Una società informata è una società più coinvolta
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Foto: PIxabay
Il grande latino Plinio il Vecchio, autore di trattati sulla natura e osservatore dell'eruzione del Vesuvio di cui anch'egli rimase vittima, lasciò scritto: " Le stagioni non sono più quelle di una volta...".
Fa
sorridere pensare che già al tempo dei romani ci si lamentasse di
stagioni che non corrispondevano alle attese o a quanto sembrava essere
avvenuto nel passato. Eppure, se pur non riscontrabile durante la vita
di una sola persona, il nostro pianeta ha attraversato variazioni
climatiche importanti, passando da temperature invivibili dall'essere
umano alla situazione odierna, con numerosi alti e bassi. In epoche
storiche basta ricordare il periodo che passa sotto il nome di "piccola
glaciazione". In quei secoli, si ebbero temperature medie
significativamente più basse delle attuali e, secondo testimonianze
scritte, per circa 70/80 anni del 1400 a Milano ci furono estati in cui
le signore possidenti potevano sfoggiare le loro pellicce.
Se ci si limitasse a queste osservazioni, non dovremmo preoccuparci più di tanto degli allarmi sull'innalzamento del clima cui siano costantemente soggetti nei nostri giorni: si tratterebbe di cambiamenti ciclici naturali cui non è possibile porre rimedio.
Tuttavia, negli ultimi 150 anni, e cioè più o meno con l'inizio
dell'era industriale, la temperatura media del pianeta si è innalzata
pericolosamente. Più esattamente, dal 1880 al 2012 l'aumento medio è
stato di 0.85 gradi centigradi, e altrettanto indicativo è che ben 16
anni tra i primi venti più caldi (dal 1800) siano successivi al 1980.
Fare previsioni accurate sul futuro è particolarmente complicato considerate le numerose variabili ma le differenti ipotesi formulate dagli scienziati prevedono variazioni possibili entro il 2100 tra più 0,3 gradi centigradi a più 1,7 nella versione più ottimista, mentre quella più pessimista arriva addirittura a ipotizzare un range compreso tra 2,6 e 4,8 gradi centigradi.
Queste possibili variazioni sono giudicate molto preoccupanti perché
lo scioglimento dei ghiacci dell'Artico e soprattutto dell'Antartide
causerebbe un enorme innalzamento dei mari (ai danni di molte delle
terre emerse) e innescherebbe ulteriori e più accelerati processi di
riscaldamento.
Più vicino a noi, e quindi più immediato per la nostra vita quotidiana è l'effetto già in corso sui ghiacciai alpini. Dal 1300 al 1850 la loro estensione è sempre andata crescendo, ma da quel momento in poi han cominciato a ridursi. Qualche esempio: nel 1850 la loro superficie corrispondeva a 4500 km quadrati, negli anni settanta era di 2900, nel 2004 era già scesa a 2000 km quadrati e oggi siamo attorno ai 1800. Per quanto riguarda l'Italia, alla fine degli anni '50, la superficie dei nostri ghiacciai corrispondeva a 527 km quadrati, nel 2011 era già ridotta di circa il 30%, arrivando a 370 km quadrati.
Poiché variazioni climatiche importanti sono avvenute, come abbiamo visto, in tutte le epoche, è impossibile attribuire a una sola causa conosciuta la ragione degli attuali cambiamenti e le ipotesi probabili vanno dalle eruzioni vulcaniche a spostamento dell'asse terrestre, all'attività' solare e altro ancora. Tuttavia, il fatto che l'impennata dell'aumento di temperature sia cominciata proprio in coincidenza con la rivoluzione industriale e che l'incremento sia andato ingigantendosi con l'aumento dei consumi dei combustibili fossili non puo' passare inosservato. O si tratta di una pura coincidenza oppure l'effetto serra che viviamo durante i nostri anni è dovuto, almeno in parte, proprio all'azione dell'uomo. Nel primo caso nulla possiamo fare, salvo qualche nuova scoperta oggi inimmaginabile. Nel secondo caso dobbiamo prendere atto che l'aumento globale della popolazione, gli allevamenti intensivi di animali, la costante distruzione di grandi superfici di foreste e l'enorme uso, tuttora in crescita, di gas, petrolio e carbone, sono almeno corresponsabili. Sarebbe allora necessario fare almeno quello che si puo'.
Per questa ragione e per contribuire a far conoscere la realtà del fenomeno che stiamo vivendo, anche alcune università italiane hanno deciso di lanciare il programma "Settimana del pianeta Terra. L'Italia alla scoperta delle geoscienze — una società più informata è una società più coinvolta". Il merito va ai professori Seno e Seppi dell'Università' di Pavia e al prof. Coccioni dell'Università' di Urbino.
Durante il mese di ottobre, in diverse località italiane, questi e
altri docenti universitari accompagneranno giornalisti e semplici
cittadini per aiutarli a scoprire e valorizzare il patrimonio naturale
del nostro Paese. Lo scopo non è solo quello di rendere edotti sul
rischio che stiamo correndo, ma, unendo l'utile al dilettevole, anche
far conoscere le ricchezze che la natura ci offre, diffondere il
rispetto per l'ambiente, la cura del territorio e divulgare in modo
semplice una cultura geologica. Al fianco di questa iniziativa
meritevole, anche l'università di Camerino ha lanciato una propria
iniziativa affidata al professor Gianni Boschis. Questa è focalizzata
esplicitamente sul compito di rendere accessibile a tutti, soprattutto
ai non specialisti, le conseguenze nella vita quotidiana a breve termine
dei cambiamenti climatici, del ritiro dei ghiacciai e del dissesto
idrogeologico.
Il Panel Intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha comunicato:
Se ci si limitasse a queste osservazioni, non dovremmo preoccuparci più di tanto degli allarmi sull'innalzamento del clima cui siano costantemente soggetti nei nostri giorni: si tratterebbe di cambiamenti ciclici naturali cui non è possibile porre rimedio.
Fare previsioni accurate sul futuro è particolarmente complicato considerate le numerose variabili ma le differenti ipotesi formulate dagli scienziati prevedono variazioni possibili entro il 2100 tra più 0,3 gradi centigradi a più 1,7 nella versione più ottimista, mentre quella più pessimista arriva addirittura a ipotizzare un range compreso tra 2,6 e 4,8 gradi centigradi.
L'Agosto appena passato è stato di 0,88 gradi
sopra la media rispetto a tutto il ventesimo secolo e la temperatura dei
mari e degli oceani nel periodo gennaio-agosto 2015 ha segnato un
record dal 1980 con 0,85 gradi sopra le medie.
Più vicino a noi, e quindi più immediato per la nostra vita quotidiana è l'effetto già in corso sui ghiacciai alpini. Dal 1300 al 1850 la loro estensione è sempre andata crescendo, ma da quel momento in poi han cominciato a ridursi. Qualche esempio: nel 1850 la loro superficie corrispondeva a 4500 km quadrati, negli anni settanta era di 2900, nel 2004 era già scesa a 2000 km quadrati e oggi siamo attorno ai 1800. Per quanto riguarda l'Italia, alla fine degli anni '50, la superficie dei nostri ghiacciai corrispondeva a 527 km quadrati, nel 2011 era già ridotta di circa il 30%, arrivando a 370 km quadrati.
Poiché variazioni climatiche importanti sono avvenute, come abbiamo visto, in tutte le epoche, è impossibile attribuire a una sola causa conosciuta la ragione degli attuali cambiamenti e le ipotesi probabili vanno dalle eruzioni vulcaniche a spostamento dell'asse terrestre, all'attività' solare e altro ancora. Tuttavia, il fatto che l'impennata dell'aumento di temperature sia cominciata proprio in coincidenza con la rivoluzione industriale e che l'incremento sia andato ingigantendosi con l'aumento dei consumi dei combustibili fossili non puo' passare inosservato. O si tratta di una pura coincidenza oppure l'effetto serra che viviamo durante i nostri anni è dovuto, almeno in parte, proprio all'azione dell'uomo. Nel primo caso nulla possiamo fare, salvo qualche nuova scoperta oggi inimmaginabile. Nel secondo caso dobbiamo prendere atto che l'aumento globale della popolazione, gli allevamenti intensivi di animali, la costante distruzione di grandi superfici di foreste e l'enorme uso, tuttora in crescita, di gas, petrolio e carbone, sono almeno corresponsabili. Sarebbe allora necessario fare almeno quello che si puo'.
Per questa ragione e per contribuire a far conoscere la realtà del fenomeno che stiamo vivendo, anche alcune università italiane hanno deciso di lanciare il programma "Settimana del pianeta Terra. L'Italia alla scoperta delle geoscienze — una società più informata è una società più coinvolta". Il merito va ai professori Seno e Seppi dell'Università' di Pavia e al prof. Coccioni dell'Università' di Urbino.
Il Panel Intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha comunicato:
"Il riscaldamento del sistema climatico è
inequivocabile, e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza
precedenti nei precedenti decenni e millenni. L'atmosfera e gli oceani
si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello
del mare è aumentato, e le concentrazioni di gas a effetto serra sono
aumentate".
Forse è proprio necessario che, senza esagerati allarmismi ma con
determinazione, tutti i cittadini del mondo premino sui propri politici
affinché si affrontino scelte coraggiose seppur (apparentemente)
difficili.
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