Panico Germania: Volkswagen? No, peggio: Deutsche Bank
Perché
proprio adesso esplode lo scandalo della Volkswagen? La truffa sulle
emissioni “pulite” delle auto è destinata a ferire l’orgoglio teutonico,
affondando il mito dell’onestà del suo capitalismo. Perché la verità
emerge solo ora? Se lo domandano in molti, specie quelli che ricordano
anche i record meno presentabili della Germania: come la precarizzazione
del lavoro varata già nel 2002 dal socialdemocratico Gerhard Schroeder e
ispirata da Peter Hartz, il super-manager Volkswagen poi condannato per
aver corrotto sindacalisti, inducendoli ad accettare condizioni
sfavorevoli per gli operai. Riforma-simbolo, da cui nasce la
flessibilizzazione dell’impiego in Europa,
simboleggiata in Italia dal Jobs Act di Renzi. Allarme Berlino: un
gigante dai piedi d’argilla, avverte il sociologo Luciano Gallino, che
segnala l’esistenza in Germania dei salari più bassi d’Europa, i mini-job da 450 euro al mese con cui vive un tedesco su quattro. Colpa di un’economia
interamente votata all’insana frenesia dell’export, spiega Paolo
Barnard. L’export deprime i consumi interni e prima o poi la situazione
precipita: «Si vede dalla Luna il buco della Deutsche Bank, la banca più
fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti».
Se
n’è accorto anche un analista internazionale come Michael Snyder: «In
Germania sta forse per accadere qualcosa che scuoterà il mondo intero?».
Le avvisaglie dell’estrema fragilità tedesca, a livello politico, si
sono appena manifestate con lo spietato trattamento riservato alla
Grecia per volere dell’oligarchia finanziaria: attraverso maschere come
quella di Wolfgang Schaeuble, ad Atene è stato inflitto il massimo
rigore, dopo aver depistato l’opinione pubblica tedesca raccontando la
fiaba dei greci “cicale”, da punire per il presunto “eccesso di debito”.
Una versione lontana anni luce dalla verità: il “problema” greco
ammonta a 30 miliardi di euro, cifra irrisoria per i bilanci Ue. Eppure,
sulla condanna del popolo ellenico si è completamente appiattito il
corpo sociale tedesco, rivelatosi insensibile alle inaudite sofferenze
inferte a vecchi e bambini a causa dei sanguinosi tagli al welfare:
salari, pensioni, sanità, protezioni sociali. Uno scandalo mondiale,
denunciato anche in sede Onu: in Grecia non ci sono più cure né farmaci,
i minori sono denutriti, ad Atene dilaga l’Hiv per mancanza di
siringhe. E sono ricomparse malattie che si credevano archiviate dalla storia
dell’Occidente. Eppure, la Merkel ha dovuto fronteggiare l’ala destra
del Parlamento, che pretendeva per i greci una fine ancora peggiore.
Sottoposta alla pressione migratoria dei profughi alle frontiere e strattonata dagli Usa per le sanzioni alla Russia in seguito alla drammatica crisi
in Ucraina, scatenata dall’intelligence statunitense con manovalanza
locale neonazista, la Germania ora scricchiola. Si sveglierà bruscamente
dal sogno della “locomotiva europea” tutta lavoro e rigore? «Secondo
alcune informazioni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive
Michael Snyder in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – sarebbe
davvero imminente un grande evento finanziario che riguarda la
Germania». In altre parole, «uno di quei momenti del tempo che presenta
tutte le condizioni perché si ripeta un’altra Lehman Brothers». Certo,
«la gran parte degli osservatori tende a considerare la Germania come
quel baluardo che tiene economicamente insieme tutta l’Europa,
ma la verità è che sotto la sua superficie fermentano grosse
difficoltà». L’indice azionario tedesco Dax è crollato quasi del 20% dal
massimo storico raggiunto lo scorso aprile, e sono numerosi i segni di
agitazione all’interno della maggiore banca tedesca. E, proprio come la
Lehman, anche la Deutsche Bank fa parte di quelle banche “troppo grandi
per fallire”, che non crollano mai da un giorno all’altro. «Ma la verità
è che ci sono sempre dei segni premonitori».
Nei
primi mesi del 2014, le azioni di Deutsche Bank sono state scambiate a
più di 50 dollari. Da quel momento, scrive Snyder, il valore è caduto di
oltre il 40% e oggi si scambiano a meno di 29 dollari. Attenzione: «E’
ben nota la natura profondamente corrotta della cultura aziendale della
Deutsche Bank, e negli ultimi anni la banca è stata estremamente
imprudente». Prima del “crollo improvviso” di Lehman Brothers il 15
settembre 2008, sulla stampa c’erano state notizie di licenziamenti di
massa nell’azienda: «Quando le grandi banche iniziano a trovarsi in guai
seri, questo è quello che fanno: cominciano a sbarazzarsi del
personale. Ecco perché sono così preoccupanti i massicci tagli
di posti di lavoro che la Deutsche Bank ha appena annunciato». Nel
mirino ci sono 23.000 dipendenti, cioè circa un quarto di tutto il
personale, secondo il piano dell’amministratore delegato John Cryan.
Inoltre, negli ultimi tre anni la banca ha dovuto sborsare qualcosa come
9 miliardi di dollari per contenziosi legali, ed è così diventata «una
sorta di manifesto di cultura aziendale corrotta».
Nel
mirino, anche «scambi irregolari di titoli ipotecari scadenti –
sapientemente confezionati – intervenuti tra varie banche prima della crisi
finanziaria». Jp Morgan, Bank of America e Citigroup, scrive Snyder,
riuscirono ad effettuare queste operazioni quando la vigilanza era
allentata. Oggi però il ministro della giustizia del governo Obama,
Loretta Lynch, sarebbe «ben determinata a occuparsi seriamente» delle
malefatte dei massimi colossi bancari, come Barclays, Credit Suisse,
Hsbc, Royal Bank of Scotland, Ubs e Wells Fargo, inclusa ovviamente
anche Deutsche Bank. «Naturalmente – continua Snyder – i problemi legali
sono solo la punta dell’iceberg di tutto quello che è successo alla
Deutsche Bank nel corso degli ultimi due anni». Già nella primavera
2014, la banca è stata costretta ad incrementare di 1,5 miliardi il Tier
(capitale azionario e riserve di bilancio). Perché? Un mese più tardi,
maggio 2014, è continuata la corsa alla liquidità, con la banca che
annunciava la vendita di 8 miliardi di euro di titoli con uno sconto del
30%. «E ancora una volta: perché? Questa mossa ha messo la pulce
nell’orecchio ai mezzi di stampa finanziaria. L’immagine esteriore,
calma, della Deutsche Bank non rispecchiava i suoi sforzi concitati
nell’aumentare la sua liquidità. Dietro doveva esserci per forza
qualcosa di marcio».
A
marzo di quest’anno, la banca ha fallito gli stress-test della Bce,
ricevendo «una severa intimazione a controllare la struttura del suo
capitale». Ad aprile, Deutsche Bank ha confermato il suo accordo
congiunto con Usa
e Regno Unito sulla manipolazione del Libor, il tasso interbancario di
riferimento per i mercati finanziari (tasso variabile, calcolato
giornalmente, per cedere a prestito depositi in sterline, dollari,
franchi svizzeri ed euro da parte delle principali banche operanti sul
mercato interbancario londinese). Sul colosso tedesco incombe poi un
enorme pagamento, oltre 2 miliardi di dollari, da versare al
Dipartimento di Giustizia degli Usa,
«comunque una bazzecola rispetto ai suoi guadagni illeciti». Negli
ultimi mesi la situazione è precipitata: a maggio, il Cda ha conferito
poteri speciali ad uno degli amministratori, Anshu Jain. Il 5 giugno,
quando la Grecia non è riuscita a pagare il Fmi, le ripercussioni sono
arrivare anche alla Deutsche Bank. E il 6/7 giugno i due Ceo della banca
tedesca hanno annunciato entrambi le loro dimissioni, appena un mese
dopo dal conferimento dei nuovi poteri (Anshu Jain lascerà per primo,
alla fine di giugno; Jürgen Fitschen nel maggio 2016).
Non
è finita: il 9 giugno “Standard & Poor’s” ha ridotto il rating
della Deutsche a BBB+, cioè «solo tre posizioni al di sopra del livello
“spazzatura”», addirittura sotto il livello di rating che aveva Lehman
Brothers poco prima del suo crollo. «Quello che ha reso le cose ancora
peggiori è stato l’incauto comportamento della Deutsche Bank», scrive
Snyder. «A un certo punto, si è potuta stimare un’esposizione in
derivati da parte della Banca di ben 75 trilioni di dollari. Da tener
presente che il Pil tedesco di un anno intero è di solo 4 trilioni di
dollari. Così, quando alla fine anche la Deutsche Bank crollerà, né in Europa
e né in qualsiasi altro luogo del mondo ci saranno abbastanza soldi per
poter ripulire il pasticcio». Snyder le chiama “armi di distruzione
finanziaria di massa”. «Se la Deutsche Bank dovesse fallire
completamente, sarebbe un disastro finanziario peggiore di quello di
Lehman Brothers: sarebbe come abbattere letteralmente l’intero sistema
finanziario europeo e provocare a livello globale un panico finanziario
mai visto prima d’ora». A quel punto, chiosa l’analista, «sarà meglio
avere quel denaro con sé piuttosto che tenerlo in banca». Snyder teme
che la calma apparente sia destinata a finire presto: «Credo che il
resto del 2015 sarà estremamente caotico e accadranno cose piuttosto
gravi, cose che nessuno avrebbe potuto oggi immaginare. Nei giorni che
vengono, invito tutti a seguire attentamente sia la Germania che il
Giappone. Stanno per accadere cose grosse, e milioni di increduli ne
resteranno spiazzati».
Perché proprio adesso esplode lo scandalo della Volkswagen? La truffa
sulle emissioni “pulite” delle auto è destinata a ferire l’orgoglio
teutonico, affondando il mito dell’onestà del suo capitalismo. Perché la
verità emerge solo ora? Se lo domandano in molti, specie quelli che
ricordano anche i record meno presentabili della Germania: come la
precarizzazione del lavoro varata già nel 2002 dal socialdemocratico
Gerhard Schroeder e ispirata da Peter Hartz, il super-manager Volkswagen
poi condannato per aver corrotto sindacalisti, inducendoli ad accettare
condizioni sfavorevoli per gli operai. Riforma-simbolo, da cui nasce la
flessibilizzazione dell’impiego in Europa,
simboleggiata in Italia dal Jobs Act di Renzi. Allarme Berlino: un
gigante dai piedi d’argilla, avverte il sociologo Luciano Gallino, che
segnala l’esistenza in Germania dei salari più bassi d’Europa, i mini-job da 450 euro al mese con cui vive un tedesco su quattro. Colpa di un’economia
interamente votata all’insana frenesia dell’export, spiega Paolo
Barnard. L’export deprime i consumi interni e prima o poi la situazione
precipita: «Si vede dalla Luna il buco della Deutsche Bank, la banca più
fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti».Se n’è accorto anche un analista internazionale come Michael Snyder: «In Germania sta forse per accadere qualcosa che scuoterà il mondo intero?». Le avvisaglie dell’estrema fragilità tedesca, a livello politico, si sono appena manifestate con lo

Sottoposta alla pressione migratoria dei profughi alle frontiere e strattonata dagli Usa per le sanzioni alla Russia in seguito alla drammatica crisi in Ucraina, scatenata dall’intelligence statunitense con manovalanza locale neonazista, la Germania ora scricchiola. Si sveglierà bruscamente dal sogno della “locomotiva europea” tutta lavoro e rigore? «Secondo alcune informazioni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive Michael Snyder in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – sarebbe davvero imminente un grande evento finanziario che riguarda la Germania». In altre parole, «uno di quei momenti del tempo che presenta tutte le condizioni perché si ripeta un’altra Lehman Brothers». Certo, «la gran parte degli osservatori tende a considerare la Germania come quel baluardo che tiene economicamente insieme tutta l’Europa, ma la verità è che sotto la sua superficie fermentano grosse difficoltà». L’indice azionario tedesco Dax è crollato quasi del 20% dal massimo storico raggiunto lo scorso aprile, e sono numerosi i segni di agitazione all’interno della maggiore banca tedesca. E, proprio come la Lehman,

Nei primi mesi del 2014, le azioni di Deutsche Bank sono state scambiate a più di 50 dollari. Da quel momento, scrive Snyder, il valore è caduto di oltre il 40% e oggi si scambiano a meno di 29 dollari. Attenzione: «E’ ben nota la natura profondamente corrotta della cultura aziendale della Deutsche Bank, e negli ultimi anni la banca è stata estremamente imprudente». Prima del “crollo improvviso” di Lehman Brothers il 15 settembre 2008, sulla stampa c’erano state notizie di licenziamenti di massa nell’azienda: «Quando le grandi banche iniziano a trovarsi in guai seri, questo è quello che fanno: cominciano a sbarazzarsi del personale. Ecco perché sono così preoccupanti i massicci tagli di posti di lavoro che la Deutsche Bank ha appena annunciato». Nel mirino ci sono 23.000 dipendenti, cioè circa un quarto di tutto il personale, secondo il piano dell’amministratore delegato John Cryan. Inoltre, negli ultimi tre anni la banca ha dovuto sborsare qualcosa come 9 miliardi di dollari per contenziosi legali, ed è così diventata «una sorta di manifesto di cultura aziendale corrotta».
Nel mirino, anche «scambi irregolari di titoli ipotecari scadenti – sapientemente confezionati – intervenuti tra varie banche prima della crisi finanziaria». Jp Morgan, Bank of America e Citigroup, scrive Snyder, riuscirono ad effettuare queste operazioni quando la vigilanza era allentata. Oggi però il ministro della giustizia del governo Obama, Loretta Lynch, sarebbe «ben determinata a occuparsi seriamente» delle malefatte dei massimi colossi bancari, come Barclays, Credit Suisse, Hsbc, Royal Bank of Scotland, Ubs e Wells Fargo, inclusa ovviamente anche Deutsche Bank. «Naturalmente – continua Snyder – i problemi legali sono solo la punta dell’iceberg di tutto quello che è successo alla Deutsche Bank nel corso degli ultimi due anni». Già nella primavera 2014, la banca è stata costretta ad incrementare di 1,5 miliardi il Tier (capitale azionario e riserve di bilancio). Perché? Un mese più tardi, maggio 2014, è continuata la corsa alla liquidità, con la banca che annunciava la vendita

A marzo di quest’anno, la banca ha fallito gli stress-test della Bce, ricevendo «una severa intimazione a controllare la struttura del suo capitale». Ad aprile, Deutsche Bank ha confermato il suo accordo congiunto con Usa e Regno Unito sulla manipolazione del Libor, il tasso interbancario di riferimento per i mercati finanziari (tasso variabile, calcolato giornalmente, per cedere a prestito depositi in sterline, dollari, franchi svizzeri ed euro da parte delle principali banche operanti sul mercato interbancario londinese). Sul colosso tedesco incombe poi un enorme pagamento, oltre 2 miliardi di dollari, da versare al Dipartimento di Giustizia degli Usa, «comunque una bazzecola rispetto ai suoi guadagni illeciti». Negli ultimi mesi la situazione è precipitata: a maggio, il Cda ha conferito poteri speciali ad uno degli amministratori, Anshu Jain. Il 5 giugno, quando la Grecia non è riuscita a pagare il Fmi, le

Non è finita: il 9 giugno “Standard & Poor’s” ha ridotto il rating della Deutsche a BBB+, cioè «solo tre posizioni al di sopra del livello “spazzatura”», addirittura sotto il livello di rating che aveva Lehman Brothers poco prima del suo crollo. «Quello che ha reso le cose ancora peggiori è stato l’incauto comportamento della Deutsche Bank», scrive Snyder. «A un certo punto, si è potuta stimare un’esposizione in derivati da parte della Banca di ben 75 trilioni di dollari. Da tener presente che il Pil tedesco di un anno intero è di solo 4 trilioni di dollari. Così, quando alla fine anche la Deutsche Bank crollerà, né in Europa e né in qualsiasi altro luogo del mondo ci saranno abbastanza soldi per poter ripulire il pasticcio». Snyder le chiama “armi di distruzione finanziaria di massa”. «Se la Deutsche Bank dovesse fallire completamente, sarebbe un disastro finanziario peggiore di quello di Lehman Brothers: sarebbe come abbattere letteralmente l’intero sistema finanziario europeo e provocare a livello globale un panico finanziario mai visto prima d’ora». A quel punto, chiosa l’analista, «sarà meglio avere quel denaro con sé piuttosto che tenerlo in banca». Snyder teme che la calma apparente sia destinata a finire presto: «Credo che il resto del 2015 sarà estremamente caotico e accadranno cose piuttosto gravi, cose che nessuno avrebbe potuto oggi immaginare. Nei giorni che vengono, invito tutti a seguire attentamente sia la Germania che il Giappone. Stanno per accadere cose grosse, e milioni di increduli ne resteranno spiazzati».
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