venerdì 26 settembre 2014

LA TERRA DEI NURAGHI.......Matteo Boe


LA TERRA DEI NURAGHI.......Matteo Boe
E’ piuttosto l'aggettivo seguente, italiano, che non voglio in nessun modo venga associato alla mia persona.
La mia nazionalità è sarda perché la Sardegna è la mia Nazione.
L'Italia è solo uno dei tanti stati che, nel corso dei secoli, hanno occupato, con la forza militare, e il sostegno di traditori e ignavi, il suolo della mia patria.
Dal 1409 aneliamo alla nostra indipendenza, alla nostra libertà, alla nostra dignità, al nostro benessere.
Dal 1409 soffriamo sotto il tallone di eserciti e padroni stranieri che occupano il nostro suolo, intorpidiscono le nostre menti, avvelenano le nostre coscienze, travisano e omettono la nostra storia, ridicolizzano la nostra cultura, ci ammazzano in guerre altrui, alzano forche e sbattono in galera, tagliano la nostra lingua, cementificano le zone costiere, impongono leggi di classe e un'economia a beneficio del capitale.
Cinque secoli son passati da quando il sangue degli eroici combattenti sardi guidati dalla quercia sradicata del giudice d'Arborea, irrorò la piana di Sedhori.
Cinque secoli son passati da quando gli aragonesi ci imposero il loro vessillo e con esso il loro dominio.
Di padrone in regnante, di occupante in colonialista, di prepotenza in manipolazione è lastricata la strada della nostra schiavitù.
Ci hanno detto che, oltre essere fenici, romani, pisani, genovesi, bizantini, eravamo anche aragonesi, piemontesi, italiani.
Ci hanno stuprato i boschi, diviso e rubato le terre, sfruttato le miniere, imposto nuove leggi, altre lingue, sangue da versare in guerre non nostre, politici ladri, corrotti e collaborazionisti, una economia capitalistica, montagne di rifiuti di un'economia consumistica, droga e prostituzione, modelli estranei alla nostra cultura, degradante assistenzialismo, servitù militari, sbirri, scuole di manipolazione identitaria, dis-valori come logo di modernità.
Coercizione fisica, omissione e travisamento della storia, volontà di costruire ex novo dei nuovi soggetti e con essi un nuovo popolo funzionale al potere coloniale italiano.
Un popolo che interiorizza fin nel più profondo messaggi chiari e subliminali volti a schiavizzarne l'anima.
Mai attacco più complesso e incisivo è stato portato nella storia contro la mia nazione.
Il progetto delle potenti consorterie internazionali, volto alla costruzione di un unico mercato globale da cui attingere profitti sempre maggiori, con minori costi, è chiaramente quello di cancellare dalla faccia della terra peculiarità etniche e culturali, che rappresentano una immensa ricchezza e la storia stessa dell'uomo, per fare spazio a un meticciato senza anima nè radici, guidato nei suoi bisogni e desideri dai sacerdoti della manipolazione.
I popoli più deboli soccombono per primi.
La Sardegna a causa della sua condizione di colonia, con tutto quello che comporta, rischia una veloce scomparsa come nazione.
Lo stato italiano stringe la sua morsa letale attorno alla nostra anima.
Mai come adesso, sull'orlo del baratro del non ritorno, i patrioti sardi son chiamati, con le armi della politica e la politica delle armi, alla mobilitazione contro l'idra romana e quella mondiale.
La mia storia è la storia della refrattarietà al potere costituito, con momenti di ortodossa aderenza politica e altri di puro ribellismo.
Costante è stato il senso di appartenenza alla mia nazione.
Maturità che purtroppo ha coinciso col mio status di prigioniero.
Impossibilitato, temporaneamente, a portare il mio attivo contributo alla lotta di liberazione nazionale, vigilo per tenere integra la mia identità.
Dio e lo Stato di Bakunin l'ho tradotto durante la mia detenzione in regime di 41 bis, ed è stato stampato da un compagno anarchico sardo.
Così ho fatto con altri libri, per non scordare la mia lingua e riaffermare con forza la mia appartenenza etnica.
"Ca est sa terra de sos nurakes sa natzione mea non s'Italia colonialista. "

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