La paglia brucia
martedì, agosto 4, 2015
Centoquindici anni fa, il 29 luglio 1900, l’Italia si ritrovò
all’improvviso senza re. Ma il monarca Umberto I non venne detronizzato
da un colpo di Stato o da una rivoluzione, da un voto parlamentare o da
un referendum popolare. No, era stato abbattuto dalle rivoltellate
esplose da un singolo individuo — l’anarchico Gaetano Bresci — giunto
dall’America per vendicare il massacro avvenuto due anni prima a Milano
ad opera del generale Bava Beccaris durante i moti per il pane.
All’epoca il gesto di Bresci fu applaudito da gran parte della
popolazione, ma duramente condannato da tutte le forze politiche (anche
da quelle composte da sovversivi). La cosa non stupisce, anzi, è
talmente ovvia. Gli esseri umani in carne ed ossa, che vivono e
soffrono, che hanno un cuore ed una dignità, non possono che gioire
davanti alla morte del tiranno. Ma gli esseri di paglia, quelli che
amano calcare il palcoscenico della politica, non possono tollerare che
qualcuno decida di uscire dalla rappresentazione. Ne va del loro ruolo e
dei loro applausi. Per tutti costoro — reazionari, socialisti o
anarchici — Gaetano Bresci fu solo un criminale, un folle, un
provocatore.
Con il passare degli anni la figura del tessitore di Prato venne
rivalutata ed egli diventò suo malgrado un personaggio e, in quanto
tale, adatto per qualche copione. Il che spiega il motivo per cui oggi
il suo nome viene celebrato anche dai moderni esseri di paglia, ovvero
da chi strilla contro i folli e i provocatori che si ostinano ad uscire
dalla rappresentazione. Ad una comoda distanza temporale, la rivoltella
di Bresci può ben essere ammirata. Bruciate quelle distanze e comparirà
qualche essere di paglia a ricordare che il potere non si concentra e
non si incarna più in un re, che è diffuso in un intero sistema sociale
che quindi deresponsabilizza e che bla-bla-bla…
Chiacchiere doppiamente ipocrite. Da un lato perché l’autorità, per
essere esercitata, ha pur sempre bisogno di esseri umani che comandano
(e di altri che obbediscono). Dall’altro perché, se un sistema non può
certo essere abbattuto da un paio di rivoltellate, può essere comunque
sabotato. Ad esempio, anche oggi, 29 luglio 2015, centoquindici anni
dopo gli spari di Monza, qualcosa è successo. Alcuni cavi lungo i binari
dell’Alta Velocità fra Fidenza e Fontanellato sono stati dati alle
fiamme, mentre nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino sono state le
sterpaglie a prendere fuoco in quello che viene presentato come un atto
doloso.
«Quelle fiamme sono opera di criminali, di folli, di provocatori»,
dicono gli esseri di paglia. Questi esseri di paglia sono suscettibili
ai fiammiferi, diciamo noi. Oggi come allora — fra un treno in ritardo
ed un volo cancellato — Viva Bresci!
[29/7/15]
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