mercoledì 16 settembre 2015

Grecia ed Europa: il punto di vista dell’EEK Un'intervista a Michael-Matsas Savas, segretario dell'EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), a cura di Stefano Macera, pubblicata su "Il pane e le rose".

Grecia ed Europa: il punto di vista dell’EEK

Un'intervista a Michael-Matsas Savas, segretario dell'EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), a cura di Stefano Macera, pubblicata su "Il pane e le rose".

14 Settembre 2015
L'EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori) è un'organizzazione rivoluzionaria, trotskista, sezione greca del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI). È stato fondato nel 1963 con il nome di EDE (Lega Internazionalista dei Lavoratori), diventato EEK nel 1985. Per oltre cinque decenni l'EEK è stato ed è attivo nel movimento operaio, tra i giovani e i movimenti sociali, a livello nazionale e internazionale, ininterrottamente prima, durante e dopo la dittatura militare (1967-1974) fino ad oggi. A partire dal 1977 ha partecipato con i suoi candidati alla maggior parte delle elezioni parlamentari, locali ed europee. Da quando la crisi capitalista mondiale scoppiata nel 2007/2008 ha colpito con un impatto devastante la Grecia, l'Europa e le regioni del Medio Oriente e del Nordafrica, l'EEK ha ospitato tre Conferenze internazionali euro-mediterranee, ad Atene, convocate dal Centro Socialista dei Balcani "Christian Rakovsky", dal sito RedMed e dalle sezioni europee del CRQI. Alle conferenze hanno partecipato decine di organizzazioni dei lavoratori di diversi paesi e di tutti i continenti, e appartenenti a differenti tradizioni della sinistra rivoluzionaria, al fine di esaminare la situazione politica ed esplorare le possibilità di azioni comuni a livello internazionale. La prima Conferenza euro-mediterranea - giugno 2013 - si è tenuta all'indomani della ribellione di Gezi Park; la seconda - marzo 2014 - nel bel mezzo degli sconvolgimenti in Ucraina; la terza, nel luglio 2015, al culmine della crisi dell'eurozona e nel momento della capitolazione di Tsipras e del governo di Syriza al terzo, nuovo programma di selvagge misure di austerità imposto da UE, BCE e FMI ad un già depredato popolo greco.

Nella conversazione con Michael-Matsas Savas, segretario dell’EEK, siamo partiti proprio da quest’ultima Conferenza, dal suo significato politico generale e dalle prese di posizione ad essa legate. Salvo entrare, poi, nel merito della situazione politica delineatasi in Grecia negli ultimissimi mesi, foriera
di molte opportunità per chiunque non intenda accettare le compatibilità sistemiche. Del resto, nella scelta del nostro interlocutore ha pesato, oltre al rifiuto di logore opzioni riformiste, la convinzione che non è possibile intervenire seriamente in uno scenario come quello greco – rivelatore della natura stessa dell’UE capitalista ed imperialista – senza dotarsi di chiavi di lettura che includano le vicende nazionali in un quadro più ampio e ponendosi al di fuori di una stabile rete di rapporti con altre realtà della sinistra di classe a livello europeo e globale.
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Il 18-20 luglio, ad Atene, si è tenuta la terza Conferenza internazionale euro-mediterranea: ce ne puoi spiegare, intanto, gli obiettivi di fondo?

La domanda centrale, come sottolineato nel titolo dell'appello della conferenza, è stata: "Quale Europa?". L'inasprimento drammatico della crisi fra UE/BCE/FMI da un lato e Grecia dall'altro, nel giugno-luglio 2015, e la successiva capitolazione finale del governo di "sinistra" di Tsipras, sono stati oggetto di un attento approfondimento. Nella risoluzione finale, unanimemente approvata, si è insistito sul fatto che non si è trattato solamente di un momento dello sviluppo della vicenda greca, ma di una svolta cruciale in ciò che è accaduto dopo la crisi capitalistica globale del 2008, con specifico riferimento al fallimento dell'intero progetto di integrazione dell'Unione Europea. Gli obiettivi e lo scopo della terza Conferenza, in questo senso, erano: a) discutere come questa svolta influenzi, in modi, forme e gradi diversi, le condizioni di vita e le lotte della classe lavoratrice e delle masse impoverite d'Europa, del Medio Oriente e del Nordafrica; b) sviluppare ed allargare ulteriormente la rete internazionale delle organizzazioni dei lavoratori partecipanti alle conferenze; c) elaborare un programma comune di rivendicazioni transitorie; d) esplorare le possibilità di pianificare azioni comuni internazionali; e) riflettere sulla questione del tipo di organizzazione rivoluzionaria necessaria per l'oggi.


Qual è stata la sua articolazione concreta?

Ci sono state sessioni plenarie con relazioni e dibattiti, e il lavoro di alcune commissioni per la risoluzione presentata l'ultimo giorno della Conferenza e sottoposta a discussione, emendamenti e voto finale.

Perché si è deciso di tenere la Conferenza, per la terza volta consecutiva, in Grecia?

Oltre a motivi logistici e organizzativi, è evidente che Atene sia il luogo ideale e più indicato per una conferenza che si tiene nel momento in cui la Grecia è diventata il punto focale della crisi globale e dell'attenzione politica mondiale.


Alla fine dell'appello di indizione della Conferenza vi è una piattaforma, che ha tra i suoi punti qualificanti parole d'ordine comuni a gran parte della sinistra di classe a livello continentale: la cancellazione del debito, il rifiuto dei piani di austerità della trojka e l'eliminazione della NATO ecc. In quale progetto complessivo, però, s'inseriscono queste rivendicazioni e, soprattutto, chi sono i soggetti sociali e politici che le debbono portare avanti?

Proprio perché i punti programmatici avanzati sia nell'appello iniziale che nella risoluzione finale sono comuni a molte organizzazioni a livello internazionale, è più che necessario e urgente, oggi, un fronte unico di lotta e di solidarietà di queste collettività. Un fronte che può e deve includere organizzazioni di classe e di sinistra, movimenti che combattono contro tutte le forme di oppressione e discriminazione, collettivi e gruppi di lavoratori come quelli che portano avanti l'occupazione delle fabbriche e dei posti di lavoro e che sperimentano forme di autogestione... ecc.


Dalla Conferenza sono usciti – oltre ad appelli – anche proposte di campagne politiche da portare avanti a livello continentale?

Alcune decisioni e passi iniziali sono stati presi per una campagna internazionale contro la disoccupazione e l'austerità e per la solidarietà agli immigranti contro la fortezza Europa, oltre che per una conferenza contro la guerra da tenere nel 2016.


Oggi, nella sinistra di classe greca ed internazionale, vi è un serrato dibattito sulle scelte di Tsipras, che ha capitolato di fronte ai diktat della trojka. La Conferenza come si è rapportata a questa discussione: in particolare, quale messaggio ha lanciato a tanti militanti, legati in particolare a Syriza, che si sono sentiti traditi?

C'è stata un'ampia e ricca discussione sull'intera, contraddittoria esperienza di Syriza, da forza politica sostenuta e portata al governo dall’aspettativa popolare di mettere fine all'austerità, fino alla capitolazione alla troika del gruppo dirigente legato a Tsipras, contro la volontà popolare espressa nel modo più forte dalla spettacolare vittoria del "no" al referendum del 5 luglio. Non ignoriamo affatto i combattivi militanti di Syriza che si sono sentiti traditi, e abbiamo fatto appello a loro non solo affinché rompano con i capitolatori, ma anche perché traggano insieme a tutti i militanti combattivi del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria la lezione necessaria che deriva da questa vicenda, per procedere verso un'autonoma direzione rivoluzionaria e internazionalista. La "Dichiarazione di solidarietà al popolo greco contro il terzo pacchetto di austerità" pubblicata e fatto circolare dopo la Conferenza, firmata da centinaia di intellettuali e attivisti politici di sinistra e dei movimenti di tutto il mondo, è stata una forte risposta politica non solo alla capitolazione di Tsipras e degli intellettuali a lui vicini a livello internazionale, ma anche al memorandum stesso.


Anche a sinistra, la vicenda greca è spesso interpretata come espressione di uno scontro tra le nazioni ricche dell’Europa del Nord e le nazioni povere dell’Europa del Mediterraneo, escludendo qualsiasi riferimento alla lotta di classe a livello interno e continentale. C’è che si spinge a proporre la costituzione di un blocco di Stati che faccia da contrappeso all’arroganza della Germania, potenza egemone a livello continentale. Voi cosa pensate di simili letture?

L'EEK, così come tutti i partecipanti alla terza Conferenza euro-mediterranea, si oppongono alla linea nazionalistica e reazionaria che oppone le nazioni dell'Europa del sud alla Germania e al nord Europa. Ci sono due Germanie, due Grecie, due Europe: la Germania e la Grecia dei capitalisti, e la Germania e la Grecia dei lavoratori e delle classi subalterne; così come un'Europa capitalista e imperialista ed un'Europa degli sfruttati e degli oppressi. Il nostro obiettivo strategico è la rottura dell'UE imperialista attraverso la mobilitazione di massa delle sue vittime e l'unificazione su basi socialiste dell'Europa, da Lisbona a Vladivostok.


Sul finire di agosto Tsipras si è dimesso e sono state fissate elezioni legislative per il 20 settembre. Qual è, secondo voi, il senso di questa mossa del leader riformista e come vi rapporterete alla prossima scadenza elettorale?

Il governo Tsipras è collassato a causa dell'indignazione e della rabbia popolare prodotte dalla sua capitolazione alla troika. Il gruppo dirigente riunito intorno a Tsipras ha ignorato persino il suo stesso partito, i suoi organi eletti, la possibilità di tenere un congresso straordinario per discutere della firma al terzo memorandum ecc., e Syriza è implosa. Ne è seguita una serie di scissioni alla sua sinistra, che sono ancora in corso: l'ex Piattaforma di sinistra ha fondato Unità Popolare, alla quale si stanno unendo ora l'ex Presidente del parlamento Zoe Konstantopoulou e i suoi sostenitori in qualità candidati indipendenti nelle sue liste, alle prossime elezioni. L'organizzazione giovanile di Syriza ha dichiarato che appoggerà "tutte le liste radicali e anticapitaliste", e ha abbandonato a sua volta Syriza sviluppando relazioni con la sinistra rivoluzionaria... C'è un generale riallineamento di forze che parte da settori che hanno lasciato Syriza e comprende pure una notevole minoranza della più radicale Antarsya (Coalizione di sinistra anticapitalista), anch'essa confluita nel blocco della sinistra riformista chiamato "Unità Popolare". Dal canto suo, ridadendo l'opzione della totale indipendenza di classe, l'EEK ha formato un blocco elettorale con la maggioranza della stessa Antarsya, insieme ad altri militanti ed attivisti indipendenti della sinistra rivoluzionaria, e si sta preparando per le decisive, storiche lotte che seguiranno le elezioni anticipate e per opposi al prossimo governo pro-memorandum di coalizione, non importa se guidato da Syriza o dalla destra.
Intervista a cura di Stefano Macera

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