mercoledì 5 agosto 2015

TROIKA KILLER. IN ITALIA DISTRUTTI INTERI SETTORI PRODUTTIVI

TROIKA KILLER. IN ITALIA DISTRUTTI INTERI SETTORI PRODUTTIVI


cirisi imprese italiane

La politica fallimentare della troika continua a distruggere i paesi membri. In Italia, da quando siamo entrati nell’Ue, c’è stato un gravissimo ridimensionamento della forza lavoro.

Prosegue la moria delle imprese artigiane: dall’inizio della crisi ad oggi, in Italia si contano quasi 94.400 botteghe in meno. Se nel 2009 le imprese attive sfioravano quota 1.466.000, al 31 dicembre 2014 la platea è scesa a circa 1.371.500 unità. Le Regioni che in termini assoluti hanno perso il maggior numero di imprese artigiane sono state la Lombardia (-11.939), l’Emilia Romagna (-10.126), il Piemonte (-10.071) e il Veneto (-9.934).In termini percentuali, invece, i territori più colpiti sono stati la Sardegna (-12,2%), il Molise (-9,7%) e l’Abruzzo (-9,4%). Le statistiche sono state elaborate dall’Ufficio studi della CGIA su dati camerali. Costruzioni (-17,4%), trasporti (-13,5%) e attività di natura artistica (-11%) sono stati i settori che in termini percentuali hanno subito i contraccolpi più pesanti. In termini assoluti, invece, sono stati gli impiantisti (elettricisti, idraulici, manutentori, etc.) a subire la contrazione assoluta più importante: – 27.502 unità. Pesante anche la situazione registrata nell’edilizia (- 23.824) e nell’autotrasporto (-13.863).
Le attività che, invece, hanno “battuto” la crisi sono state le imprese di pulizia (edifici/impianti) e il giardinaggio (+9.477 imprese), il settore alimentare (rosticcerie, friggitorie, pasticcerie, gelaterie, etc.), con + 3.527 imprese e il settore della produzione di software (+1.762 unità). Ma è una ben magra consolazione, specialmente in termini di fatturato.
Difficile anche la situazione dell’artigianato produttivo: con 10.633 chiusure le officine di lavorazione del ferro,  sono state le più penalizzate a cui si aggiungono le falegnamerie (-6.757 unità) e le attività del Tac (tessile, abbigliamento e calzature), con 5.409 aziende in meno.
“Oltre il 54% della contrazione complessiva delle imprese artigiane – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, elettricisti, idraulici, manutentori caldaie, etc. stanno vivendo anni difficili e molti sono stati costretti a chiudere definitivamente la saracinesca della propria attività. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Oltre a ciò, ci preoccupa anche lo stato di salute di alcune professioni storiche dell’artigianato che ormai stanno scomparendo. Vuoi per le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo o per il fatto che i giovani non si avvicinano più a questi mestieri: come i barbieri, i calzolai, i fotografi, i rilegatori o le ricamatrici che con le loro botteghe hanno caratterizzato la vita quotidiana di tanti paesi e città. Senza dimenticare i norcini e i casari che hanno contribuito a sviluppare una cultura agroalimentare che, in loro assenza, rischiamo di perdere.”
In sostanza, un disastro di dimensioni epocali. L’euro e la Ue con le sue folli politiche recessive hanno disintegrato il tessuto produttivo di base dell’Italia. Aderire all’euro è stata la scelta più stupida che si potesse fare.
Leggi dalla fonte originale IlNord.it
Tratto da. http://www.euroscettico.com/troika-killer-in-italia-distrutti-interi-settori-produttivi/

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