martedì 20 settembre 2011

NON C’E’ PIU’ TRIPPA PER GATTI!!! Gianni Tirelli.




NON C’E’ PIU’ TRIPPA PER GATTI!!!

Se non “state attenti”, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono”

Era il 21 febbraio del 1965 quando, Malcom X, pronunciava con una naturalezza disarmante e un tono lapidario quell’avvertimento dai risvolti profetici. Oggi, a distanza di 46 anni, quell’intuizione si è rivelata realtà.
E come potevamo “stare attenti”, impegnati come eravamo, a mercificare la nostra dignità con il Sistema; principi e valori, barattati in cambio di un consumismo becero e forviante, di luride promesse di libertà, di benessere e occupazione – il sogno di un tempo libero mai liberato e per sempre tradito.
“E poi si sono presi i nostri campi e i prati erbosi, le messi e la collina, e gli orti, la mandria, il bosco e in fine la cascina! Così fuggimmo alla città vicina, e poi assoldati a schiavi all’ignoranza, moderna disciplina, che ci ha negato dignità e ogni speranza” J.T.

L’uomo che non possiede terra, e non dissoda, non semina e non raccoglie i suoi frutti benedetti, non può considerarsi tale, ma elemento improprio di un disegno imperturbabile e di un habitat in cui non si riconosce. Questa inedita specie d’uomo, è come un’ape senza fiori, un pesce senza mare, un albero senza radici, un uccello senza cielo, una religione senza Dio, un cuore senza passione e una vela senza vento.
Non siamo che gli ingranaggi consunti e arrugginiti, di un meccanismo perverso e pervertito, i cui costi, relativi alla sua manutenzione e, alla bonifica, di tutte le scorie tossiche prodotte e disperse sul territorio, superano di gran lunga i benefici apportati alla comunità (nel senso di qualità della vita e di felicità), e gli stessi guadagni.
La capacità di sognare, di amare, di credere e di sperare, sono tutte il prodotto di quel rapporto simbiotico (scambio mutualistico) che, da sempre, l’essere umano ha avuto e coltivato con la Terra, Madre indiscussa del nostro destino. Una Terra oggi, straziata, vilipesa, violentata e stuprata, da un orda, di diavoli dai bianchi colletti e cravatte chiassose, che hanno mercificato con Satana, il sangue e il futuro dei nostri figli a fronte di vizio e di perversione.

Quelli che, oggi, definiamo, “disturbi del sistema nervoso”, in sintesi, non sono, che gli effetti, indotti dal drammatico scollamento che, la “modernità”, ha prodotto fra l’uomo e la natura e quindi, fra le varie e infinite entità spirituali.
Il futuro dell’umanità, è stato divorato dalla voracità di un presente ipertrofico che, come un buco nero, travolge nel suo vortice le nostre esistenze. Proprio in ragione di queste mie considerazioni, posso affermare, con la certezza e il disincanto di chi ancora sa interpretare i segnali del cielo, ascoltare il tormento straziante degli spiriti della terra e le loro promesse di vendetta, che la fine di questo mondo, come tale, è oramai prossima.     

Una buona parte del vecchio mondo ha resistito fino a 50 anni fa, dopo millenni in cui l'uomo (quello veramente sapiens) traeva ogni suo sostentamento, vera gioia e vero dolore dalla Madre Suprema; la TERRA. Le nostre paure più perverse, attacchi di panico, depressione, le infinite forme nevrotiche ed altro ancora, non sono che il risultato di questo scollamento fra uomo e natura. Le tradizioni, il rito magico, l'iniziazione, il folclore, il timore dell'inconoscibile, erano le fondamenta etiche di un vivere consapevole. Oggi siamo sommersi dal Nulla e avvolti in un dolore pungente dal quale non ci possiamo liberare. Non servono farmaci, droghe e isterica allegria, per lenire il nostro dolore esistenziale. E’ tempo di pacificazione con la natura; abbandonare le città per affondare le nostre mani nella terra - zappare, seminare, raccogliere e, in fine, sperare. Questa, é la sola e vera conoscenza e medicamento e cura, per tutti i nostri mali: ritrovare la nostra vera essenza, le emozioni, le atmosfere, la magia, il silenzio e la Fede, senza la quale, nulla ha un senso.
 
In passato, il culto religioso, in tutte le sue molteplici e diverse forme, si esprimeva come liturgia di ringraziamento, al fine di ingraziarsi la benevolenza del Cielo perché non si interrompesse quello stato di grazia e quindi, di felicità che, la natura, dispensava agli uomini, con magnanimità e in abbondanza. Per tanto, il presupposto della fede, non si traduce in una richiesta a credito di mera intercessione ad personam  ne, tanto meno, come panacea di quel tormento indotto dalla paura di un castigo senza sconti, ma un atto dovuto, di sincera riconoscenza, verso colui o coloro (dio, dei o divinità) che, senza chiedere nulla in cambio (se non la fede), donavano incondizionatamente. Per tanto, la Natura, in tutte le sue manifestazioni, era sinonimo del divino e, in quanto tale, aspirava alla fede.
   
L’ateismo dilagante nelle società occidentali consumiste e relativiste (e che le rappresenta in quanto, tali), è la logica risultante di un disagio fisico, psichico ed esistenziale di massa, frustrante, paranoide e vendicativo, che si dissocia da ogni concetto di bene comune e di solidarietà. Un atteggiamento totalmente riverso su uno sterile opportunismo individuale e chiusura verso l’esterno.
Per tanto, la felicità, oltre ad essere sinonimo e presupposto di fede e di speranza, induce gli animi alla benevolenza e i cuori alla passione, mitigando così, le loro pene passeggere e collocando il dolore e la morte nella sfera di quelle ineludibili necessità strutturali che, come la gioia e la salute, esaltano e corroborano il mistero della vita.  Consapevolezza, autostima e sentimento di pacificazione, poi, sono strettamente correlate a quella condizione ideale che, solo la felicità, può produrre. 

E i riti propiziatori arcaici (in alcuni casi con il sacrificio di animali e, più rari, di vite umane), avevano l’intento e lo scopo di farsi mediatori per intercedere a grazie, favori e perdono.
In quest’epoca moderna caratterizzata da un’idolatria di quart’ordine, dove si mitizzano star della musica, calciatori, piloti, attori, politici nani, zoccole e imprenditori inquinatori, il concetto di “divino”  è stato per sempre cancellato da ogni azione umana, sentimento ed emozione. Una portata di fuoco diseducatrice e mistificatrice, che il Sistema Bestia ha messo in atto, per mercificare (senza più alcun ostacolo di natura etica e morale), la sua effimera e immonda mercanzia.

Il mondo contadino del passato, che rappresentava un buon 99% della popolazione, era caratterizzato dall’autonomia e dall’autosufficienza e, ogni singolo o gruppo, definiva e determinava una sua “ragion d’essere”, sulla soddisfazione dei bisogni primari ed essenziali, relativi e dipendenti al territorio; alla sua capacità di produrre beni e privilegi (acqua, fertilità, energia) e sulla spinta propulsiva di consolidate tradizioni e ataviche credenze. Diversamente da oggi e, in antitesi con le ingenue teorie illuministe, ogni ragione si era compiuta ormai da tempo e, nell’individualismo prolifico veniva sancito il sacro valore della diversità.

Gli uomini di quest’epoca insensata, inariditi nell’animo e nello spirito e, ammaliati dalle lusinghe di sirene indolenti, si sono prostrati, al pari di idolatri, al cospetto di un Sistema Bestia, che sotto le sembianze del buon samaritano cela, ad arte, la sua natura mefistofelica. Oggi la scienza arida e opportunista, ha fatto scempio di ogni valore e principio, mercificandoli in cambio di illusione e vane promesse e relegando l’umanità, nel crepuscolo di un limbo gelatinoso, svuotando gli uomini da ogni loro oggettiva e arbitraria responsabilità e prospettiva.
La forza di volontà che, in passato, aveva la funzione, lo scopo e la potenza di produrre diversità e merito, è venuta meno, per trasfigurare in omologazione e supina accettazione; cause, a loro volta, di in un martirio incompreso e smarrimento, risultato estremo di un autolesionismo indotto.
Si, abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, e di nuovo, la metafora profetica ritorna, come uno spettro, ad oscurare l’orizzonte del nostro futuro.

Oggi non c’è più trippa per gatti! Il lavoro non paga e, quel che è peggio, ci abbruttisce e ci incattivisce, rendendoci refrattari ai bisogni degli altri e, sempre più vulnerabili, al dolore e alla malattia.
Meglio restare chiusi in casa, fermi, immobili, nella trepidante attesa della grande implosione del Sistema. Così, non c’è più niente da comprare, da consumare, niente su cui investire, niente da dire, a cui credere e in cui sperare. Quale politica, quali manovre, quali beni di rifugio!!  Sviluppo, crescita, ricerca, sono le parole vuote di un ritornello dissonante e fastidioso che, gli stessi autori non hanno più il coraggio di intonare.  

Oggi il Sistema è saturo; bloccato. Ogni tentativo di rianimarlo, immettendo sul mercato nuovi beni e prodotti, non fa che peggiorare il suo stato. Sarebbe come se un medico, per curare una pericolosa indigestione, costringesse il suo paziente ad una solenne abbuffata.
Il Sistema, come il paziente indigesto, in preda a crampi, conati e nausee, sarà più propenso a vomitare, per liberarsi dalla schiavitù di un disagio non più sopportabile, e dal rischio di collassare.
L’indigestione, in questo caso, è simbolica di un consumismo selvaggio e senza regole che ha congestionato ogni settore della nostra società. Nel bisogno di espellere per liberarsi, possiamo individuare l’ineludibile necessità di fare ritorno ad un passato, regolato dall’impianto etico originario; dalla consapevolezza, dalla conoscenza e dalla ragionevolezza.

Perché le cose cambino per il meglio, l’umanità deve risalire velocemente la china di questo baratro e, finalmente “con i piedi per terra”, recuperare i valori etici, i principi e i parametri imperituri che, da sempre, hanno contraddistinto l’essere umano. Questo, oggi, è il vero significato etimologico del concetto di crescita.
“Lo squilibrio di vivere è il prezzo di chi ha perso la consapevolezza di se e del mondo”.

A parte quella che, impropriamente, persistono nel definire, una “Crisi” (in verità è la fine di un’epoca – di un processo necrofilo al termine della sua degenerazione), un ulteriore, impoverimento delle famiglie è dovuto al consumo sistematico e quotidiano di beni effimeri e voluttuari, inutili e dannosi, da parte di ogni singolo soggetto appartenente al nucleo famigliare, in ragione di un numero infinito di dipendenze psicologiche e debolezze che, sommato al resto delle spese (uscite), intervengono per un buon 50%. Sia che si tratti di sigarette, ricariche telefoniche, creme rassodanti, rigeneranti, ristrutturanti, diete, beveroni miracolosi (Actimel, Danacol, Somatoline Cosmetic), detergenti, abbronzanti, dolcini, dolcetti, cappuccini e cornetti, gratta e perdi e slot machine, o di sanzioni amministrative, eco pass, gratta sosta e tutto quel baraccone giochini cretini per bambini deficienti, che madri e padri acquistano ad ogni capriccio del piccolo figlio cazzone. Una montagna di futuri rifiuti da discarica che vanno ad ingrassare gli stomaci senza fondo di questa oscura borghesia industriale, ignorante, gretta e cialtrona.
Il Sistema, del resto, campa proprio in virtù di tali aberranti comportamenti, e su una conclamata stupidità della gente che, nel tempo, è trasfigurata in una particolare forma di schiavitù dai bisogni virtuali, del tutto inefficaci e sicuramente devastanti per la salute.

Una terza causa dell’impoverimento della società, è dovuto alla perdita di quella conoscenza di base che, un tempo, era sinonimo di autonomia e di autosufficienza dove, l’individuo, era unico e solo artefice e responsabile della propria condizione. Nella moderna società delle illusioni, diversamente, l’uomo si è ridotto ad una specie di larva molle e viscida che, per ogni incombenza (anche la più stupida), deve ricorrere a terzi (gli specializzati), che lo spenneranno per dovere!

Quale stupido, dunque, può ancora credere che sarà la fame di pane a ricompattare le masse occidentali consumiste e accendere rivolte e sommosse contro il Sistema Bestia che, giorno dopo giorno, a vampirizzato le nostre vite e oscurato il futuro dei nostri figli? Non è forse più plausibile e, drammaticamente reale, pensare (visto il livello di omologazione e di dipendenza), che l’inevitabile e imminente ribellione sociale del mondo occidentale, sarà scandita al grido di “prendeteci tutto, ma non il cellulare - ridateci le fabbriche, ma non fateci zappare”
Lo scollamento radicale dell’uomo dalla terra, è la sola e vera causa della tragedia umana, morale e di civiltà che, presto, esploderà in tutta la sua potenza con tutte le conseguenze del caso.

Non so se esista un collegamento o un parallelo fra la mia previsione catastrofica e la profezia dei maya, ma è singolare e straordinario che si determino e coincidano nello stesso spazio temporale e con una precisione che è, a dir poco, disarmante. Ma non solo! I maya parlano di una fine del mondo, provocata dalla mano dell’uomo.

Per tutto questo (con il senno di poi) avremmo dovuto investire in beni duraturi, essenziali e non soggetti a contraffazione, immuni da ogni possibile interferenza industriale che ne potesse contaminare la loro natura.
Questi sacri doni che, fin dall’alba dei tempi, hanno determinato la condizione umana e le sue imprescindibili e originarie ragioni, si attestano negli elementi di, Terra, Acqua, Aria e Fuoco, in virtù di un quinto, fondante, creatore e generatore di ogni cosa che, nella Fede, esprime tutta la sua potenza e natura trascendente: Dio. 
Gianni Tirelli




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