COME LIBERARSI DA UN TRAUMA
Uscire dai postumi di un forte trauma, è come
uscire dalla dipendenza di una droga.
Ricorrere alla psicanalisi introspettiva
credendo di poterne rimuovere il problema, la causa, è il più grande errore di
valutazione che possiamo fare – così come il tossico non può essere guarito
somministrandogli altra droga. Sarebbe come rigirare il coltello nella piaga.
Il solo modo per combattere gli effetti
dolorosi del trauma, e in seguito rimuoverlo, sta nella capacità di distrazione
nel perseguire un nuovo progetto (orizzonte), sul quale concentrare (anima e
corpo) la nostra attenzione, tutte le nostre energie, e la residua forza di
volontà.
Allo stesso tempo, e attraverso una pratica
metodica e
costante di autocontrollo, dovremmo essere in grado (un po’ alla
volta) di controllare il nostro dialogo interno, interrompendo quel turbinio
parossistico di pensieri e ragionamenti, che la nostra mente proietta
autonomamente fuori dalla nostra volontà, perché stressata dal corto circuito
prodotto dal trauma stesso.
E’ solo una questione di allenamento e di
metodo, che in breve consiste nello sforzarsi a zittire per brevi secondi la
nostra mente, e con la pratica aumentarne i tempi di pausa.
Ma il perno centrale intorno al quale ruota
questo “squilibrio” è, come sempre, la paura. Una paura che assume varie forme
e connotazioni, relativamente alla sensibilità del soggetto, in misura della
sua interezza, e capacità reattiva agli accadimenti non previsti e non
concepiti:
- La paura di non poterne e saperne uscire,
motivata da una scarsa o assente autostima.
- La paura che gli effetti del trauma si
possano ripetere in qualsiasi momento.
- La paura di apparire diversi.
- La paura di non essere compresi.
- La paura di essere i soli al mondo a dovere
vivere (per la sua unicità) una tale esperienza, e pertanto di ritenere tutti
gli altri incapaci di un qualsiasi apporto benefico e rassicurante.
La moderna medicina terapeutica e
farmacologica occidentale, è dunque il modo peggiore adatto a ristabilire la normalità
nel soggetto danneggiato dal trauma. Al contrario, lo danneggia, lo degrada a
cavia, a vittima sacrificale delle sue sperimentazioni, aberrazioni, ipotesi e
congetture, rendendolo dipendente, asservito alle sue lusinghe, e assicurandosi
lauti guadagni per tutto il lungo periodo dell’immaginaria cura - un individuo,
prima del trauma normale a tutti gli effetti, ridotto in seguito ad invalido
sui cui investire speculare per mero profitto.
Da tutte le patologie si può guarire, a patto
che la malattia faccia il suo naturale e necessario decorso. Se gli interventi
esterni non sono in linea con l’etica e la deontologia umanistica, ne
interrompono l’evoluzione, e quindi ne impediscono la guarigione.
Dal trauma, dunque, si può risorgere
rimuovendone il ricordo, e liberandoci dal masochismo di analizzarne le cause e
gli effetti - dimenticarsi di se stessi, guardare e vedere oltre - non c'è
niente da scavare ma tutto da seppellire!! Certo è la strada più faticosa, ma
la sola che ci può condurre alla liberazione dalla paura e rafforzare la nostra
consapevolezza.
Il trauma prodotto dal dolore, spaventa da
una parte, ma per un altro verso, come una lente di ingrandimento, mette a
fuoco tutto ciò che prima consideravamo normale, scontato, non degno di nota,
di analisi e di critica.
Così ogni parte e frammento del nostro essere
viene vivisezionata, l’osservazione amplificata e, per logica conseguenza, la
capacità di discernimento.
Ergo, se noi lasciamo il dolore alle spalle,
per concentrarci invece sul suo rovescio della medaglia, saremo in grado di
capire gli infiniti benefici di una tale esperienza per metterli poi a frutto e
farne tesoro.
Non c’è altro modo per crescere, per
cambiare, e per attingere a quella consapevolezza capace di produrre autentica
felicità e libertà.
L’uomo che rinuncia alla comprensione del
dolore, per accanirsi sugli effetti come una belva ferita e vendicativa, non
troverà pace al suo tormento, e il suo cuore si farà pietra – a lui sarà negato
lo spirito di solidarietà, di volontà, la tolleranza, e il sublime piacere di
contemplare la bellezza.
Psicanalisi, psichiatria e sorelle, sono
delle malattie incurabili ad alta virulenza. Come possiamo credere di potere
sondare, vivisezionare un TUTTO inscindibile per definizione, scomponendolo in
parti (Ego, Se , Anima, Coscienza, Spirito) come fossero i pezzi meccanici di
un motore a scoppio, separandoli dal resto, per poi riposizionarli come
all'origine?
Freud, Jung, e combriccola, operano nella
profanazione avventurista di una sfera, di competenza del trascendente, allo
stesso modo di un infante la cui curiosità ossessiva lo porta a smembrare il
suo giocattolo per vederne il meccanismo interno che lo muove, ma poi incapace
di ricomporlo.
GJTirelli
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