“La
verità è così preziosa che bisogna proteggerla sempre con una cortina
di bugie”. (Winston Churchill). Il livello di propaganda che emana dai media
in questa grande campagna d’autunno all’insegna della strategia della
tensione globale ha ormai superato ogni limite di tolleranza, per non
dire di decenza. Credo che oramai questa cosa del “più la bugia è grossa
e più la gente la crederà” stia loro sfuggendo di mano. La saggezza
popolare, quella che, nella scritta sul muro qui sopra, sfida il nemico
fantasmatico a palesarsi nel reale per un virile e decisivo fare a
cazzotti, è sempre pronta a vedere la nudità dell’imperatore e ogni
volta che appare un nuovo nemico già ex-amico, una nuova compagine
terroristica dal nome improbabile, un nuovo babau – anche se non è
ancora stato trovato un caratterista all’altezza dell’Osama Bin Laden
fatto morire nell’epico finale della serie “Al Qaeda” – è sempre meno
disposta a crederci. La grossezza della bugia deve diventare quindi
enormità, essa si gonfia fino a che un giorno, inevitabilmente, non
potrà che esplodere in faccia a coloro che l’hanno creata ed hanno
continuato a gonfiarla a dismisura credendo di poterlo fare
all’infinito.
Si
comincia a credere sempre meno alla narrazione di ogni ennesimo
attentato anche se non si appartiene alla categoria dei complottisti,
perché nel mondo dell’informazione mainstream
2.8, stanno esagerando, secondo me, con quella che ormai non è nemmeno
più affabulazione ma pura mitopoiesi. E’ una cascata di menzogne con
l’aggravante della presunzione dell’idiozia totale dell’ascoltatore. Le
palle, di tutti i colori, rotolano in salotto dal televisore
trasformandocelo in un’area bimbi dell’Ikea. La creazione del nemico è
fatta di caratteristi ed improbabili macchiette che lo risulterebbero
anche in un film di 007, dei quali ormai si lanciano al pubblico solo i
pochi brandelli rimasti dopo che si sono fatti immancabilmente
esplodere, tra cui sempre gli incredibili passaporti intonsi. A volte
sono solo nomi senza volto, Carneadi assurti agli onori della cronaca
per ancor meno del quarto d’ora sindacale. Immagini fuggenti che però
rimangono bene impresse nella mente, come solo i fantasmi riescono a
fare.
Vogliamo
parlare dei famigerati filmati dell’Isis mandati regolarmente alla
Signora Katz (alla quale scommetto nessuna intelligence va a chiedere
come faccia ad avere sempre il canale aperto con l’Isis)? Lì vale il
trucco del “non possiamo ovviamente mostrarvene le immagini”. E’ noto
che basta offrire un lieve input al nostro inconscio per farlo scatenate
in immaginazioni degne del peggior incubo. All’inizio il messaggio è
“Jihadi John è un terrorista islamico che ha tagliato la testa ad un
prigioniero occidentale”. Poi vi fanno vedere uno vestito ed
incappucciato di nero (il Babau) con un coltello in mano e il
prigioniero inginocchiato. Vi descrivono cosa accade in seguito ma non
vi fanno vedere ovviamente le immagini, tanto voi ve le figurate lo
stesso il più crude possibile e meglio di qualsiasi Eli Roth alla regia.
Una volta stabilito il collegamento islamico=tagliagole attraverso lo
shock emotivo della decapitazione fantasticata, senza contare
l’evocazione di un archetipo come il sacrificio umano, basterà solo
nominare “Isis” o anche solo “coltello”, e tutti risponderanno
correttamente con la vampata di terrore che paralizza e sconvolge e
l’odio verso il boia fantasma di turno.
Siamo
cani infedeli, è vero, ma cani di Pavlov. Questo è nient’altro che
condizionamento operante.Un arnese vecchio come il cucco ma che, a
quanto pare, ancora funziona. Non so se ve ne siete accorti ma, con
questi ultimi attentati interpretati dai caratteristi islamici, gli
sceneggiatori globalisti dello spin-off di “Al Qaeda”, ovvero “Isis”,
stanno cercando di palestinizzare l’Europa. E visto che il masterplan in Europa
è il governo unico, la sbobba unica europea che governi il meticciato
ingovernabile del prossimo regno delle corporation post Ttip, dopo
Parigi la prossima location del tour della paura non può che essere
Bruxelles. E’ ovvio che, se il terrorismo minaccia Bruxelles, ci vuole
più Europa. Con la speranza forse che “sarà l’Isis a far nascere l’Europa” (“il discorso di Hollande tocca un punto cruciale: che è stata colpita l’Europa, non la Francia.
E che quando si parla di confini non si parla di quelli nazionali.
Forse la tragedia di Parigi può essere la svolta per il Vecchio
Continente”).
Un’altra
cosa che non credo riusciranno a reggere in eterno, oltre le spudorate
menzogne, è l’imposizione della dissonanza cognitiva tra Islam
terrorista cattivo / Islam di pace e moderato. Già si fatica a capire
perché, mentre si sta facendo di tutto per farci percepire gli islamici
come terroristi sanguinari e tagliagole, e quindi farceli odiare, allo
stesso tempo ci stiano riempiendo di islamici a strafottere, con
l’obbligo di accoglierli, amarli e di non indulgere nell’islamofobia
(una delle cinquanta sfumature del piagnonismo minoritario politicamente
corretto). Ma come si fa? Pretenderebbero che li odiassimo (come
Netanyahu, ad esempio) e allo stesso tempo li amassimo cristianamente
come Papa Francesco. La percezione quantistica dell’Islam. “Ti odio e
poi ti amo e poi ti amo e poi ti odio e poi ti amo”, cantava Mina, ma
era una canzone. Qui siamo in guerra e in guerra
non è concepibile non sapere chi è il nemico o ondeggiare
nell’indeterminazione, a meno che ciò non serva a qualcuno e noi siamo
solo pupazzi ammaestrati o i cani di Pavlov di cui sopra.
E’
ovvio che non tutti i musulmani sono jihadisti e wahabiti e che non
tutti gli imam sono come quello a Brest che insegna ai bambini che la
musica è haram e che chi l’ama sarà tramutato in porco, altrimenti non
esisterebbe la pregevolissima musica mediorientale.
D’altra
parte nelle manifestazioni di condanna degli islamici al terrorismo
(dallo slogan chiaramente spin #notinmyname), nonostante il tentativo di
farle passare per oceaniche dalla solita informazione che esegue solo
gli ordini, si è trattato di appena 400-500 gatti tra il solito
piddinume da parata ed esclusi l’omaccia della Cgil, il Landini
ingolfato, il centrodestra in tracce (Casini e Cicchitto) e le
istituzioni in contumacia. A Milano hanno rischiato di essere stati di
più al raduno degli ex-paninari in S.Babila. Insomma il “da che parte
stanno” che in guerra è di prammatica e durante la Seconda Guerra
Mondiale mandò i giapponesi d’America in campi di concentramento, è
ancora per noi un mistero. Perciò, quando senti l’Allahu akbar gridato
dai saraceni appena sbarcati, è l’antico sangue templare che ti ribolle
nelle vene o solo il timore che, una volta in Europa, l’islamico pacifico e moderato getti la maschera e vada a dar di rota alla vecchia scimitarra?
Vi
è un’innegabile ambiguità islamica che permette a qualcuno di
manipolarla a scopo di creazione del caos. Ciò che mi sembra
interessante chiedersi, a questo punto, è perché diavolo le istituzioni
islamiche, più che scendere inutilmente e vergognosamente in quattro
gatti in piazza in favore di telecamera, non denuncino l’evidente
strumentalizzazione globalista dei suoi estremisti jihadisti a progetto
per scopi che paiono servire più che altro i loro nemici storici ed il
loro alleato in bisinissi l’Arabia Saudita, per non parlare dei
doppiogiochisti turchi, da sempre con un piede nell’Islam e l’altro in Europa.
Perché insomma queste istituzioni moderate, di pace e fratellanza, che
dovrebbero rappresentare i buoni ed onesti tra i musulmani, non dicano:
“Ci siamo accorti anche noi che è un grande inganno e vogliamo
denunciarlo perché ci danneggia come danneggia voi”. Invece, zitti.
Cari
saraceni, non è che ci state credendo veramente a questa reconquista,
per caso? Non crederete anche voi, spero, alla telenovela della Katz con
il trailer della Tour Eiffel che crolla nel prossimo episodio? Pensate
che facendo i piddini e campagna elettorale per loro, ciò possa servire
alla causa del profeta? Ci costringete quindi proprio ad odiarvi, noi
che volevamo solo amarvi? Perché sappiate che islamico + piddino
raddoppia i punti e si completa prima la raccolta.
(Barbara Tampieri aka Lameduck, “Il tempo dell’inganno universale”, da “L’Orizzonte degli Eventi” del 22 novembre 2015).
“La verità è così preziosa che bisogna proteggerla sempre con una cortina di bugie”. (Winston Churchill). Il livello di propaganda che emana dai media
in questa grande campagna d’autunno all’insegna della strategia della
tensione globale ha ormai superato ogni limite di tolleranza, per non
dire di decenza. Credo che oramai questa cosa del “più la bugia è grossa
e più la gente la crederà” stia loro sfuggendo di mano. La saggezza
popolare, quella che, nella scritta sul muro qui sopra, sfida il nemico
fantasmatico a palesarsi nel reale per un virile e decisivo fare a
cazzotti, è sempre pronta a vedere la nudità dell’imperatore e ogni
volta che appare un nuovo nemico già ex-amico, una nuova compagine
terroristica dal nome improbabile, un nuovo babau – anche se non è
ancora stato trovato un caratterista all’altezza dell’Osama Bin Laden
fatto morire nell’epico finale della serie “Al Qaeda” – è sempre meno
disposta a crederci. La grossezza della bugia deve diventare quindi
enormità, essa si gonfia fino a che un giorno, inevitabilmente, non
potrà che esplodere in faccia a coloro che l’hanno creata ed hanno
continuato a gonfiarla a dismisura credendo di poterlo fare
all’infinito.Si comincia a credere sempre meno alla narrazione di ogni ennesimo attentato anche se non si appartiene alla categoria dei complottisti, perché nel mondo dell’informazione mainstream 2.8, stanno esagerando, secondo me, con quella che ormai non

senza volto, Carneadi assurti agli onori della cronaca per ancor meno del quarto d’ora sindacale. Immagini fuggenti che però rimangono bene impresse nella mente, come solo i fantasmi riescono a fare.
Vogliamo parlare dei famigerati filmati dell’Isis mandati regolarmente alla Signora Katz (alla quale scommetto nessuna intelligence va a chiedere come faccia ad avere sempre il canale aperto con l’Isis)? Lì vale il trucco del “non possiamo ovviamente mostrarvene le immagini”. E’ noto che basta offrire un lieve input al nostro inconscio per farlo scatenate in immaginazioni degne del peggior incubo. All’inizio il messaggio è “Jihadi John è un terrorista islamico che ha tagliato la testa ad un prigioniero occidentale”. Poi vi fanno vedere uno vestito ed incappucciato di nero (il Babau) con un coltello in mano e il prigioniero inginocchiato. Vi descrivono cosa accade in seguito ma non vi fanno vedere ovviamente le immagini, tanto voi ve le figurate lo stesso il più crude possibile e meglio di qualsiasi Eli Roth alla regia. Una volta stabilito il collegamento islamico=tagliagole attraverso lo shock emotivo della decapitazione fantasticata, senza contare l’evocazione di un archetipo

Siamo cani infedeli, è vero, ma cani di Pavlov. Questo è nient’altro che condizionamento operante.Un arnese vecchio come il cucco ma che, a quanto pare, ancora funziona. Non so se ve ne siete accorti ma, con questi ultimi attentati interpretati dai caratteristi islamici, gli sceneggiatori globalisti dello spin-off di “Al Qaeda”, ovvero “Isis”, stanno cercando di palestinizzare l’Europa. E visto che il masterplan in Europa è il governo unico, la sbobba unica europea che governi il meticciato ingovernabile del prossimo regno delle corporation post Ttip, dopo Parigi la prossima location del tour della paura non può che essere Bruxelles. E’ ovvio che, se il terrorismo minaccia Bruxelles, ci vuole più Europa. Con la speranza forse che “sarà l’Isis a far nascere l’Europa” (“il discorso di Hollande tocca un punto cruciale: che è stata colpita l’Europa, non la Francia. E che quando si parla di confini non si parla di quelli nazionali. Forse la tragedia di Parigi può essere la svolta per il Vecchio Continente”, di Francesco Cancellato, “Linkiesta”).
Un’altra cosa che non credo riusciranno a reggere in eterno, oltre le spudorate menzogne, è l’imposizione della dissonanza cognitiva tra Islam terrorista cattivo / Islam di pace e moderato. Già si fatica a capire perché, mentre si sta facendo di tutto per farci percepire gli islamici come terroristi sanguinari e tagliagole, e quindi farceli odiare, allo stesso tempo ci stiano riempiendo di islamici a strafottere, con l’obbligo di accoglierli, amarli e di non indulgere nell’islamofobia (una delle cinquanta sfumature del piagnonismo minoritario politicamente corretto). Ma come si fa? Pretenderebbero che li odiassimo (come Netanyahu, ad esempio) e allo stesso tempo li amassimo cristianamente come Papa Francesco. La percezione quantistica dell’Islam. “Ti odio e poi ti amo e poi ti amo e poi ti odio e poi ti amo”, cantava Mina, ma era una canzone. Qui siamo in guerra e in guerra non è

E’ ovvio che non tutti i musulmani sono jihadisti e wahabiti e che non tutti gli imam sono come quello a Brest che insegna ai bambini che la musica è haram e che chi l’ama sarà tramutato in porco, altrimenti non esisterebbe la pregevolissima musica mediorientale. D’altra parte nelle manifestazioni di condanna degli islamici al terrorismo (dallo slogan chiaramente spin #notinmyname), nonostante il tentativo di farle passare per oceaniche dalla solita informazione che esegue solo gli ordini, si è trattato di appena 400-500 gatti tra il solito piddinume da parata ed esclusi l’omaccia della Cgil, il Landini ingolfato, il centrodestra in tracce (Casini e Cicchitto) e le istituzioni in contumacia. A Milano hanno rischiato di essere stati di più al raduno degli ex-paninari in S.Babila. Insomma il “da che parte stanno” che in guerra è di prammatica e durante la Seconda Guerra Mondiale mandò i giapponesi d’America in campi di concentramento, è ancora per noi un mistero. Perciò, quando senti l’Allahu akbar gridato dai saraceni appena sbarcati, è l’antico sangue templare che ti ribolle nelle vene o solo il timore che, una volta in Europa, l’islamico pacifico e moderato getti la maschera e vada a dar di rota alla vecchia scimitarra?
Vi è un’innegabile ambiguità islamica che permette a qualcuno di manipolarla a scopo di creazione del caos. Ciò che mi sembra interessante chiedersi, a questo punto, è perché diavolo le istituzioni islamiche, più che scendere inutilmente e vergognosamente in quattro gatti in piazza in favore di telecamera, non denuncino l’evidente strumentalizzazione globalista dei suoi estremisti jihadisti a progetto per scopi che paiono servire più che altro i loro nemici storici ed il loro alleato in bisinissi l’Arabia Saudita, per non parlare dei doppiogiochisti turchi, da sempre con un piede nell’Islam e l’altro in Europa. Perché insomma queste istituzioni moderate, di pace e fratellanza, che dovrebbero rappresentare i buoni ed onesti tra i musulmani, non dicano: “Ci siamo accorti anche noi che è un grande inganno e vogliamo denunciarlo perché ci danneggia come danneggia voi”. Invece, zitti. Cari saraceni, non è che ci state credendo veramente a questa reconquista, per caso? Non crederete anche voi, spero, alla telenovela della Katz con il trailer della Tour Eiffel che crolla nel prossimo episodio? Pensate che facendo i piddini e campagna elettorale per loro, ciò possa servire alla causa del profeta? Ci costringete quindi proprio ad odiarvi, noi che volevamo solo amarvi? Perché sappiate che islamico + piddino raddoppia i punti e si completa prima la raccolta.
(Barbara Tampieri aka Lameduck, “Il tempo dell’inganno universale”, da “L’Orizzonte degli Eventi” del 22 novembre 2015).
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