venerdì 28 novembre 2014

Il Grande Gioco intorno al Caspio: c’è traffico sulle vie del petrolio by Carlo Vulpio

Il Grande Gioco intorno al Caspio: c’è traffico sulle vie del petrolio

by Carlo Vulpio
Una raccolta di saggi curata da Marco Valigi esplora confini contesi, regole mancate e appetiti che s’incrociano. Il gasdotto che deve raggiungere l’Adriatico è un esempio della rete di interessi
Caspio cover
Mare o lago, si ricomincia sempre da lì, quando si parla del Caspio. E anche quando si concorda sulla strana definizione di «mare chiuso» i problemi restano aperti. Perché la disputa non è meramente geografica, ma riguarda il diritto internazionale e la geopolitica, cioè i confini, la sovranità, le rotte commerciali, la pesca, lo sfruttamento delle risorse energetiche. Soprattutto del gas (e del petrolio), di cui il Caspio e i cinque Paesi rivieraschi (Russia, Azerbaigian, Iran, Turkmenistan e Kazakistan) sono ricchissimi. Convogliare quel gas a Ovest anziché a Est, infatti, magari lungo condotte che attraversino proprio il mar Caspio, avvicinando così il Caucaso e l’Asia centrale al Mediterraneo e all’Europa, significa cambiare i connotati del pianeta.
A quasi un quarto di secolo dal crollo dell’Unione Sovietica, l’incertezza sulla regolazione dei confini delle acque del Caspio è ancora un grande problema. Solo Russia, Kazakistan e Azerbaigian hanno trovato un accordo, mentre per Iran e Turkmenistan la questione è tutta da definire. Sulla terraferma le cose non vanno molto meglio, se si considera la instabilità generata dai cosiddetti «conflitti congelati» (che in realtà sono veri e propri stati di guerra) in Abkhazia, in Ossezia del Sud e nel Nagorno Karabakh, la regione dell’Azerbaigian - pari al 15 per cento del territorio nazionale - occupata fin dal 1993 dall’Armenia. Eppure, tutti gli Stati del Caucaso, anche quelli che non possono contare sulle ricchezze energetiche, sono accomunati dal medesimo interesse: assicurarsi uno sbocco al mare (il Mediterraneo) che quel «mare chiuso» che è il Caspio non può garantirgli. Per questa ragione, gli Stati caucasici sono vincolati a una interdipendenza che potrà essere la loro carta vincente o, al contrario, diventare la loro condanna.
E’ questa la tesi di fondo del volume Il Caspio. Sicurezza, conflitti e risorse energetiche, curato da Marco Valigi (Laterza, 203 pagine, 20 euro), che, grazie ai contributi di otto ricercatori e analisti (Indra Overland, Maria Sangermano, Matteo Verda, Azad Garibov, Cristiana Carletti, Elnur Sultanov, Stephen Blank e R. Craig Nation), approfondisce tutti gli aspetti necessari a comprendere lo stato di salute e le fibrillazioni di un’area che oggi è tra le più interessanti del mondo.
Lo hanno ben ben capito i giganti della Terra - Stati Uniti, Russia e Cina -, che proprio qui giocano le rispettive partite geopolitiche, consci che l’interdipendenza dei Paesi del Caucaso passa soprattutto attraverso quella rete di pipeline progettate e in costruzione. Condotte che sono necessarie non soltanto per chi ha gas e petrolio da vendere, ma anche per chi può semplicemente garantirne il transito, affrancando così se stesso dalla dipendenza da fornitori o acquirenti unici. Come dimostra l’esempio più calzante, il gasdotto che collegherà il Caspio al mar Adriatico, lungo il Corridoio meridionale euroasiatico.
Carlo Vulpio, Corriere della Sera, 26 novembre 2014
Carlo Vulpio | 28 novembre 2014 alle 13:05 | Categorie: Blog | URL: http://wp.me/pAweW-tZ
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