Parmen Posokhov,
Trymava, 21 settembre 2015 -
Fort RussAl
centro della storia c'è la geografia. Un fatto che la maggior parte
delle persone spesso non capisce, perché semplicemente non conosce la
geografia. Quando ascolto molti politici, politologi, soprattutto
liberali, inevitabilmente contesto le loro conoscenze sulla geografia,
almeno dalla scuola. Quando si agita lo spauracchio della democrazia,
cercando di diffondere violenza ovunque, guarderei più da vicino il
mappamondo prima di pronunciare mantra democratici. Uno sguardo è
sufficiente per vedere che la cosiddetta democrazia prevale soprattutto
nei territori geograficamente protetti da possibili avversari. Gli Stati
Uniti d'America sono geograficamente protetti dagli oceani, su un
continente dove non hanno nemici. I 70 milioni di indiani che vivevano
prima dell'arrivo dei coloni anglosassoni furono distrutti dagli stessi
coloni, cacciando i pochi sopravvissuti nelle riserve. Hanno recintato e
ridotto geograficamente il Messico per fermare le infiltrazioni della
popolazione povera. E questo è tutto. Non ci sono nemici. Poterono
iniziare una nuova vita da zero, senza interferenze. E l'hanno fatto. I
padri fondatori degli Stati Uniti non erano così brillanti da dare alla
luce i principi stabiliti nella Costituzione del Paese di maggior
successo, se non erano così fortunati da non avere nessuno che gli
impedisse di attuare tali principi noti fin dall'antichità. Invidiamoli.
Mappa 1. La diffusione della "democrazia" nel mondo. Cerchiata in blu.
Se
guardiamo all'Europa, che in sostanza è solo un enorme penisola
dell'Eurasia, a Oriente delimitata dalla Russia, che
può essere chiamata
nemica storica solo con contorsioni. E solo di misura l'Europa, per via
di varie aspirazioni egoistiche, fu buon terreno per esperimenti
democratici. E una volta che i principali attori europei, Germania,
Francia e Inghilterra, si riconciliarono dopo la seconda guerra
mondiale, il regno della democrazia s'impose.
Mappa 2. La diffusione della "democrazia" in Europa. Il confine è cerchiata in blu.
E
questo è tutto! Tutte le altre aree del continente Eurasia non hanno
alcuna democrazia nell'accezione statunitense o europea, e non possono
averla. Culture diverse, civiltà diverse, conflitti permanenti e
compenetrazione rendono impossibile tale democrazia! E ogni persona
istruita deve capirlo! Ma se comincia a ripetere la filastrocca sulla
democrazia in Ucraina, un territorio storicamente sulla via delle grandi
migrazione di popoli, o in Siria, centro della "zuppa etnico-religiosa"
globale, allora si sappia che avanti agisce un'ordine schifoso per
interessi molto specifici. Non ci possono essere principi fondamentali
universali su Stato e struttura sociale. Lo scontro di civiltà non è un
capriccio di Zhirinovskij, ma una realtà oggettiva da cui non c'è
scampo. E dietro la richiesta di rimuovere il "malvagio dittatore"
siriano Assad, come in precedenza il mostruoso usurpatore ucraino,
autore di crimini sugli studenti Janukovich, stabilendo attraverso
elezioni "libere e giuste" la democrazia nel complesso "etno-religioso",
c'è un ben preciso tangibile malvagio calcolo, abusando cinicamente e
odiosamente di questo scontro di civiltà. Non so esattamente cosa dirà
Vladimir Putin nel discorso alla sessione dell'Assemblea generale delle
Nazioni Unite, ma dubito che avrà il coraggio di dire la verità. Ci sono
considerazioni tattiche. Vi è un grande gioco geopolitico, la lotta per
il dominio del mondo e le risorse globali, e alle Nazioni Unite i
principali attori spingeranno i loro interessi con tutti i mezzi
possibili e impossibili con paroloni di pretesto. L'intrigo principale
sarà se l'Europa si sveglierà o seguirà ancora le orme della politica
statunitense. Alcuni anni fa la segretaria di Stato Madeleine Albright
si precipitò a dire che la Russia dispone ingiustamente di un terzo
delle risorse del mondo. Ribadiva che sì è vero e, purtroppo, il secondo
premio globale chiamato Siberia era andato alla Russia. Senza entrare
nei dettagli su a chi sia andato il primo premio, si noto ciò che ne
seguì. I nostri media liberali cominciarono in modo coerente e
persistente a martellare le masse russe che il concorrente principale
delle ricchezze della Siberia è la Cina, che cercava di strapparle a una
Russia indebolita, anche attraverso l'espansione della migrazione
furtiva di parte dell'enorme popolazione, cosa che in realtà non accade
affatto. L'occidente è stato quindi indicato come amico e modello,
dimenticando di citare quante volte la Russia sia stata invasa
dall'Europa, per distruggere lo Stato russo. Hitler, Napoleone, svedesi,
polacchi, ecc. Alcuni storici dicono nove volte. Non voglio entrare nei
dettagli, per distrarre dalla questione principale, ma dal territorio
della Cina non ci furono invasioni, ad eccezione dell'incidente di
frontiera a Damansky. Questo è tutto! La storia va conosciuta, studiata e
le conclusioni tratte. La memoria storica va aggiornata periodicamente.
E ora torniamo alla geografia alla luce dell'equilibrio geopolitico di
oggi. C'è un preteso egemone mondiale, gli Stati Uniti, che aspira a
dominare il mondo. Ha una leadership globale, ma non il dominio. Per il
dominio deve controllare le risorse mondiali. Non potrà mai controllare
le risorse umane della Cina, ma la Cina senza risorse minerarie non è un
concorrente. E le risorse minerarie del mondo sono controllate dagli
Stati Uniti (si pensi al primo premio) e dalla Russia (si pensi al
secondo premio). Controllando due premi, gli Stati Uniti avranno
l'ambito dominio del mondo. Conclusione ovvia e chiara. Pertanto,
l'obiettivo principale degli Stati Uniti è lo smembramento della Russia,
la separazione della Siberia e la creazione su di essa di un
protettorato sotto controllo, come ora in Ucraina. E' importante capire
che parliamo di smembramento e non della distruzione della Russia. La
Russia dovrebbe rimanere entro i confini troncati sugli Urali, come
tampone naturale dell'Europa dalle civiltà musulmana e cinese. La
democrazia europea deve sentirsi a proprio agio sulla penisola europea.
L'Europa ha bisogno di una Russia troncata e con un esercito capace di
respingere gli attacchi degli islamisti e assumersi tutte le difficoltà
dello Stato di frontiera. L'idea di eliminare la Russia non è di ieri.
La prima fase, il crollo dell'URSS, riuscì piazzando traditori nella
leadership del Paese. Questo, e non le difficoltà economiche, causarono
il crollo dell'URSS. Oggi i traditori veri e propri non sono visibili
presso i vertici. E la politica estera dimostra che la leadership russa è
ben consapevole e agisce di conseguenza, spesso previdente. Ma tutto
ciò che è successo ieri, come la guerra civile in Iraq e Siria,
l'emergere del SIIL, la crisi ucraina, sono solo un preludio. La vera
lotta inizia ora: si segua il discorso del presidente russo in occasione
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
In secondo luogo, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il piano per lo
smembramento della Russia era così evidente che può essere chiaramente
definito. Sembra che la leadership russa non volesse crederci fino alla
fine, ma quando capì entrò in azione in modo estremamente veloce e molto
efficace. Se si guarda la mappa etnico-confessionale, appare chiaro che
l'attacco principale contro la Russia si svolgerà sul ventre, da sud
attraverso l'Asia centrale, le repubbliche dell'Asia centrale, con il
SIIL che apre un nuovo fronte contro di esse. La difficile situazione
economica in questi Paesi, la disoccupazione e la povertà, porterà nelle
file del SIIL centinaia di migliaia di locali arrabbiati che potranno
in breve tempo spazzare via gli attuali regimi di Turkmenbashi-2,
Karimov e Rakhmonov, e poi espandersi sul territorio relativamente
sicuro del Kazakistan, che comincia ad agitarsi per il calo dei prezzi
delle materie prime. E non è garantito che la situazione sarà sotto
controllo. La Russia in via di principio può farlo, ma usando
eccezionalmente tutte le sue risorse. In caso di fallimento il SIIL
apparirà a Omsk, Tatarstan e Bashkiria, e la meta agognata degli
statunitensi di smembrare la Russia sarà molto vicina.... Per
l'attuazione devono fare due cose. La prima è inviare le principali
forze dello Stato islamico in Asia centrale, e la seconda deviare le
forze militari della Russia sul secondo fronte, per non farne avere
abbastanza sul principale, il fronte dell'Asia centrale, e questa sarà
ovviamente il Caucaso, dove la situazione è ora sotto controllo, ma non
c'è dubbio che ci proveranno di nuovo. Combatteranno la Russia con il
SIIL, e non solo la Russia. Ilham Aliev ha capito tutto. E' il primo
sulla via del SIIL. L'Azerbaigian ha già avviato il processo di rottura
con l'occidente. Questo è molto importante, il leader dell'Azerbaigian è
stato abbastanza intelligente da non scatenare una seconda guerra del
Karabakh, a cui veniva costantemente spinto. Molto presto avrebbe avuto
grossi problemi nel Karabakh. L'Azerbaigian sciita verrebbe
semplicemente spazzato via dal SIIL pseudo-sunnita.
Mappa 3. La diffusione dell'Islam e possibile offensiva del SIIL
E
ora il secondo fronte contro la Russia, che avrebbe dovuto essere il
primo, l'Ucraina. Gli eventi in Ucraina, Siria e Iraq sono quasi
simultanei e provocati da una sola potenza, gli Stati Uniti d'America.
Il piano è ora del tutto evidente, la Russia avrebbe dovuto impantanarsi
nella guerra con l'Ucraina, cadere sotto le sanzioni globali ed
esaurire le risorse alla vigilia del colpo decisivo del SIIL nell'Asia
centrale. Non è successo. E oggi possiamo solo applaudire la leadership
russa, che magistralmente risponde alla provocazione globale degli Stati
Uniti in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia non hanno, almeno
finora, avuto natura globale e la Russia non s'è impantanata nella
guerra in Ucraina, la Crimea è tornata senza spargimenti di sangue, ed
ha creato il cuscinetto con RPD e RPL dagli eserciti paragonabili a
quello ucraino. I successi tattici furono esemplari. Ovviamente, non ci
sarà alcun abbandono di RPD e RPL, per informalmente "mantenere la
pressione" sui banderisti quanto necessario, sciogliendo le mani della
Russia in Medio Oriente, dove l'obiettivo strategico principale è la
distruzione del SIIL. Con tutto il rispetto per il leggendario Che
Guevara russo, Igor Strelkov, devo ammettere che non previde la partita
fino alla fine e i suoi appelli a diffondere la primavera russa su tutto
il territorio dell'Ucraina erano prematuri e addirittura dannosi. Non
era ancora il momento.
E ora sulla Siria. La Siria è la Stalingrado di oggi. Non può essere
consegnata e non lo sarà. La posta in gioco non lo consente. Come la
resa di Stalingrado nel 1942 fu una catastrofe geostrategica, la resa di
Assad, con il crollo conseguente dell'esercito e dello Stato siriani,
sarebbe una catastrofe geopolitica inammissibile in Asia centrale. Tutte
le chiacchiere degli statunitensi su coalizione e lotta contro il SIIL
sono menzogne e ipocrisia. Non lo combattono sul serio, e non vogliono
la Russia, in qualsiasi modo, nella coalizione anti-SIIL. La decisione
sul trasferimento in Siria di armi e consiglieri militari russi gli
confonde i piani. Come gli Stati Uniti cercheranno di cacciare la Russia
dalla Siria, lo sapremo dalle discussioni all'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite. La pressione sarà folle, ma non funzionerà. Nel frattempo
gli statunitensi devono ancora rispondere su come il SIIL disponga di
miliardi di dollari, giacimenti di petrolio e armi. L'obiettivo primario
del SIIL è rovesciare Assad e distruggere la Siria. Gli statunitensi
programmavano una guerra contro il SIIL simulata per anni, come già
affermato a livello ufficiale. Per non interferire nelle azioni in Asia
centrale, avrebbero consegnato la Siria al SIIL. Il tempo mostrerà come
gli eventi si svilupperanno in Siria. Dopo aver dormito alle
provocazioni geopolitiche globali degli statunitensi in Medio Oriente e
Ucraina, la leadership russa ha quasi annullato il successo degli USA
con una riuscita tattica efficace, ma la situazione generale rimane
estremamente difficile. E' necessario capirlo senza illusioni. Il nostro
Paese attraversa un altro 1942.
Traduzione di Alessandro Lattanzio -
SitoAurora
Nessun commento:
Posta un commento