mercoledì 28 gennaio 2015

gianni tirelli 19:15 (1 ora fa) LO “SPOTTONE” DI UMBERTO ECO A BENEFICIO DI MATTEO RENZI

gianni tirelli

19:15 (1 ora fa)

LO “SPOTTONE” DI UMBERTO ECO A BENEFICIO DI MATTEO RENZI

Gentile Umberto Eco, io so benissimo che Lei è uno scrittore affermato, uno dei più quotati sul mercato letterario ma devo ammettere di non avere mai provato quello stimolo intellettuale da indurmi a leggerla. Non sono un appassionato lettore, e la mia conoscenza in materia di libri si limita ad un centinaio di testi. I mie preferiti sono, DostoevskijÉmile ZolaHoffmannJohn SteinbeckBram Stoker, Marion Zimmer Bradley, Pasolini, Benedetto Croce, Pirandello e pensatori tedeschi.
Le devo confidare che per una stranezza della vita ho avuto in dote il privilegio di conservare quella tecnica (capacità) di riconoscere l’animo umano attraverso l’osservazione dei gesti, dei tratti del viso e delle sue varie espressioni circostanziali.
L’altra sera a Ballarò (20/01/2015), osservandola mentre rispondeva alle domande di Massimo Giannini, non mi è stato difficile ricavare un quadro preciso della sua personalità, del carattere, e non di meno comprendere il suo livello di onestà intellettuale.
Non c’è nulla che certifichi che un uomo di cultura - la persona colta - sia necessariamente dotata di particolare sensibilità, lealtà, immaginazione e acuta attenzione, capace di scovare la verità fra le fitte trame della mistificazione e del travestimento. Spesso è l’esatto contrario! Tutto si riduce ad una ostentata e supponente superiorità intellettuale basata su un arido apprendimento e colte citazioni, dove la vanità tracima fino a sommergere gli ultimi brandelli di residua dignità.
Non mi è poi sfuggito quell’autocompiacimento, del resto palese, che nasce dal ritenere i propri successi professionali, unici e straordinari e garanzia della giustezza del proprie conclusioni, non che l’infantile e consapevole stupore di chi si domanda come sia stato possibile un tale successo, vista l’esiguità del proprio talento artistico.  
Così, non mi sono scomposto, né meravigliato più di tanto, vederla ospite del salotto buono della sinistra PD a promuovere il suo ennesimo “librone”. Quella sinistra oramai defunta, oggi trasfigurata in una latrina di ipocrisia, di impostura e dove Lei sembrava sguazzarci con la disinvoltura e la soddisfazioni di chi ha fatto un buon affare. Sorprendentemente il nome della puntata era lo stesso del suo libro; Numero Zero. Guarda a volte le casualità!    
Certo, Lei da gran signore non è “rimasto indietro”, ricambiando il favore con un bello “spottone” a beneficio di Matteo Renzi – ma ha fatto di più – ha delegittimato il M5S accusandolo di apologia di onestà.
Oggi Umberto Eco è un personaggio celebrato. Ha venduto milioni di copie a milioni di individui nel mondo, e pertanto la sua opinione è marchio di garanzia per una valutazione oggettiva della realtà dei fatti - ma io credo che il valore di un uomo non stia nell’essere famoso, ma nell’essere raro. Ancora di più di questi tempi, dove i messaggi mediatici contano più dei contenuti.
A questo proposito ricordo un’affermazione particolarmente efficace di Erich Fromm che recita: “Come esiste una follia a due così esiste una follia a miloni. Il fatto che milioni di individui condividano gli stessi vizi, non fa di questi delle virtù”. E mi sembra che questo concetto valga ancora di più in un’epoca, dove tutto è relativizzato al proprio tornaconto, dove gli spacciatori di verità sono più che altro dei furbastri - dove la loro visione delle “cose” è circoscritta all’ambito della convenienza, sollecitata dal narcisismo e asservita al potere.
Altro da dirle non ho, se non di augurarle di riscoprire il piacere della vergogna.

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