venerdì 14 agosto 2015

Ucraina, pedina della Nato sullo scacchiere geopolitico

Ucraina, pedina della Nato sullo scacchiere geopolitico

Il conflitto ucraino ha portato ad una grave crisi nei rapporti tra la Russia e l'Occidente ed è diventato sulla scacchiera geopolitica un elemento assai decisivo. L'Ucraina sembra ora una base strategica per gli Stati Uniti dove preparare mosse d'azione mirate contro la Russia e la sua sfera di influenza.
Il programma di addestramento americano in Ucraina si amplia sempre più. Inoltre mettendo in atto operazioni come la Atlantic Resolve, stanziando mezzi e uomini ai confini con la Russia, gli Stati Uniti riscaldano non per scherzo quella che è stata sopranominata una "nuova guerra fredda". L'accerchiamento Nato della Russia, le sanzioni antirusse e la guerra in Ucraina hanno stravolto gli equilibri geopolitici, danneggiando anche l'Europa e l'Italia. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione Eugenio Di Rienzo, professore di storia all'Università Sapienza, autore del libro "Conflitto russo ucraino. Geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale", edito da Rubettino Editore.
— Gli Stati Uniti investono molto nella guerra in Ucraina: dopo i primi 200 milioni di dollari, ne sono in arrivo altri 500 per gli addestramenti dell'esercito di Kiev e la Guardia Nazionale. A quale pro?
— Il programma in atto già dallo scorso anno è quello di staccare l'Ucraina dalla sfera d'influenza della Russia, quindi spostare un'altra pedina su questa scacchiera dell'Europa Orientale che vede il dispiegamento Nato sempre più accerchiare la Federazione Russa. Un progetto che non è stato portato a termine grazie alla reazione russa. L'area di crisi rimane, un'area di vera e propria guerra, nonostante i media occidentali e italiani non parlino mai della guerra nel Donbass, ma è una guerra che porta vittime soprattutto tra i civili. Gli Stati Uniti con le loro mosse vogliono mettere una spina nel fianco della Federazione Russa.
— Che cosa si rischia a livello globale per questo conflitto?
— Mi sembrerebbe pazzesco far scoppiare un conflitto globale per l'Ucraina, quando poi ci sono focolai di conflitti sparsi per tutto il globo. In quest'ultimo periodo la politica statunitense appare piuttosto dissennata. Grazie ai metodi della diplomazia si è riusciti a tamponare una situazione di crisi legata all'Iran. In quel caso c'è stato un ringraziamento esplicito da parte di Obama a Putin, dicendo che le trattative della fase finale non sarebbero terminate con un accordo senza l'aiuto potente della diplomazia russa. Non si capisce perché l'America continui a rifiutare di avere un partenariato globale con la Russia in tutte le aree di influenza.
— I rapporti economici tra l'Italia e la Russia sono sempre stati ottimi. Ora la guerra di sanzioni ha minato questi rapporti. Perché l'Italia si sottomette alla volontà degli Stati Uniti e non agisce nei propri interessi?
— Non si sottomette solo alla volontà degli Stati Uniti, ma anche dell'Unione Europea  e di Bruxelles. I danni che riceve l'Italia per le sanzioni sono molto forti. La Russia certamente vuole i nostri prodotti, ma se non glieli vendiamo noi, li comprerà da qualcun altro. Anche finita la crisi, l'Italia si potrebbe trovare a perdere grandi quote di mercato, ricordiamoci che noi eravamo il quarto partner commerciale mondiale e secondo partner europeo della Russia... L'Italia ha grossi problemi nella sua politica interna che si riflettono in quella estera. Le faccio un esempio: quale Paese avrebbe ingoiato il rospo dei due marò rapiti dall'India e mai restituiti all'Italia? La politica italiana è in profonda crisi.
— Renzi da una parte dice che non si può isolare la Russia, poi però firma le sanzioni. Il governo italiano forse ha degli altri interessi e ci guadagna o è puro autolesionismo?
— Da un punto di vista economico no. L'Italia non può guadagnare dalle sanzioni imposte a quello che era il nostro secondo partner economico. La politica italiana continua ad essere sotto l'egemonia statunitense, ma questo riguarda tutta l'Europa. Anche la Germania subisce gli stessi forti danni. — L'asse globale economico si sposta ad Est, nascono nuovi aggregati finanziari, ha preso il via la Banca di sviluppo dei Brics. Gli Stati Uniti secondo Lei accetteranno mai il fatto che il mondo geopolitico è diventato multipolare? — Io spero per il bene degli Stati Uniti, che un giorno lo accettino, per ora però non ci sono segnali di questo. Il fatto che il mondo geopolitico, anche a livello economico, diventi multipolare è una delle cause della crisi ucraina. L'Ucraina per adesso è un Paese poverissimo, ma è un Paese grande di popolazione, potenzialmente un Paese di grandi risorse. Il discorso era di spostarlo dall'area eurasiatica a quella occidentale. Io spero che qualche divinità illumini l'amministrazione Obama e il dipartimento di Stato. Abbiamo visto che nella storia chi tenta di fare un ordine mondiale unipolare crea solamente disastri. L'ordine unipolare non porta né alla libertà economica né a quella politica. — Come vede i rapporti tra Russia e Occidente nel futuro prossimo con questo aggravarsi della crisi ucraina? — Io desidero che i rapporti si ristabiliscano, migliorino e si incrementino. Per citare un grande statista del passato, che io stimo tantissimo, Charles De Gaulle: ci sarà un'Europa autonoma e forte solo se questa Europa andrà da Lisbona a Vladivostok. L'Europa può contare nel mondo e potrebbe essere la prima potenza mondiale se ha un rapporto di cooperazione molto stretto economico e politico con la Russia, sennò finirà per essere marginalizzata.Noi occidentali abbiamo spinto la Russia nelle braccia della Cina. — Ebbene, Lei è più ottimista o pessimista per il futuro di questi rapporti geopolitici? — La situazione è complessa, spesso l'Unione Europea mal si distingue dalla Nato, questo complica le cose. Vorrei concludere con un filo di ottimismo: il buon senso dovrà in qualche modo vincere. Con la Russia non si può continuare ad avere un rapporto conflittuale, dobbiamo tornare ad una partnership forte e io spero duratura.

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