venerdì 24 luglio 2015

IL CORAGGIO DELLA VERITÀ

IL CORAGGIO DELLA VERITÀ
Ad un anno dall'ultima sanguinosa operazione su Gaza, costata la vita ad oltre 2000 palestinesi (tra cui oltre 500 bambini) Noam Chomsky, considerato da molti il più grande intellettuale vivente, e Ilan Pappé, storico ebreo israeliano della Haifa University (esiliato in GB) hanno pubblicato "Palestina e Israele: che fare?" un prezioso testo dove si sottolinea l'importanza di un "nuovo lessico che possa servire agli attivisti a rafforzare il proprio impegno nella lotta contro l'ideologia sottesa agli abusi e alle violazioni israeliane dei diritti umani e civili".
Questa esigenza è nata con l'inutilità totale degli strumenti finora promossi da Chomsky per risolvere il conflitto, inutilità prevista molti anni prima dal giornalista Paolo Barnard nel suo "Per un Mondo migliore".
Personalmente non penso che anche questa possa essere la soluzione definitiva, ma sono d'accordo sul fatto che, usando i termini giusti, si possa colpire maggiormente l'opinione pubblica.
Ecco qui di seguito alcuni termini a cui è stata proposta la sostituzione:
SIONISMO -> COLONIALISMO
Una sostituzione del genere, spiega Pappé, è fondamentale perché chiarisce la natura delle politiche israeliane di giudaizzazione sia all’interno di Israele che in Cisgiordania. Del resto il movimento sionista già nel 1882 usava il termine “le-hityashev”, letteralmente “colonizzare”. Inoltre non tutti capiscono “sionismo” mentre più o meno tutti comprendono “colonialismo”. Ciò permette di spezzare la favola della “complessità” del conflitto israele-palestina, che solo serve ai sionisti a prendere tempo e confondere le idee. In realtà “la fisionomia e l’obiettivo di questo progetto non sono per nulla straordinari”, si tratta di un popolo che ruba la terra a un altro popolo, vedi Sudafrica.
STATO EBRAICO -> STATO SEGREGAZIONISTA
Diversi studi hanno dimostrato come le politiche israeliane siano diventate negli anni via via più omogenee sia per i palestinesi della Cisgiordania che per gli arabi-israeliani. Oggi, secondo Pappé, Israele è indubbiamente uno stato che segrega e discrimina in base all’etnia, alla religione e alla nazionalità.
CONFLITTO -> APARTHEID
L’uso sempre più frequente di tale espressione, soprattutto negli ambienti che contano, ha favorito e favorirà sempre di più iniziative atte a sensibilizzare sulla condotta israeliana. Un esempio su tutti sono le “Israeli Apartheid Week”.
PROCESSO DI PACE -> DECOLONIZZAZIONE
È chiaro a tutti, afferma Pappé, che il processo di pace è uno strumento per permettere a Israele di prendere tempo e aumentare le colonie. Introducendo il termine “decolonizzazione” si spera allora di fermare l’industria della “coesistenza” finanziata principalmente da americani e Unione Europea.
CATASTROFE (NABKA) -> PULIZIA ETNICA
Parlare di pulizia etnica permette di individuare una vittima e un aggressore, base per cercare una riconciliazione. La comunità internazionale ha stabilito da tempo precise direttive che indicano come trattare le vittime di atti del genere. Ecco che ad esempio, seguendo il “principio di riparazione”, non sarebbe scandaloso riprendere a parlare di “diritto al ritorno” (dei profughi del ’48), punto completamente rimosso dalla vecchia ortodossia pacifista.
NEGOZIATI -> CAMBIO DI REGIME
Non deve più essere considerato inconcepibile un cambiamento radicale dello Stato israeliano: da stato colonialista a patria per tutti. Diversi esempi di storia recente (Egitto, Tunisia) dimostrano come una cosa del genere sia possibile anche per mezzo di soluzioni non violente o quasi non violente.
SOLUZIONE A DUE STATI -> SOLUZIONE A UNO STATO
Secondo lo storico dovrebbe essere una diretta conseguenza del “cambio di regime” di cui abbiamo accennato appena più su. La questione, tuttavia, è di portata capitale e sarebbe inutile provare a sintetizzarla nel giro di qualche riga. È il punto sul quale Chomky e Pappé divergono più platealmente. Il libro prova a spiegare i perché dell’uno e i perché dell’altro lasciando poi, come tutti i libri, la parola alla storia.

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