BERLUSCONI:
IL MALIGNO AL POTERE - Accorata lettera al Cavaliere
Cavaliere
Berlusconi, il mondo sta andando a puttane per gente come lei, che ne è
l’archetipo; persone tristi, sole, frustrate e infelici che non hanno mai
assaporato la gioia profonda di un gesto di vera consapevolezza, di autentico
affetto e di una stretta di mano sincera e disinteressata. A me non interessano
le sue boutades, le menzogne, l’opera di mistificazione della realtà, le sue
leggi ad personam e tutto quel variegato baraccone di minchionerie che
quotidianamente la sua bocca vomita in maniera autonoma e automatica, senza che
un solo neurone del suo cervello intervenga per ristabilire, in parte, un
dignitoso buon senso e quel minimo di saggezza che la sua avanzata età
imporrebbe. No, io mi occupo di
disagio mentale; quella persistente sofferenza che attanaglia individui della
sua specie e che nel potere ad ogni costo e con ogni mezzo, intendono,
illusoriamente, stupidamente e inutilmente soffocare.
La sua
ostentata e mal celata sicurezza e quel ghigno di fasullo appagamento che, con
uno sforzo immane, cerca di fare trasparire dai tratti di un volto contraffatto
dal bisturi, sono gli espedienti e i tratti caratteriali di una menzogna che
lei continua a praticare come regola relazionale. Potrà mai essere felice, un
tale uomo, che investe le sue energie vitali sulla contraffazione della realtà
e la mistificazione della verità?
Forse
nell’antimateria ma dalle nostre parti certi trucchi e strattagemmi non sono ne
contemplati ne fattibili. Lei è il classico perdente, accerchiato e circondato
da cortigiani senza attributi della sua stessa risma, con i quali condivide un
reciproco disprezzo, diffidenza e la propensione al tradimento.
Due
matrimoni falliti alle spalle e relativi divorzi, suffragano ulteriormente le
mie considerazioni, gettano un’ombra nera sulla sua reale e sbandierata
virilità e sgombrano il campo dal ogni fantasticheria sull’autenticità del suo
credo, di matrice cattolica.
Un
Primo Ministro sistematicamente insultato, disprezzato, odiato dal popolo che
ha illuso di governare e messo in ridicolo dal mondo intero al pari di un
citrullo, non può essere felice, ne tanto meno libero. La gabbia dell’effimero
potere in cui lei si è rinchiuso in maniera del tutto volontaria, è il paradigma
dell’estrema solitudine della sua anima.
Quando
la terra, un giorno, reclamerà le sue sfibrate spoglie e il peso di tutta la
“roba” accumulata, premerà sul suo petto come una montagna di pietra allora e,
solo allora, e per un attimo di dolore straziante e infinito, comprenderà il
significato delle mie parole.
Io ho
sempre saputo chi Lei fosse e della sua natura maligna. Aspetto quel giorno per
brindare alla sua sconfitta umana.
Gianni
Tirelli
1 commenti:
- l'idea di psicanalizzare il nostro "infelice" premier in base al suo comportamento è senz'altro interessante e a molti è venuto sovente da chiedersi se era veramente felice un "tal uomo". tuttavia, se posso permettermi, da convinto anti-sistemaberlusconiano ritengo che l'autore dell'articolo sia afflitto esso stesso da un po' di quella "natura maligna" in cui identifica la matrice del comportamento del nostro "caso umano". Verso una persona malata occorrerebbe rivolgersi senza quel livore, risentimento e senso di rivalsa che traspare chiaramente. Anche se condivido quasi totalmente la diagnosi credo sarebbe stato più corretta e soprattutto utile una simile disamina, ma più fredda e distaccata perché il nostro "caso umano" è più un "effetto" che la causa dei problemi del nostro paese, al pari di una pustola infetta alla quale non si può attribuire l'origine dell'infezione che deriva invece dalla circolazione sanguigna, alias assenza di consapevolezza nazionale e/o di spirito di cittadinanza da cui è afflitta la stragrande maggioranza degli italiani.
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