martedì 23 giugno 2015

Il protezionismo militare di Obama e il TTIP

Il protezionismo militare di Obama e il TTIP

(17 Giugno 2015)
nottip
Nella neo lingua orwelliana, sempre più dominante a livello di governi e media, quando si parla di libero scambio s’intende il predominio incontrastato delle multinazionali. Lo scopo del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e del suo gemello TPP (Trans-Pacific Partnership), non è rendere più liberi i traffici in queste zone, ma d’impedire il confluire dell’Europa e dei paesi dell’Estremo Oriente nella nuova gigantesca area di sviluppo euro-asiatica, il cui motore principale è la Cina. Le continue provocazioni alla Russia in Ucraina, le voci - demenziali da un punto di vista puramente militare, ma efficaci per creare paura - di un attacco russo ai paesi baltici, non hanno lo scopo di portare a uno scontro diretto con la Russia (anche se è sempre pericoloso giocare col fuoco), ma di rendere impossibile la sua collaborazione economica con l’Europa. Si tratta di un protezionismo realizzato con altri mezzi, quelli militari e diplomatici. Così le sanzioni all’Iran, l’appoggio neppure troppo velato all’ISIS e ad Al Qaeda in Asia e Africa, i progetti di un distacco del Belucistan (o Baluchistan) dal Pakistan, le provocazioni nel Mar Cinese meridionale, hanno lo scopo di impedire l’apertura della nuova via della seta, cioè del rinnovato collegamento, per via terrestre e marittima, del grande mercato cinese con quello europeo e africano.
Lo sviluppo del capitalismo non è lineare, si formano gruppi capitalistici locali o nazionali, che cercano di impedire lo sviluppo o soffocare i concorrenti. Abbiamo importanti esempi nel passato.
La repubblica di Genova, grande centro finanziario, cercò di impedire lo sviluppo dell’Olanda sovvenzionando le guerre asburgiche, tese alla riconquista dei Paesi Bassi insorti. Intere famiglie di banchieri genovesi si erano trasferite ad Anversa; erano rimasti gli unici sovvenzionatori del re di Spagna, e inviavano nei Paesi Bassi all'esercito del Duca d'Alba i finanziamenti necessari per il soldo alle truppe. Le sconfitte di Filippo II contro olandesi e inglesi misero in seria difficoltà Genova.
A sua volta, diventata il centro del capitalismo commerciale mondiale, l’Olanda cercò di schiacciare l’Inghilterra: durante le guerre anglo –olandesi giunse ad inviare la propria flotta alla foce del Tamigi, ma la vittoria toccò ai britannici.
Nella guerra del 1812, la Gran Bretagna bloccò i porti americani e condusse una serie di battaglie terrestri e navali (nella regione dei Grandi Laghi e del San Lorenzo), in cui i britannici si allearono con i pellirossa, lasciati poi alla vendetta statunitense col trattato di pace.
Quando ormai era chiara l’impossibilità di impedire lo sviluppo della rivale, spesso la potenza perdente diventava la maggiore finanziatrice dello sviluppo della potenza vincitrice, e ciò fu particolarmente evidente nell’Ottocento, quando i capitali inglesi si riversarono a valanghe negli Stati Uniti.
Non sappiamo se la lotta degli Stati Uniti per conservare l’egemonia mondiale continuerà con questo stillicidio di conflitti, una “guerra mondiale per tappe” – questa espressione o altre simili non l’ha inventate il papa, ma circolano nella sinistra internazionalista da almeno 60 anni - o se assumerà la forma di uno scontro diretto. L’Europa, comunque, non è più una “pacifica” retrovia, abbiamo la guerra alle porte di casa.
In questo quadro, il TTIP e il TPP rappresentano accelerazioni importanti. Non possiamo attenderci una resistenza da parte dei governi – la Merkel ha promesso a Obama una rapida approvazione e Renzi non perde occasione per manifestare il suo più acritico entusiasmo (salvo poi incontrarsi con Putin, attirandosi una dura tirata d’orecchie da parte della Casa Bianca). Non c’è da far conto sul parlamento europeo, perché il lavoro congiunto di diplomazia, CIA, ONG alla Soros, emissari di Wall Street... riuscirà a ricondurli alla ragione ...di stato americana, con le buone o con le cattive. L’opposizione la troviamo invece nello stesso partito di Obama, ed è cominciata dal TPP. Obama ha incontrato i deputati democratici per convincerli a votare due testi in votazione, uno sugli aiuti ai lavoratori americani penalizzati dai futuri accordi commerciali, un altro sulla corsia preferenziale per i negoziati sul TPP. La Camera ha bocciato il primo testo, e, mentre i repubblicani compatti hanno votato a favore della "corsia preferenziale" per il TPP, i democratici, con in testa la capogruppo Nancy Pelosi, hanno lasciato l'aula al momento della votazione del secondo testo. L’abbandono in massa dei democratici suona come una sconfessione ufficiale dell’Anatra zoppa Obama.
America Oggi scrive : “Per i sostenitori l'accordo sarebbe come una manna dal cielo, anche per contenere l'influenza e le mire espansionistiche della Cina nel campo commerciale... Per i detrattori - in prima fila l'ala liberal del partito democratico - il TPP è un regalo alle grandi imprese, alle multinazionali, incoraggiando una ulteriore migrazione di posti di lavoro verso Paesi con salari più bassi e limitando la concorrenza col risultato di provocare un aumento dei prezzi.” (1) .
Un altro motivo che gli avversari (europei, americani, giapponesi...) adducono, è la segretezza: "...c’è voluto l’intervento dell’Ombudsman europeo nel novembre 2014 per spingere la Commissione europea a pubblicare i primi testi di posizionamento nel gennaio 2015.” (2) Ma neppure ora si pubblicano i testi negoziali aggiornati. Ne sapremmo ancora meno se WikiLeaks non avesse diffuso più documenti, tra i quali il capitolo segreto del trattato gemello del TTIP che dà potere assoluto a imprese e multinazionali .

Questi trattati si sono sempre rivelati trappole fin dall’Ottocento. Li denunciavano, non solo i comunisti, ma anche i liberali, quando non avevano motivi particolari per nascondere la verità. Nel segnalare il carattere demagogico del trattato tra Francia e Inghilterra del 1860, condotto col sostegno di ex sansimoniani vendutisi a Napoleone III e di Cobden, Marx mise in rilievo che “i trattati di reciprocità e trattati commerciali in genere... sono sempre stati rumorosamente denunciati dai sostenitori del libero scambio inglesi guidati da Cobden, come la forma peggiore e più deleteria di protezionismo” Appoggiando quel trattato, e rimangiandosi tutte le dichiarazioni precedenti, Cobden riusciva a tornare a galla dopo un lungo intervallo di fallimenti finanziari e di relativo impoverimento. Il bonapartismo portava corruzione, non soltanto in Francia.
Marx affrontò i problemi del libero scambio e del protezionismo nel “.Discorso sulla questione del libero scambio”, ne “Il Capitale” e in altri scritti.
“ Il sistema protezionistico è stato un espediente per fabbricare fabbricanti, espropriare lavoratori indipendenti, capitalizzare i mezzi di produzione e sussistenza nazionali, abbreviare con la forza il trapasso dal modo di produzione antico a quello moderno”(3)
Operai, contadini, piccola borghesia, non devono farsi alcuna illusione. Il protezionismo esclude i concorrenti esteri, ma favorisce quella nazionale o di area, e il piccolo imprenditore cittadino, l’agricoltore, viene falciato dalla concorrenza. L’operaio si trova di fronte alla prospettiva: essere sfruttato da capitalisti nazionali o da quelli esteri. Naturalmente, settori diversi della borghesia conducono le loro campagne, per il libero commercio o per forme di protezione, spargendo a piene mani menzogne ed illusioni. Nazionale o mondializzato, il capitale resta sempre e comunque un feroce sfruttatore.
Il liberista Bowring sosteneva che la disoccupazione creata dalla concorrenza era temporanea e destinata ad essere colmata da nuova occupazione (vedete da dove ha copiato Renzi!), e Marx replicava che nel frattempo gli operai morivano di fame, e che: “Tutto il discorso di Bowring per consolare gli operai che muoiono e, in generale, tutta la dottrina di compensazione dei liberoscambisti si riduce a questo: Voi, migliaia di operai che morite, non doletevene. Voi potete morire in tutta tranquillità. La vostra classe non perirà. Essa sarà sempre tanto numerosa che il capitale la potrà decimare senza temere di annientarla. D'altronde, come volete che il capitale trovi un impiego utile se non avesse cura di tenersi costantemente in serbo la materia da sfruttare, gli operai, per sfruttarli di nuovo?” (4)

Note
1) "Non basta l'appello appassionato di Obama. Il Congresso affonda il Tpp", America oggi, 13-06-2015.
2) “TTIP. Tutti i pressapochismi dell’Istituto Bruno Leoni”, Pubblicato da Stop Ttip Italia, 23 marzo 2015.
3) Karl Marx, “Il Capitale”, XXIV “La cosiddetta accumulazione originaria, 6, Genesi del capitalista industriale.
4) Karl Marx, “il nuovo trattato tra Francia e Inghilterra”, 28 gennaio 1860, pubblicato in New-York Daily Tribune n. 5868, 14 gennaio 1860.
Michele Basso

Nessun commento: