giovedì 18 dicembre 2014

Intrappolati in un sistema in cui non cambia nulla. Non possiamo respirare.............BouchraFali

www.resistenze.org - popoli resistenti - stati uniti - 17-12-14 - n. 524

Intrappolati in un sistema in cui non cambia nulla. Non possiamo respirare

Tariq Ali * | counterpunch.orgTraduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

"Viviamo in una società post-razziale" disse con entusiasmo Obama riferendosi alla sua vittoria, poco dopo l'ingresso alla Casa Bianca. Suonava falso, in quel momento, anche se molti volevano crederci. Nessuno lo crede oggi. Nemmeno Toni Morrison. Tuttavia, la risposta che decine di migliaia di cittadini statunitensi hanno dato alle recenti violenze di Ferguson è molto più importante ed interessante del fumo che viene soffiato  a Washington DC.

C'è un'energia vitale a queste manifestazioni. La grandezza, la velocità e l'intelligenza dei manifestanti hanno lasciato sorpreso  il paese. A New York sono emersi senza preavviso in luoghi diversi evitando lo scenario della  battaglia di piazza  in Berkeley, preordinato dai poliziotti della Bay Area la cui propensione ad effettuare cariche violente alla prima occasione possibile è ben noto. A due chilometri da Ferguson, suprematisti bianchi hanno incendiato una chiesa nera, mentre i poliziotti hanno mantenuto l'ordine in città. C'è uno stato di polizia che parla di rendere l'uso delle fotocamere dei cellulari  illegale in queste situazioni. In altre parole, arresti di massa.

A Chicago, nelle facoltà di  medicina e legge gli studenti sono venuti fuori e si sono sdraiati  a terra. E non è certo un segreto che essi siano conosciuti come gli studenti più conservatori del campus, superati solo da quelli della Facoltà di Ingegneria con i suoi dipartimenti riccamente finanziati dalle imprese. La loro solidarietà con le vittime della brutalità dello stato contro gli afro-americani è uno spettacolo impressionante. Potrebbe essere di  più di "una tantum"?

La politica radical negli States è deragliata malamente sulle speranze distrutte e sulle tradite illusioni dei primi anni di Obama (non pochi di quelli che occupavano le piazze col movimento del 99 per cento votarono per affidargli un nuovo mandato, nonostante le guerre, i droni e il rifiuto di ritenere Bush, Cheney e la loro gang responsabili per le bugie costruite e le torture).
Il tarlo è finalmente al lavoro o rivedremo una simile effusione di gioia per Hillary Clinton, portata questa volta da illuse femministe? Se un presidente di razza mista, non è riuscito a muoversi verso una società post-razziale, che possibilità c'è che un'altra guerrafondaia come la Clinton (con posizioni ingannevoli su quasi tutto, compreso il diritto all'aborto) apra o la strada a una società post-patriarcale? Abbiamo bisogno di una rottura e forse questa generazione ne fornirà una. Forse.

Decine di neri americani sono stati uccisi dalla polizia negli ultimi anni senza suscitare una similare indignazione. La maggior parte dei tradizionali leader neri capitolarono senza vergogna nei confronti della  Casa Bianca di Obama. Jesse Jackson e Al Sharpton sono due dei nomi più noti, quest'ultimo ora sta chiassosamente cercando di organizzare una rapida marcia su Washington DC, al fine di recuperare almeno un po' di credibilità. La maggioranza dei neri al Congresso è fedele Alla Casa Bianca come a Wall Street. Una situazione simile esiste nel resto del paese. Le persone si sentono non rappresentate. La rabbia per le recenti uccisioni riflette, credo, un disgusto crescente verso un sistema in cui non cambia nulla a prescindere da chi sarà eletto.

Anche le rivelazioni sull'uso della tortura sono destinate ad avere un qualche effetto. Gli aspetti peggiori della faccenda sono ancora tenuti nascosti al pubblico, ma la cosa è andata avanti per troppo tempo. Nel 1975 l'ex agente operativo CIA Philip Agee ruppe coi propri datori di lavoro e pubblicò Inside the Company, un resoconto sull'uso continuo e spregiudicato della tortura in Sud America.

In Vietnam, i Marines degli Stati Uniti sventravano un prigioniero per terrorizzarne un altro in località ancora da rivelare. Non abbiamo ancora un pieno resoconto di come le prigioniere di sesso femminile vennero umiliate e torturate in Iraq. Ed ogni cosa, dall'11 settembre in poi è accaduta con la complicità e la connivenza dell'Unione Europea. Tony Blair, Jack Straw, David Miliband furono tutti consapevoli quando adottavano sanzioni, così come i loro partner francesi, tedeschi e italiani. Anche gli europei dell'est furono più che felici di servire i loro nuovi padroni.

Forse gli studenti e gli altri manifestanti in America accenderanno ora una scintilla in grado di sfidare il sistema ai suoi vari livelli. Almeno lo spero.

*) Tariq Ali è l'autore di The Obama Syndrome

Questo articolo è originariamente apparso nella London Review of Books.

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