Ciao Unione Europea, l’Austria vuole andarsene davvero
Occorrevano
100mila firme, in un settimana ne hanno raccolte 261.000 ma solo perchè
hanno dovuto fermarsi: la Corte Costituzionale austriaca aveva concesso
sette giorni e non uno di più per raccogliere le firme necessarie ad
ammettere la petizione popolare per l’uscita dell’Austria dall’Unione Europea,
sperando che non sarebbero stati sufficienti. Ne avesse dati quindici,
probabilmente la gran parte dei sei milioni e mezzo di elettori
austriaci (in Austria il diritto di voto scatta a 16 anni) avrebbe
votato a favore della “Volksbegehren Eu Austritt”. Un successo,
nonostante il boicottaggio dei media
nazionali ed europei (ancora oggi e nonostante tutto la stampa italiana
non parla di questo avvenimento e quella austriaca lo fa giusto perchè
costretta dalla situazione), nonostante le difficoltà del voto ammesso
solo nelle sedi comunali e nei tribunali. Nonostante tutto 261mila
austriaci hanno deciso che il Parlamento deliberi immediatamente oppure
indica un referendum popolare perchè sia il popolo a decidere se restare
o meno nell’Unione Europea.
Una
grossa rogna per il governo socialdemocratico e per i partiti nazionali
che dovranno ora prendere posizione apertamente con il rischio di
entrare in rotta di collisione con i loro stessi elettori perchè le
ragioni del “Volksbegehren Eu Austritt” non si prestano ad
“interpretazioni”: recuperare la sovranità nazionale fagocitata da
Bruxelles che, senza alcuna legittimazione, decide del destino
dell’Austria, scacciare l’euro responsabile del progressivo
impoverimento della popolazione, riacquistare la propria neutralità,
abbandonare la politica guerrafondaia dell’Unione sempre più schiava
delle mire imperialistiche Usa,
ripristinare le leggi nazionali sul controllo dell’ambiente, delle
tecniche di manipolazione genetica, del traffico, del trattameno degli
animali, sulle politiche agricole ed economiche, sui confini,
ripristinare normali rapporti commerciali con la Russia.
Insomma,
i promotori della petizione le hanno precisate così bene le loro
ragioni e gli austriaci le hanno così chiaramente condivise che
Parlamento e partiti dovranno scegliere tra due sole strade: mettersi
dalla parte dell’Unione contro la volontà del popolo oppure indire un
referendum che già da ora si può prevedere come andrà a finire. Ne
vedremo delle belle nei prossimi tempi e per il subito questo voto
austriaco ha tolto un altro importante mattone all’edificio di questa
congregazione di lobbyes chiamata Unione Europea.
(“L’Austria se ne va davvero”, da “EbayAbuse” del 9 luglio 2015)
Occorrevano 100mila firme, in un settimana ne hanno raccolte 261.000
ma solo perchè hanno dovuto fermarsi: la Corte Costituzionale austriaca
aveva concesso sette giorni e non uno di più per raccogliere le firme
necessarie ad ammettere la petizione popolare per l’uscita dell’Austria
dall’Unione Europea,
sperando che non sarebbero stati sufficienti. Ne avesse dati quindici,
probabilmente la gran parte dei sei milioni e mezzo di elettori
austriaci (in Austria il diritto di voto scatta a 16 anni) avrebbe
votato a favore della “Volksbegehren Eu Austritt”. Un successo,
nonostante il boicottaggio dei media
nazionali ed europei (ancora oggi e nonostante tutto la stampa italiana
non parla di questo avvenimento e quella austriaca lo fa giusto perchè
costretta dalla situazione), nonostante le difficoltà del voto ammesso
solo nelle sedi comunali e nei tribunali. Nonostante tutto 261mila
austriaci hanno deciso che il Parlamento deliberi immediatamente oppure
indica un referendum popolare perché sia il popolo a decidere se restare
o meno nell’Unione Europea.Una grossa rogna per il governo socialdemocratico e per i partiti nazionali che dovranno ora prendere posizione apertamente con il rischio di entrare in rotta di collisione con i loro stessi elettori perchè le ragioni del “Volksbegehren Eu Austritt” non si
prestano
ad “interpretazioni”: recuperare la sovranità nazionale fagocitata da
Bruxelles che, senza alcuna legittimazione, decide del destino
dell’Austria, scacciare l’euro responsabile del progressivo
impoverimento della popolazione, riacquistare la propria neutralità,
abbandonare la politica guerrafondaia dell’Unione sempre più schiava
delle mire imperialistiche Usa,
ripristinare le leggi nazionali sul controllo dell’ambiente, delle
tecniche di manipolazione genetica, del traffico, del trattameno degli
animali, sulle politiche agricole ed economiche, sui confini,
ripristinare normali rapporti commerciali con la Russia.Insomma, i promotori della petizione le hanno precisate così bene le loro ragioni e gli austriaci le hanno così chiaramente condivise che Parlamento e partiti dovranno scegliere tra due sole strade: mettersi dalla parte dell’Unione contro la volontà del popolo oppure indire un referendum che già da ora si può prevedere come andrà a finire. Ne vedremo delle belle nei prossimi tempi e per il subito questo voto austriaco ha tolto un altro importante mattone all’edificio di questa congregazione di lobbyes chiamata Unione Europea.
(“L’Austria se ne va davvero”, da “EbayAbuse” del 9 luglio 2015)
Nessun commento:
Posta un commento