O SI
CAMBIA L’ITALIA O SI MUORE - UN VIAGGIO NELL’ORRORE!
Nelle
ultime settimane si sono moltiplicate le notizie sul cambiamento climatico e
sui sistemi per contrastarlo, sull’onda della tanto chiacchierata conferenza
sul clima Cop21 di Parigi; l’ennesima farsa rivoltante messa in scena da150
impostori patologici, che da attori navigati interpretano a memoria il rituale
di un copione ritrito, immaginando così di potersi lavare agli occhi della
popolazione, quella sporca coscienza e ipocrisia connaturata che li
caratterizza all’origine della loro infame storia e carriera politica. Sono gli
stessi che poi si ammazzano per il petrolio!
A questa gente “va tagliata la gola”, devono smettere di respirare… perché
ogni loro respiro corrisponde a un crimine contro la cittadinanza.
Ogni anno, in questa occasione, si sperticano in elogi a favore delle
energie rinnovabili e in accorate preoccupazioni contro l’uso smodato dei
combustibili fossili, responsabili dell’effetto serra e di un’infinita serie di
patologie. Parallelamente, e con quella coerenza che li contraddistingue da
sempre, stipulano contratti miliardari per potere trivellare in ogni dove, che
siano territori, mari e oceani.
Lo stesso Matteo Renzi, bugiardo seriale di primo livello, afferma che nella nuova legge
di Stabilità sono previsti 4 miliardi di euro sul “climate change” da qui al
2020. E continua; "Sul clima serve un accordo il più vincolante possibile,
altrimenti rischia di essere scritto sulla sabbia". Per questo "per
evitare la catastrofe ambientale dobbiamo limitare a meno di ‘2 gradi
l'aumento" del riscaldamento climatico, per cui "abbiamo necessità
sia di soldi che di conoscenze".
Di contro,
il bischero, approva e conferma le trivellazioni nel mare Adriatico e nello
Jonio con il candore di chi si appresta ad ottemperare ad un diritto volto al
bene comune.
Nel
frattempo in Sicilia si raffina oltre un terzo dei prodotti petroliferi
destinati al mercato italiano. Il viaggio dei veleni comincia nel litorale di
Siracusa, dove la Rasiom è in grado di raffinare ‘10 milioni di tonnellate di
greggio all’anno. Poi c’è la Esso, l’Eni e l’Enel, e la costa tra i comuni di
Priolo, Augusta e Melilli viene ribattezzata “triangolo della morte”. In questi
territori le vittime di tumore sono il 17 per cento in più rispetto al resto
della Sicilia, e superano il 27 per cento quelli per tumore al polmone.
Dal 1990
è scattato anche l’allarme malformazioni genetiche. Anche nel petrolchimico in
provincia di Caltanissetta, il problema è nella matrice ambientale: nella zona
sono inquinati anche gli ortaggi coltivati. Su ‘75 operai che hanno lavorato
negli ultimi anni di attività nel reparto Clorosoda, più della metà si sono
ammalati di tumore: una ventina sono già morti.
I
risultati agghiaccianti dello studio sul polo petrolchimico di Gela (detto ‘Il
Mostro”) rivelano decine di casi di tumori, malattie e malformazioni tra
chi vive o lavora vicino all'impianto. Qui la morte e la malattia risparmiano poche,
fortunate famiglie. Non si salva nessuno: operai, impiegati, avvocati,
casalinghe o professionisti - le malattie sono democratiche e se ne fregano
delle classi sociali. L'inquinamento diffuso sembra ormai un dato acquisito,
così come le sue conseguenze sulla salute della popolazione.
In questo stramaledetto paese governato dalle varie Gang
che si sono susseguite negli anni, l’esigenza di un lavoro si paga con
conseguenze gravissime per la salute e per l’ambiente.
E il
viaggio procede verso la Puglia, e se Taranto è il centro dell'inferno e l'Ilva
la bocca di Satana, anche il resto della regione non se la passa bene.
Inquinamento è alle stelle, emissioni di CO2 da record, tracce di diossina nel
latte materno, incidenza di tumori altissima vicino ai poli industriali: la
regione dei trulli è il tacco nero d'Italia, il luogo dove sorgono le fabbriche
più inquinanti del Belpaese.
Fra le
industrie più "sporche" del Vecchio Continente (nelle prime cento
posizioni ci sono ‘15 fabbriche italiane) troviamo l'Ilva di Taranto, la
centrale termoelettrica dell'Enel di Brindisi e l'altra centrale di Taranto
(sempre dell'Enel).
Secondo
gli studi dell'Arpa tra Foggia e Santa Maria di Leuca si contano centinaia di
altri siti potenzialmente pericolosi. In tutto sono 498, di cui ‘70 di origine
industriale, 145 discariche e ‘11 luoghi a rischio contaminazioni da amianto.
A settanta
chilometri dall'Ilva, a Brindisi, c'è un altro dei siti d'interesse nazionale
(Sin) che fa tremare i polsi. Comprende la zona industriale della città, il
porto e una fascia costiera che si estende per oltre 30 chilometri quadri. Qui
sorge la Syndial, la Polimeri europa, l'Enipower, la Powerco, senza dimenticare
le due enormi centrali dell'Enel, campioni nazionali nell'emissione di CO2.
Un altro
sito di interesse nazionale per la sua portata contaminante è quello di Bari,
area Fibronit.
Eccola
l’Italia, ecco gli italiani, per
vocazione un popolo di ladri, di corruttori e di evasori - primi in Europa per
turismo sessuale, per femminicidio, per violenze domestiche e delitti sui
minori, e che oggi, fra i tanti primati negativi, ne ha raggiunto un ultimo,
relativo alle morti causate da contaminazione industriale e da inquinamento
ambientale. Primi in Europa!
Abbiamo distrutto il paese più bello
del mondo, ridotto a una discarica tossica e maleodorante, noncuranti della
salute dei nostri figli e del loro futuro.
Siamo il popolo più ignorante fra le
nazioni europee – un popolo che acclama i suoi carnefici e che conosce più le
regole del calcio dei suoi diritti.
Un popolo dove ancora il razzismo, la
xenofobia e l’omofobia aggregano formazioni politiche di bovari, che inneggiano
alla secessione e sperimentano il loro odio raziale contro chi ritengono
diversi da loro.
Ergo, ci meritiamo tutto il peggio
possibile; a partire da questa classe politica marcia e parassita, che
incredibilmente sosteniamo da tempo immemore, fino ad arrivare alla mancanza di
lavoro, passando per quella catastrofica tragedia ambientale che avvelena il
nostro territorio da Nord a Sud e prodotto decine di migliaia di vittime
innocenti.
O SI CAMBIA L’ITALIA O SI MUORE.
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