martedì 30 aprile 2013

RAZZISMO: UN PROLUNGAMENTO DELL’INFELICITA’


RAZZISMO: UN PROLUNGAMENTO DELL’INFELICITA’

Il razzismo è l’espressione di una profonda infelicità di base repressa, camuffata da arroganza, protervia e supponenza. Individui che sulla demonizzazione del diverso hanno improntato la loro esistenza fomentando l’odio e il dispresso. 
Oscuri figuri avulsi da ogni significativo impulso di carità cristiana e di comprensione delle circostanze - schiavi del proprio ego e vittime di mostruosi complessi di inferiorità e perennemente riversi alla soddisfazione di debolezze, dipendenze psicologiche e irrefrenabili perversioni. Insomma, DEI VERI SFIGATI!!
L’odio razziale è la risultante di una particolare/speciale forma di invidia infantile (retaggio adolescenziale e immaturità), nei confronti di individui diversi da noi, per dignità, forza, capacità di adattamento e coraggio; quel rifiuto arbitrario, derivante dall’incapacità di accettare ciò che non comprendiamo e che reputiamo in totale antitesi con le nostre abitudini; l’ignoranza che si fa ideologia. Un branco di cialtroni, impotenti e cornuti che sulla demonizzazione del diverso hanno improntato le loro bieche campagne politiche/elettorali, e di simpatizzanti che fomentano l’odio inneggiando all’eugenetica nazista.
Questo soggetto non è semplicemente un ignorante, ma un minorato mentale, causa di una frustrazione cronica paralizzante, che lo porta ad avere una visione della realtà massimalista, dove esiste un capo al quale obbedire indiscriminatamente al quale delegare ogni responsabilità personale e scelta. In questo modo si sente vivo, realizzato e apparentemente in pace, a tal punto da sentirsi in diritto di reguardire chiunque dissenta e violi le regole prestabilite, di accusarlo e condannarlo per tradimento.
Aggiungerei che il razzista teme il nero che è in lui stesso, così come chi odia i gays teme il gay che è in lui. La figura esterna è soltanto lo specchio del mostro interiore che ci contraddistingue.
Gianni Tirelli

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