mercoledì 16 settembre 2015


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Le ultime virate di Podemos e della sinistra spagnola

16 Settembre 2015
podemos
Si avvicinano le elezioni generali spagnole, previste per il 20 dicembre. I motori sono già caldi, la vita politica diventa più fluida e si riempie di proclami e promesse. Conto alla rovescia per definire e presentare le alleanze, le liste, i candidati. Per assestarsi definitivamente, ed entrare nel pieno della campagna elettorale, i partiti aspettano solo le elezioni della Generalitat (elezioni della Catalogna, il 27 settembre), e le conseguenze politiche dopo i risultati.
Nella Spagna ancora attanagliata dalla crisi economica e dal forte attacco alle condizioni di vita della popolazione lavoratrice da parte del governo reazionario del Partido Popular, la sinistra tradizionale europea ha scommesso tutto su Podemos: il movimento politico che ha conosciuto un forte consenso politico a partire dal 2014, e vuole proporsi come alternativa alle forze del regime (Partido Popular e Partido Socialista Obrero Español) che hanno governato la Spagna "democratica" degli ultimi trent'anni sotto il segno delle rapine sociali, dell'austerity e della difesa del capitalismo spagnolo.
Molti compagni e molti cittadini, logorati dalla solita politica padronale offerta dai soliti partiti, hanno puntati ora gli occhi e le speranze su Podemos. Molti lo sostengono con forza. La nostra sinistra riformista addirittura lo raffigura
con un'immagine profetica e perfetta. Noi, controcorrente, avvertiamo la classe lavoratrice e le masse popolari su quest'abbaglio. Come, sempre controcorrente, avvertivamo sul capitolardo Tsipras. Anche questa volta lo facciamo non senza ragioni. Senza preconcetti o illusioni, ma semplicemente analizzando il fenomeno secondo il metodo marxista (il programma politico, l'azione politica, la base sociale di riferimento, le necessità della classe lavoratrice nel contesto attuale), definiamo Podemos come un partito populista, originariamente di sinistra, ma che con la sinistra ora ha poco a che fare, un partito riformista e verticista [1]. Forza “pigliatutto” che si propone di gestire il capitalismo in un'altra maniera. Per questo una forza politica pericolosa, con posizioni da denunciare e combattere.
Podemos sembrava una forza inarrestabile, per una fase alcuni sondaggi lo davano anche in testa con il 30%, davanti al PP e al PSOE. La stessa organizzazione (e non da meno la sinistra spagnola) già aveva cominciato a ragionare da capo politico statale.

STELLE, CADENTI, DELLA SINISTRA
Nell'ultimo periodo però, negli ultimi mesi, Podemos sta conoscendo un riflusso di consenso significativo. Questo dovuto alla continua ri-moderazione del proprio programma e al distanziarsi da posizioni di sinistra. La strategia centrale del Partito è infatti, ufficialmente (!), quella di conquistare quanto più consenso possibile subordinando il programma a questo scopo. Altro elemento che ha favorito l'allontanamento da Podemos è stato il suo plateale verticismo, associato al capo plenipotenziario Pablo Iglesias. Elemento considerato in contrasto con i valori di democrazia orizzontale su cui si era sviluppato il Movimento 15M, e cui proprio Podemos, alla sua nascita, ne rivendicava l'eredità.
Proprio le recenti elezioni amministrative spagnole (24 maggio 2015) hanno mostrato le difficoltà di Podemos, non essendo riuscito a sfondare come ci si aspettava. Dall'altro lato, invece, hanno avuto successo le “candidature di unità popolare” (in Italia le chiameremo liste civiche di sinistra, riformiste), sponsorizzate da Podemos ma composte da figure pubbliche e sorrette anche da forze di sinistra e movimenti sociali (queste hanno vinto per esempio a Madrid e a Barcellona).
Su questi elementi si è sviluppato il dibattito, ancora in corso, nella sinistra spagnola ed attorno a Podemos. Un confronto ed una battaglia che vede in campo principalmente due soggetti: Podemos e Izquierda Unida. Entrambi rivendicano contraddittoriamente la paternità del successo delle candidature di unità popolare.
Un ruolo centrale nella creazione di queste candidature di unità popolare, pochi mesi prima delle elezioni amministrative, certo lo ha avuto Izquierda Unida, ma principalmente attraverso i suoi settori larghi e attraverso le personalità pubbliche a lei ricondotte. E solo per quanto riguarda la fase iniziale. In questo spazio messo a disposizione, infatti, Podemos ha trovato l'arena già pronta per dare seguito alla sua decisione, presa al suo congresso, di lavorare a liste elettorali locali nominalmente differenti da Podemos, per le elezioni amministrative. Al tempo Pablo Iglesias decise di non rilasciare il marchio (nome e simbolo) ai circoli locali della sua organizzazione per la presentazione delle liste, bensì costruire liste con un altro nome (inizialmente “Ganemos”). Un escamotage (!?) pensato per preservare la purezza di Podemos a fronte di possibili scelte politiche locali pericolose, che avrebbero potuto infangare il nome dell'organizzazione.

SALVAGENTI DI APPARATO CONTRO LA LOTTA DI CLASSE
Ora da un lato ora c'è Podemos in difficoltà, dato attorno al 15% (la metà di quanto è dato il PP), che ha celebrato, attraverso le primarie svoltesi a luglio (votarono dal web solo 56.000 votanti, il 15% degli iscritti), Pablo Iglesias candidato presidente alle prossime elezioni generali. C'è la dichiarata volontà di correre con proprio nome e simbolo, senza alleanze. E senza la sinistra che infastidisca Pablo Iglesias, sue parole: “Che restino pure con la bandiera rossa e ci lascino in pace. Io voglio vincere.” Ma proprio dopo le elezioni amministrative, in diverse realtà locali (nelle comunità di Castiglia-La Mancia, in quella di Valencia, di Aragona, di Estremadura e in quella delle Balneari) Podemos ha dato la sponda al PSOE per farlo salire al governo, appoggiandone l'insediamento. E la possibile futura alleanza di governo con il PSOL, alla faccia della sua natura alternativa al bipartitismo, implicitamente si fa strada. Continui sono i richiami alla lotta per “cacciare il PP”, a cui si aggiungono gli ammiccamenti al PSOL, e per ultimo le dichiarazioni di Thomas Piketty (nuovo membro del team e consulente economico internazionale, presentato in pompa magna) che esplicita il dovere di un'alleanza Podemos-PSOE, e si fa promotore di questa via.
Dall'altro lato c'è lo sviluppo delle candidature di unità popolare “concentrate” in una piattaforma statale: “Ahora en Comun” (di stampo nettamente riformista). Sviluppo intrapreso da un contributo maggiore di IU in questo terreno. Quest'ultima però anch'essa in forte crisi: alle elezioni municipali ha subito un tonfo (nelle scorse elezioni amministrative, a Madrid, per esempio, ha ottenuto solo l'1,7%). Ora la sua area interna che difendeva maggiormente l'apparato e la riconoscibilità dell'organizzazione è stata messa alle strette. IU, in modo continuativo, propone a Podemos una convergenza per un'alleanza alle prossime elezioni politiche, una possibile lista unitaria “per sconfiggere il PP”.
Ma se fino a poco tempo fa Podemos denigrava Ahora en Comun, vedendone una succursale di IU, e respingeva qualsiasi ipotesi di confronto per le prossime elezioni, ora la dirigenza di Podemos ha rettificato il tiro. Ha influito la propria posizione di debolezza nell'ultimo periodo, gli ultimi sondaggi e la presa di posizione di personalità pubbliche. Pablo Iglesias è arrivato ad un compromesso con AeC e conseguentemente con IU, quest'ultima palesando il suo ruolo egemone in AeC. Si inizierà così un processo di confluenza a livello provinciale e regionale, ma non a livello statale, come vorrebbe IU (ma non è escluso che si possa arrivare anche a questo nel prossimo futuro). Tattiche misurate sulla base dell'intricata legge elettorale spagnola. Alberto Garzon, leader di IU, ufficializza così la candidatura alle primarie di AeC, facendo immergere al completo la sua organizzazione in queste candidature di unità popolare. Alle prossime elezioni politiche non ci sarà né simbolo né lista di IU. La sua dirigenza, interessata più a seggi in parlamento piuttosto che difendere posizioni autonome, ha preferito imboscarsi in queste lista civiche a livello territoriale fuse con Podemos, e appena dopo le elezioni negoziare con lo stesso Podemos un possibile accordo di governo.

LA VIA DEL MARXISMO E DELLA RIVOLUZIONE
Purtroppo Iquierda Unida non è la sola, a sinistra, ad essersi ubriacata del fenomeno Podemos. Già all'inizio di quest'anno Izquierda Anticapitalista (sezione spagnola del Segretariato Unificato della Quarta internazionale) ha deciso di sciogliersi in Podemos, continuando poi in una linea di appiattimento alla sua maggioranza. E poi c'è Corriente Roja (sezione spagnola della LIT-CI) che anch'essa ha deciso l'investimento nelle candidature di unità popolare, presentando propri candidati e abbozzi di piattaforme.
Dovrebbe esser invece ormai ben chiaro che queste politiche di collaborazione di classe portano solo la classe lavoratrice e le masse popolari a nuove sconfitte e alla rovina. La dimostrazione per eccellenza l'abbiamo vista in Grecia, con la capitolazione di Syriza e di Tsipras (a cui inesorabilmente restano fedeli anche dopo la disfatta, difendendo l'indifendibile, tanto Podemos come la sinistra tradizionale italiana). La politica riformista in quest'epoca di crisi non può trovar alcun spazio di manovra. Il capitalismo o lo si combatte o lo si subisce.
Per questo è necessario in questo quadro porre alle masse sfruttate un programma di classe, indipendente dalla borghesia, porre un programma di superamento del capitalismo che sfoci nelle rivendicazioni di un'economia pianificata socialista ed un governo dei lavoratori. L'unico programma alternativo, l'unico capace di offrire uno sbocco progressista della storia dell'umanità. Proprio come ci insegna il FIT (Fronte de Izquierda e de los Trabajadores) argentino ed il suo successo.
Contro le illusioni riformiste e socialdemocratiche costruire il partito della rivoluzione, in Italia, in Spagna, in Europa, nel mondo! Per la ricostruzione della Quarta InternazionaLE


[1] Podemos non riconosce la distinzione sinistra-destra, ma solo austerità-antiasuterità (come la Syriza alleata di ANEL); centrale diventa la figura del “cittadino”; la lotta è fatta contro la casta e per una “democrazia dei cittadini”, per un “governo della gente” o ancora per un “governo decente” (?!); i mezzi di comunicazione di massa sono tutto, come in un vero telemarketing; l'orientamento è di un partito pigliatutto che ha come unico fine il consenso elettorale, la proposta politica viene da questo subordinata e riformulata all'occorrenza, si finisce quindi con ammiccamenti a commercianti, borghesi onesti, ed anche alle forze militari. Il programma politico viene continuamente rivisto al ribasso, volendo presentare un'immagine di una forza responsabile. Scompaiono le già annunciate rivendicazioni (comunque di natura riformista) del rifiuto del pagamento di una parte del debito, dell'abbassamento dell'età pensionabile, della nazionalizzazione di settori strategici, del salario di cittadinanza.. restano alcune rivendicazioni vaghe e democratiche.
L'organizzazione è basata su iscritti on-line, ed on-line si svolgono le votazioni interne del partito. La struttura organizzativa è altamente centralizzata e verticista, il pieno potere oggi lo detiene il Segretario Generale Pablo Iglesias.
Di classe lavoratrice, e dei suoi compiti, non se ne sente parlare. Podemos non spende neanche una parola riguardo le ultime valorose lotte dei lavoratori spagnoli: quelli della Coca-Cola, quelli della Panrico e quelli della Telefonica. Podemos tace, o meglio non prende posizione, anche sulla questione monarchica. Insomma Podemos è lontano non solo da un partito di rottura reale che difende gli di interessi dei lavoratori, ma è distante anche da un semplice partito socialdemocratico.
Elder Rambaldi

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