad invalido sui cui investire speculare per mero profitto.
Da tutte le patologie si può guarire, a patto che la malattia faccia il suo naturale e necessario decorso. Se gli interventi esterni non sono in linea con l’etica e la deontologia umanistica, ne interrompono l’evoluzione, e quindi ne impediscono la guarigione.
Dal trauma, dunque, si può risorgere rimuovendone il ricordo, e liberandoci dal masochismo di analizzarne le cause e gli effetti - dimenticarsi di se stessi, guardare e vedere oltre - non c'è niente da scavare ma tutto da seppellire!! Certo è la strada più faticosa, ma la sola che ci può condurre alla liberazione dalla paura e rafforzare la nostra consapevolezza.
Il trauma prodotto dal dolore, spaventa da una parte, ma per un altro verso, come una lente di ingrandimento, mette a fuoco tutto ciò che prima consideravamo normale, scontato, non degno di nota, di analisi e di critica.
Così ogni parte e frammento del nostro essere viene vivisezionata, l’osservazione amplificata e, per logica conseguenza, la capacità di discernimento.
Ergo, se noi lasciamo il dolore alle spalle, per concentrarci invece sul suo rovescio della medaglia, saremo in grado di capire gli infiniti benefici di una tale esperienza per metterli poi a frutto e farne tesoro.
Non c’è altro modo per crescere, per cambiare, e per attingere a quella consapevolezza capace di produrre autentica felicità e libertà.
L’uomo che rinuncia alla comprensione del dolore, per accanirsi sugli effetti come una belva ferita e vendicativa, non troverà pace al suo tormento, e il suo cuore si farà pietra – a lui sarà negato lo spirito di solidarietà, di volontà, la tolleranza, e il sublime piacere di contemplare la bellezza.

Psicanalisi, psichiatria e sorelle, sono delle malattie incurabili ad alta virulenza. Come possiamo credere di potere sondare, vivisezionare un TUTTO inscindibile per definizione, scomponendolo in parti (Ego, Se , Anima, Coscienza, Spirito) come fossero i pezzi meccanici di un motore a scoppio, separandoli dal resto, per poi riposizionarli come all'origine?
Freud, Jung, e combriccola, operano nella profanazione avventurista di una sfera, di competenza del trascendente, allo stesso modo di un infante la cui curiosità ossessiva lo porta a smembrare il suo giocattolo per vederne il meccanismo interno che lo muove, ma poi incapace di ricomporlo.
 


GJTirelli

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