martedì 11 agosto 2015

Fincantieri, prove di repressione. La Fincantieri di Marghera denuncia quattro militanti della FIOM.

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Fincantieri, prove di repressione.

La Fincantieri di Marghera denuncia quattro militanti della FIOM.

9 Agosto 2015
La Fincantieri di Marghera denuncia quattro compagni della FIOM di cui due sono militanti del PCL della sezione di Venezia
Fincantieri
In questo fine settimana negli uffici della Digos veneziana sono state notificate le denunce nei confronti di quattro militanti della FIOM, indagati in stato di libertà per il reato di lesioni private.

Durante lo sciopero del 14 maggio due compagni della FIOM e militanti del PCL sono stati costretti ad esporre querela per denunciare le violenze subite dal responsabile della sicurezza di Fincantieri, che nell’intento di fare entrare un gruppo di crumiri ha aggredito con spintoni i compagni posti ai presidi dei cancelli.

In risposta la Fincantieri lancia le controquerele: un atto ritorsivo nei confronti di militanti attivi nella lotta che merita una risposta adeguata.

Si tratta di una manovra provocatoria che capovolge la realtà, un atto di rappresaglia contro chi lotta tutti i giorni per difendere il lavoro e le sue condizioni. Per l’azienda colpire chi tiene testa alla lotta vuol dire colpire direttamente i lavoratori che non si vogliono piegare al volere aziendale. Da ricordare che già nel mese di maggio due impiegati militanti FIOM sono stati colpiti da un atto di rappresaglia con il trasferimento nello stabilimento di Ancona.

In questo periodo i lavoratori di Fincantieri sono in mobilitazione per il rinnovo del contratto integrativo; una vertenza difficile che vede la sola FIOM contro le note imposizioni di Fincantieri che intende avere mano libera sul sistema degli orari di lavoro, sulla flessibilità e sulla rapina dei permessi individuali, sul salario (rendendolo completamente variabile e legato alle previsioni dell'utile di bilancio), sul salario di ingresso per i neo assunti, sul demansionamento e sul controllo a distanza.

Sul lavoro in appalto e in sub-appalto, dove vige una situazione di massima illegalità – non solo contrattuale - la Fincantieri vuole scaricare le responsabilità dirette. L’azienda vuole arrivare ad avere una sola funzione di controllo – non più di produzione - attraverso la graduale esternalizzazione di attività importanti; tra l’altro è messo in discussione il futuro dei cantieri di Castellammare di Stabia e Palermo.

Per respingere il piano dell'azienda serve allora una risposta adeguata.

A oggi la vertenza sta subendo uno stallo dovuto all’inadeguatezza della strategia della FIOM.

Per sconfiggere il padronato non ci si può limitare alla denuncia delle malefatte e dei suoi voleri meschini. Bisogna attrezzare i lavoratori con strumenti adeguati. In questa vertenza gli scioperi hanno dimostrato punte molto alte di adesione, ma questo non basta. È necessario superare l'attuale modalità di scioperi separati e sconnessi tra i vari cantieri. Nel 2013 la lotta disarticolata stabilimento per stabilimento voluta dalle burocrazie FIOM ha fatto ingoiare ai lavoratori il boccone amaro del regime di orario del 6x6.

Per fare un salto di qualità ed impedire una ennesima
capitolazione bisogna passare ad un livello superiore di lotta: sciopero prolungato, coordinato e concentrato in tutti i cantieri e sostenuto dalla costituzione di una cassa di resistenza.

Urge costruire un vero coordinamento di lotta, tra delegati e lavoratori diretti e delegati e lavoratori delle ditte d'appalto, che sia autonomo e svincolato dal controllo delle burocrazie sindacali e che abbia il compito di decidere le forme e i contenuti della mobilitazione.

Il PCL è attivo, dentro e fuori i cantieri, con i propri militanti e con le proprie parole d’ordine a sostegno di questa importante lotta, che per essere vincente deve essere coordinata tra tutti gli stabilimenti e inserita in una mobilitazione generale, prolungata e di massa contro il governo e il padronato.

Solo un programma operaio di uscita dalla crisi capitalista può assicurarci un futuro, solo nazionalizzando - senza indennizzo e sotto controllo operaio - le aziende che licenziano, che inquinano e che non rispettano i diritti dei lavoratori, è possibile ritornare a vincere. Un programma che solo un governo dei lavoratori può attuare.
Partito Comunista dei Lavoratori sezione Pietro Tresso, Venezi

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