Ha provato a scampare alla cattura vestito da tuareg, con la barba lunga, spacciandosi per "un pastore di cammelli" e sostenendo di "chiamarsi Abdul".
Ma poi, quando la brigata del Cnt dopo una soffiata sulla presenza di un "personaggio importante", lo ha identificato si è mostrato "sicuro: ci ha sorpreso per la sua calma ed il suo coraggio", riferisce uno dei ribelli del Cnt che ha partecipato all'arresto di Saif Al-Islam, il secondogenito di Muammar Gheddafi, suo 'delfino'.
"'Sparatemi alla testa o portatemi a Zenten'', ha chiesto Saif - racconta Ahmed Amer della brigata che lo ha catturato - che forse temeva più il linciaggio. Anche quando è atterrato a Zenten da Obari, città nei pressi della quale è stato catturato, il figlio del Colonnello ha chiesto di rimanere nel veivolo: "se esco da qui mi scaricano addosso i fucili" avrebbe riferito a chi gli era vicino mentre la folla inneggiava fuori alla sua cattura, sparando in aria colpi di 'festeggiamento'.
Saif ed i cinque "compagni che erano con lui avevano solo armi leggere, dei kalashnikov, dei fucili automatici e qualche granata. Non hanno avuto il tempo per resistere", ha aggiunto Amer ricostruendo il momento dell'arresto: "avevamo avuto una soffiata della presenza di un personaggio importante, ma non sapevamo di chi si trattasse", ha raccontato spiegando che la sua brigata si è quindi appostata nel deserto. "Abbiamo visto arrivare due auto. A quel punto abbiamo sparato dei colpi in aria per avvertimento e le auto si sono fermate. Da una è sceso Saif. "Ha provato a non farsi riconoscere", vestito da Tuareg con il volto sporco, dicendo "che era un pastore di cammelli" ma abbiamo capito chi "ci trovavamo di fronte".
A quel punto "ci ha chiesto di sparargli alla testa o di portarlo a Zenten", ha ribadito Amer spiegando che dopo la cattura "la nostra missione è terminata. E' finita con il trasferimento e la detenzione a Zenten. Ora dovrà decidere il nuovo governo cosa fare". Durante il volo verso Zenten - riferiscono altre fonti - "ha guardato per la maggior parte del tempo fuori dal finestrino" e appena atterrato, quando l'aereo è stato circondato, ha detto: "io resto qui. Se vado fuori mi scaricheranno addosso i fucili: lo sapevo, sapevo che ci sarebbe stata una gran folla", ha detto mostrandosi preoccupato anche per la vita dei "suoi uomini". Ma anche per il fumo passivo: ad un certo punto sembrava infatti essere combattuto tra il timore di affrontare la folla e l'aria di sigarette all'interno dell'aereo. E a chi gli fumava vicino avrebbe detto "qui si soffoca".
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