sabato 23 agosto 2014

“Primavera di Praga”, la lezione del 1968...Oggi ricorre il 46° anniversario della repressione della “primavera di Praga”,

“Primavera di Praga”, la lezione del 1968

“Primavera di Praga”, la lezione del 1968

Ci sono avvenimenti il cui significato è incancellabile. Oggi ricorre il 46° anniversario della repressione della “primavera di Praga”, dell’introduzione in Cecoslovachia delle truppe del Patto di Varsavia al fine di stroncare il tentativo di riformare il paese. Fu un errore storico del regime brežneviano?

Come valutare quel passato remoto dalle posizioni del giorno d’oggi, della crisi ucraina e dei rapporti russo-europei? Nel 1968 Libor Dvořák, noto traduttore ceco dei classici russi, che ha tradotto “Guerra e pace” di Lev Tolskoj, “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij e “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov, e popolare commentatore della Radio Ceca, si iscrisse alla facoltà di filosofia dell’Università Carolina. Libor Dvořák ha confidato i propri ricordi a “La Voce della Russia”:
- Ricorderò quel giorno finché sono vivo. Mi trovavo a Praga quando la mattina del 21 agosto fui svegliato dai clacson delle auto. Guardai dalla finestra e vidi una colonna di camion che si dirigeva verso l’aeroporto Ruzyně di Praga. Non capii niente ed accesi la radio. Tutto divenne chiaro. Alle 5 di mattino andai insieme ad amici al Castello di Praga, poi alla sede del CC del Partito comunista, dove vidi i primi abitanti di Praga morti, che giacevano sulla terra coperti dalla bandiera cecoslovacca. Lì incontrai per la prima volta soldati sovietici, parlai con loro.
- Parlò? Ma di che cosa?
- Ricordo come fosse oggi un carrista dalla città di Voronež. Conoscevo bene il russo, in quanto mio padre lavorava a Mosca ed io avevo studiato per alcuni anni in una scuola russa. Così chiesi a quel soldato: “Cosa fate qui?”. Il soldato mi risposi: “Senti, fratello, pensi che io voglia farlo? Ho quasi finito la ferma ma ci hanno trasferito qui. Abbiamo passato 5 settimane di torture in questi autoblindo sul confine della Germaia Orientale. Non vedo l’ora di ritornare a casa”. Non ho la faccia di chiamare quel ragazzo “occupante”. È da notare che i primi soldati sovietici introdotti in città ceche furono ben presto sostituiti, in quanto all’inizio avevano avuto la possibilità di contattare direttamente i cechi e, evidentemente, avevano capito molte cose.
- Dopo lo shock ricevuto il 21 agosto non ha perso il desiderio di specializzarsi in lingua e letteratura russe?
- Ricordo come andai alla prima lezione di lingua russa. Allora alla facoltà di filosofia dell’università insegnava un’ottima docente, Eva Boučkova, la quale disse: “Decidete voi stessi se volete o meno studiare la lingua russa. Ma devo ricordarvi che non si può confondere la politica con la grande cultura russa, con la grande letteratura russa, Cekhov non è responsabile di quanto è accaduto”. Ho imparato per tutta la vita la regola di Eva Boučkova…
- Adesso molti in Repubblica Ceca sono propensi a trovare analogie tra passato e presente, tra gli avvenimenti in Ucraina e l’agosto del 1968. Sono corrette tali analogie? Esistono nella storia analogie assolute?
- Ovviamente, analogie complete non esistono mai, ma la gente tende a paragonare. Nella piccola Repubblica Ceca molti non riescono a capire la psicologia dei russi, la loro nostalgia per il grande Stato perso. C’è chi lo definisce “sindrome imperiale” e mette su uno stesso piano la disfatta della “primavera di Praga”, gli avvenimenti ungheresi del 1956, la guerra contro la Georgia del 2008 e il conflitto nell’est dell’Ucraina. Altri parlano dell’espansione economica della Russia che aspirerebbe a conquistare l’Europa con l’aiuto delle banche, anziché dei carri armati. Da qui, in particolare, l’atteggiamento negativo verso la partecipazione della Russia alle gare per l’ultimazione di due reattori della centrale nucleare di Temelin, anche se tale cooperazione con i partner russi è probabilmente vantaggiosa. Penso che nel mondo contemporaneo si stia formando un’economia globale. La Russia non può essere esclusa da essa.
- Ricordano in Repubblica Ceca che Gorbaciov e poi ancora più volte Elćin hanno presentato le scuse per l’invasione della Cecoslovacchia ad opera delle truppe del Patto di Varsavia?
- Numerosissime persone, soprattutto della mia generazione, ricordano ovviamente che i dirigenti dell’URSS, della Russia si sono scusati per il 1968. Ricordano persino come durante la sua prima visita ufficiale in Repubblica Ceca il presidente Putin, quando glielo hanno chiesto direttamente, abbia ribadito le scuse presentate dai suoi predecessori per la repressione della “primavera di Praga”. Pertanto mi sembra che, nonostante tutto, la lezione di questa triste pagina della Storia non sia dimenticata. Io personalmente penso che questa lezione consista anche nel fatto che l’Europa e il mondo devono prendere in considerazione gli interessi della Russia…
- E che non è possibile ricorrere alla forza per risolvere qualunque problema internazionale…
- Esattamente così!

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