Piccola, coraggiosa
nazione (Non siamo noi).
Maurizio Blondet - 7 luglio 2015, www.maurizioblondet.it
Maurizio Blondet - 7 luglio 2015, www.maurizioblondet.it
Ero in Grecia in questi giorni
e benché lontano dalla capitale (stavo alle pendici dell’Athos, il Monte Santo)
ho potuto vedere il progressivo indurimento delle persone. Spero che i
nostri media abbiano dato notizia delle enormi, continue ed infami minacce,
umiliazioni, delle grossolane ingerenze e notizie false, degli sporchi
trucchi che l’Eurogruppo, Merkel, e il Rettile della BCE hanno messo in atto
per far sentire impotente, spaventare, far paura ai cittadini della piccola
nazione e indurli a cedere. Prima, per forzarli ad accettare l’ennesimo
indebitamento con programma di austerità senza prospettive, poi per indurli col
terrore a votare Sì. Non hanno risparmiato nessun abuso: dalla decisione di
tenere una riunione dell’Eurogruppo escludendo la Grecia – che è pur sempre un
membro dell’eurozona – fino alla decisione di Draghi di bloccare la liquidità
alle banche elleniche, qui si sono visti autentici reati, comportamento criminali (1) che spero un
giorno si possano portare alla Corte di Giustizia. Poi le notizie false:
dall’emissione di sondaggi che facevano stravincere il Sì a nome di un’agenzia
greca che si è affrettata a smentire di averli mai fatti (e denuncerà i
responsabili, se sarà possibile identificarli) fino all’ultima autentica
informazione del Financial Times: in caso di No, saranno intaccati i depositi
sopra gli 8 mila euro. Tremate, pensionati.
Non si può non citare Wolfgang
Schäuble: dopo il referendum, “Il Bundestag va’ in ferie, sicché il governo
tedesco non ha mandato per negoziare”, ci si rivede ad autunno, forse: “I greci
possono far domanda di apertura di trattative,
ma sia chiaro: questo avverrà su
basi nuove e in un contesto degradato”. Detto a gente che non riusciva più a
ritirare dal Bancomat i 60 euro quotidiani, era la promessa di affamarli tutti,
se non obbedivano ai Rettiliani. E come tacere la storia del rapporto del Fondo
Monetario che ha affermato: la Grecia è insolvente, il debito è impagabile tanto
vale tagliarlo ed anzi dare allo stato ellenico altri 50 miliardi, per evitare
una catastrofe umanitaria? In pratica, con ciò, gli esperti del FMI hanno dato
ragione a Varoufakis che ha sempre detto: smettete di trattarci come se avessimo
problemi di liquidità, quando abbiamo il problema dell’insolvenza… ebbene:
l’Eurogruppo ha cercato di nascondere questo rapporto. Quando poi è stato
scoperto, Dijsselmbloem non ha trovato di meglio che dire: è un rapporto
superato.
No, nessuna bassezza, nessuna
abiezione si sono risparmiati i potenti della cosiddetta Unione; non c’è quasi
regola che si siano scritti loro stessi, che non abbiano violato perché tanto,
quello che offendevano è un paese povero e indebitato; non esitando nemmeno a
gettare nel fango (chiamiamolo fango…) il loro stesso preteso “prestigio”, la
loro rimanente “autorevolezza e credibilità” in questo sporco esercizio di
menzogne e forzature. Non si deve dimenticare Schultz (il Kapò), giunto ad
auspicare ad alta voce un “cambio di regime”, la sostituzione del governo di
Atene con una giunta di “tecnocrati” (alla Mario Monti, pensava). Ebbene: più
questi esseri meschini e falsi insistevano a far paura al greco, più la piccola
gente si convinceva che votare No era la sola risposta degna possibile. E poi,
accada quel che accada.
Credo che il punto di svolta
sia stato quando Varoufakis ha parlato di “terrorismo UE” ed ha detto: “Questa è
una guerra”. I greci sanno cosa vuol dire guerra. Secoli di dominio turco
combattuto senza sosta sulle montagne, le guerre greco-turche, l’ occupazione
tedesca dell’ultimo conflitto… Per il greco, guerra significa abnegazione
davanti a forze schiaccianti, coraggio davanti a un nemico cento volte più
grosso, sacrificio nella più avversa condizione, indurire la volontà. Piccola e
povera, quella greca è ciò che noi italiani non siamo: una nazione.
Mai sottovalutarla, una nazione montanara. “Spezzeremo le reni alla Grecia!”, disse quel tale. Finì come sappiamo.
Mai sottovalutarla, una nazione montanara. “Spezzeremo le reni alla Grecia!”, disse quel tale. Finì come sappiamo.
Adesso, gli sporchi e indegni
trucchi che dovevano indurre i greci a voltare le spalle ad un governo Syriza di
estrema sinistra, hanno avuto l’effetto contrario: far votare per Syriza anche
quelli che non l’avevano votato l’altra volta. Tsipras aveva una maggioranza
risicata, tanto che ha dovuto fare un governo di coalizione; adesso il suo
popolo gli ha dato una maggioranza del 61% ed una legittimità assoluta, che
nessun politicante o tecnocrate si sogna in Occidente.
E non dite che non cambia
nulla (vedo i commenti sui blog), perchè i debiti vanno pagati e perché i
creditori sono sempre ed ancora i più forti. I greci lo sanno benissimo, che
avendo dato a Tsipras un mandato così forte, con un atto sovrano così
coraggioso, non hanno ancora risolto niente. Che è solo la preparazione alle
battaglie future. Che ci saranno altri mesi ed anni da sacrificarsi, tirar la
cinghia e fare con i soldi pochi pochi… ma finalmente, per uno scopo. E con una
prospettiva futura. Quella che i creditori non hanno offerto, nella loro
avarizia da bottegai. In questa “guerra”, hanno una fortuna che noi ci siamo
sempre sognati invano, in Italia: hanno fiducia in Tsipras e Varoufakis. Nella
lotta chiamata “negoziato” con i bottegai e criminali, non sono stati esenti da
errori; ma hanno mostrato una dote che nessun politico italiano ha mai ritenuto
utile alla “politica”, e nemmeno minimamente ha provato a darsi.
Questa dote si chiama – udite
udite – “coraggio”. Ci sono momenti in cui la politica, la democrazia,
richiedono atti di coraggio. L’accettazione del rischio, lo sprezzo del
pericolo. E quelli, piaccia o no, ce l’hanno. Perciò hanno riscosso il
rispetto del proprio popolo. Varoufakis si è dimesso? Una mossa deliberata,
palesemente predeterminata, che fa’ intravvedere un disegno politico energico e
complesso. Nella trattativa, non piaceva ai poteri arroganti e idioti. Non
piaceva perché è competente, sa di cosa parla, e – fatto imperdonabile nella
fattoria degli animali che è diventata la UE – diceva la verità: una verità che
quelli non vogliono sentire, perché altrimenti tutto il loro sistema – il
sistema dei debiti impagabili, alimentato da sempre nuovi prestiti ad alti tassi
– va’ a farsi fottere. Va bene, Varoufakis sa di essere un ostacolo per i
malmostosi, e si toglie di mezzo. Naturalmente Tsipras e l’altro ministro che lo
sostituirà non mancheranno di ascoltarlo, di tanto in tanto.
Dite che la Grecia non può
sperare di vincere contro questi stra-potenti? Ma una cosa ha già ottenuto col
suo coraggio e la sua accettazione del sacrificio. Che per schiacciare questo
piccolo verme, la Tecnocrazia eurocratica s’è tolta ogni maschera – la maschera
dell’oggettività, della “scientificità”, del “qui nella UE tutti sono uguali”,
del “noi tecnocrati siamo apolitici”. Adesso sappiamo che cosa c’è dietro
questa maschera: la menzogna, l’incompetenza, l’incapacità di pensare, e la
pretesa “scienza” al servizio dei poteri più forti contro i deboli. Dite che
non è molto? Attenzione. Vedo già un titolo sul Pais, il cosiddetto molto
autorevole giornale spagnolo: “¿Y si Varoufakis tuviera razón?”, e se Varoufakis
avesse ragione?.
http://internacional.elpais.com/internacional/2015/06/16/actualidad/1434484437_524799.html
Varoufakis “ha” ragione. Ma è
il suo coraggio che induce a fare la domanda, in Spagna. Nella Spagna di Podemos
ho una certa speranza; c’è da qualche parte nel cuore iberico corrotto dal
consumo dozzinale ed ora umiliato dagli usurai europoidi, l’antico coraggio. Ci
sono gli inglesi che dovranno presto andare a referendum: restare in questa
Europa? Ho una certa fiducia: gli inglesi sanno riconoscere una dittatura,
quando ne vedono una. Ho visto come ha reagito Marine Le Pen: “Il No del popolo
greco deve preparare la via per un nuovo, sano corso. I paesi europei devono
trar vantaggio da questo evento per unirsi attorno al tavolo di negoziato,
prendere atto del fallimento dell’euro e dell’austerità, e organizzare la
dissoluzione della moneta unica, necessaria per tornare alla vera crescita, al
pieno impiego e alla riduzione del debito”.
Ho una certa fiducia che in
tanti paesi il coraggio di questo piccolo popolo abbia messo in moto idee di
coraggio, e volontà di mettere fine ad un sistema radicalmente Sbagliato,
ormai tramutato in una dittatura molle ma inumana. Naturalmente non mi aspetto
nulla dall’Italia. Il flaccido gigante che siamo sta al guinzaglio della
Merkel. Per il privilegio di non essere mai consultati, e di poter mandare il
vero servo di nome Padoan a riunioni dove Angela ed Hollande hanno già deciso,
abbiamo versato “per la Grecia” 40 miliardi; non per la Grecia ma per le banche
tedesche e francesi. Con 4 0 miliardi, da soli, la Grecia l’avremmo risanata,
visto che il suo debito iniziale era di 33. Adesso perdiamo quei 40: li
rimborseremo noi contribuenti. Ma che dico? Quante cose abbiamo accettato da
quei padroni, quanti rospi ed umiliazioni. Quante ingerenze ed illegalità. Tutti
i greci un po’ informati mi hanno rievocato di come Draghi fece cadere il
goverNo Berlusconi con un golpe, aumentando lo spread, e poi con la complicità
di Napolitano e della Merkel ci hanno appioppato tre “non eletti” scelti da
loro, per far pagare a noi i mali investimenti di lorsignori…tanti greci mi
hanno chiesto come avevamo reagito, noi, a quella chiara violazione delle norme
democratiche. Come? Noi – ho dovuto rispondere – abbiamo applaudito la caduta
di Berlusconi, Noi abbiamo adulato il vero, solenne cretino che ci hanno messo
al suo posto, Mario Monti, e i due che lo hanno seguito…Anzi, lo stesso
personaggio che s’è fatto togliere il posto da Draghi, non ha reclamato per
essere stato cacciato in quel modo odioso, lui che la maggioranza del popolo
italiano aveva votato. Nemmeno Berlusconi è mai stato sicuro del so buon
diritto, ha avuto salda l’idea della propria legittimità: e purtroppo, va’
detto, con buoni motivi.
Quante cose abbiamo tollerato
da questi cialtroni. Perché noi, abbiamo paura. Perché non siamo una nazione.
Perché il coraggio, uno, non se lo può dare.
Sicché adesso siamo assenti a questo frangente della storia. Un momento che – nella speranza e nell’auspicio – mi ricorda quella scena che dicono avvenuta a Versailles:
“Cosa sono queste grida? E’ una rivolta?”
“No Sire. E’ una Rivoluzione”.
Sicché adesso siamo assenti a questo frangente della storia. Un momento che – nella speranza e nell’auspicio – mi ricorda quella scena che dicono avvenuta a Versailles:
“Cosa sono queste grida? E’ una rivolta?”
“No Sire. E’ una Rivoluzione”.
Speriamo che lo sia.
Speriamo negli altri: in Podemos, negli Inglesi, nel Front National… che ci
liberino dalle catene che ci siamo noi stessi stretti alle caviglie. Forse non
ce la faranno, ma noi – questo flaccido paese grosso debitore, che Berlino
ha voluto nell’euro perché fuori avrebbe costituito una concorrenza temibile –
noi, non ci saremo.
Note
“Non esiste attualmente alcuna procedura che consenta di escludere un paese dall’Unione Economica e Monetaria (…) Ogni decisione di viuolare le regole contro un paese particolare costituisce una minaccia per l’insieme dei membri dell’Unione. Bisogna dunque esesre chiari: la decisione presa dall’Eurogruppo potrebbe significare, a termine, la morte dell’Unione Europea. Il governo greco sarebbe dunque ben motivato a denunciare la Commissione e il Consiglio sia davanti alla Corte Europea di Giustizia, ma anche alla Corte internazionale dell’Aiia” (Jacques Sapir, Tyrannie Europeenne? http://russeurope.hypotheses.org/4019) ma anche Stiglitz, « Europe’s attack on Greek democracy », le 29 juin 2015,http://www.project-syndicate.org/commentary/greece-referendum-troika-eurozone-by-joseph-e–stiglitz-2015-06.
“Non esiste attualmente alcuna procedura che consenta di escludere un paese dall’Unione Economica e Monetaria (…) Ogni decisione di viuolare le regole contro un paese particolare costituisce una minaccia per l’insieme dei membri dell’Unione. Bisogna dunque esesre chiari: la decisione presa dall’Eurogruppo potrebbe significare, a termine, la morte dell’Unione Europea. Il governo greco sarebbe dunque ben motivato a denunciare la Commissione e il Consiglio sia davanti alla Corte Europea di Giustizia, ma anche alla Corte internazionale dell’Aiia” (Jacques Sapir, Tyrannie Europeenne? http://russeurope.hypotheses.org/4019) ma anche Stiglitz, « Europe’s attack on Greek democracy », le 29 juin 2015,http://www.project-syndicate.org/commentary/greece-referendum-troika-eurozone-by-joseph-e–stiglitz-2015-06.
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